Intervento in Campidoglio di Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa
della Santa Sede
Intervento di Padre Federico Lombardi al Convegno in Campidoglio “Africa: Quale partnership
per la riconciliazione, la giustizia e la pace?” alla presenza dei Padri Sinodali
Quale
partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace ?
Mentre eravamo
in cammino verso questo Sinodo, mesi fa, alla Radio Vaticana, insieme agli amici con
cui da tempo si sviluppa un discorso di approfondimento sulla cultura africana e su
come agire qui – da Roma – in amicizia solidale con l’Africa, ci siamo interrogati
su come cogliere questa occasione eccezionale della presenza del Sinodo presso di
noi, la occasione di un Sinodo per l’Africa dedicato espressamente alla riconciliazione,
alla giustizia, alla pace, cioè diretto al cuore delle nostre preoccupazioni per l’Africa.
Perché
questo è il problema che noi ci poniamo qui, insieme agli africani che si trovano
a Roma, come offrire qui una sponda per il cammino e lo sviluppo dell’Africa,
per la sua responsabilità e la sua speranza.
Roma è in certo senso il mondo
intero, è specchio del mondo e microcosmo, lo è da sempre, prima lo era stata come
capitale di un antico impero, poi come centro spirituale della Chiesa cattolica. Roma
conserva quindi – come è già stato detto da chi è intervenuto prima di me – anche
oggi come città una vocazione aperta all’incontro dei popoli, e quindi anche all’interesse
e alla solidarietà verso e con tutti i popoli e tutti i continenti.
Ma non
si può negare che, collocata sulla sponda del Mediterraneo, guarda naturalmente verso
l’Africa, il continente più vicino e con cui da sempre vi è scambio non solo di merci,
ma anche di presenza di persone, di cultura e intelligenza.
Molti africani
sono a Roma per motivi diversi. Certamente per lavoro in varie forme, ma anche per
formazione, per studio, per impegno religioso, sociale, culturale. La forte presenza
di istituzioni della Chiesa cattolica nella città è un motivo importante per favorire
– rispetto a molte altre situazioni e città – l’intensità e la qualità di questa presenza.
Non pochi africani hanno ruoli significativi nella vita della Roma civile come di
quella ecclesiale, nella amministrazione, nel lavoro e anche nella imprenditoria,
nel giornalismo, nella comunicazione sociale, nella attività letteraria e artistica
- come posso personalmente testimoniare.
Roma è quindi naturalmente un luogo
in cui gli africani, inseriti in un ambiente più vasto – europeo, ma di vocazione
universale – possono e devono preoccuparsi di contribuire al cammino delle loro patrie
verso il futuro. Del resto è proprio per questo che molti di loro sono venuti qui,
non per fuggire, ma per crescere umanamente e spiritualmente, e poter servire meglio
la società e la Chiesa da cui provengono.
Ma non da soli. La recente enciclica
di Benedetto XVI, Caritas in veritate, insiste molte volte sul fatto che lo sviluppo
dei popoli è il nostro interesse, il nostro destino comune, a cui dedicarci con passione
solidale. Il fatto che il Comune di Roma abbia prontamente accolto la proposta
di farsi promotore con noi di questa riflessione è un elemento di fiducia, di speranza.
Se il Sinodo è un fatto specificamente ecclesiale, sappiamo che i suoi orizzonti
e i suoi scopi vanno ben aldilà dei limiti visibili della Chiesa. Interessano tutta
la società e tutto il Continente.
Così, il movimento di partnership con l’Africa
e per l’Africa che vogliamo promuovere non è qualcosa di strettamente limitato alle
forze ecclesiali, anche se alcune di queste assumono un ruolo animatore. Non può che
essere coinvolgente – almeno nelle intenzioni – di tutta la comunità civile, perché
nella sua stessa natura e nelle sue modalità deve portare i tratti che costruiscono
riconciliazione, giustizia e pace. Non è quindi accettabile alcuna divisione o
meschina concorrenza fra i suoi attori, ma deve essere un movimento leale e aperto,
movimento di solidarietà, alieno da ogni discriminazione, attento in particolare a
chi ha più bisogno, è più povero e debole.
Quale partnership vogliamo ? Noi
oggi abbiamo voluto approfittare della presenza a Roma di tanti autorevoli africani
per sentirci dire da loro come vedono – dal loro punto di vista, in particolare dall’Africa
– questa partnership. Una partnership che vada aldilà delle forme classiche –
fortunatamente già assai diffuse – del sostegno economico solidale e del volontariato
internazionale. La Comunità di Sant’Egidio che promuove con noi quest’incontro
– e le siamo grati – ha dimostrato di saper sviluppare forme più ambiziose e lungimiranti
di intervento, di dialogo e progettazione sociale e politica. Alla Radio Vaticana
lavoriamo piuttosto su un altro versante importantissimo, quello della informazione
e della comunicazione, sia verso l’Africa, sia sull’Africa verso il resto del mondo,
e lo facciamo dando un ruolo sempre più da protagonista al nostro personale africano.
Cerchiamo una partnership che sia appunto partnership, sul piano del rispetto
e della parità, e non vada dall’alto in basso. Come svilupparla ? In quali nuove forme
? In quali sedi ? Con quali nuove collaborazioni ? Con quali nuovi atteggiamenti
e obiettivi ?