2009-10-20 16:46:29

Afghanistan: il ballottaggio Karzai-Abdullah si terrà il prossimo 7 novembre


In Afghanistan è stato fissato per il 7 novembre il ballottaggio tra il presidente Karzai e l'ex ministro degli Esteri, Abdullah. Un secondo turno, dopo le elezioni del 20 agosto scorso, resosi necessario viste le numerose schede invalidate "per brogli" in ben 210 seggi. Karzai, che ha ottenuto il 49, 67%, ha salutato la consultazione come "un passo avanti per la democrazia nel Paese". Precedentemente all'annuncio era circolata l'ipotesi di un governo di unità nazionale. Quali ricadute ci possiamo attendere ora sul già difficile processo di normalizzazione del Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Emanuele Giordana, direttore dell’associazione “Lettera22”:RealAudioMP3

R. – Possiamo dire che la buona notizia è l’accettazione da parte di Karzai, cosa che non era così scontata, come non era scontato il fatto che la Commissione per i reclami, cioè quella che ha avuto il compito di vedere in profondità il processo elettorale, avrebbe deciso di tornare a votare e di fare il ballottaggio. Queste elezioni si sono svolte in una maniera molto opaca. Ci sono state notizie di brogli da parte degli osservatori, delle persone che hanno fatto i conteggi, delle Nazioni Unite e addirittura della stampa. Di conseguenza questo significava avere un governo non legittimo. In questa situazione particolare diventa fondamentale, soprattutto per gli americani, avere un governo legittimo.
 
D. – C’è chi parla, però, di una decisione abbastanza rischiosa, soprattutto per quanto riguarda il fronte dei talebani che si trovano adesso fortificati?
 
R. – Certo, nessuno avrebbe voluto rifare le elezioni! Noi abbiamo visto come si sono svolte: sono andati a votare quattro afghani su dieci e, a parte la vicenda dei brogli, questo racconta di una situazione difficilissima sul campo. Quindi, è stata la realtà ad inchiodare un po’ tutti a questa decisione, nel senso che lo scontro è diventato molto forte, addirittura all’interno della missione Onu a Kabul, dove il numero due della missione si è detto chiaramente favorevole al riconteggio dei voti e a rifare nuove elezioni scontrandosi con il suo responsabile.
 
D. – Il Paese vive, come purtroppo tutti sanno, un momento di grande instabilità. Quali reazioni possiamo attendere a questo punto dalla società civile?
 
R. – Da una parte, penso che gli afghani saranno contenti di tornare a votare: questo significa che il processo democratico in Afghanistan ha qualche elemento di credibilità. Naturalmente, non si aspettano dalle elezioni una svolta sicura. La svolta dovrebbe arrivare da un nuovo impegno, soprattutto un impegno civile con un’attenzione ai settori più deboli di una società che ha lasciato indietro le persone maggiormente in difficoltà, che ha puntato innanzitutto sull’aspetto militare dimenticandosi dei bisogni primari.
 
D. – Si può parlare, a questo punto, della necessità di avere un governo di unità nazionale?
 
R. – Naturalmente, Karzai deve fare i conti con il suo rivale. Io mi permetto di segnalare il terzo candidato, Ramazan Bashardost, una persona di cui si è parlato molto poco, l’unico che ha fatto una campagna elettorale senza soldi e senza grandi appoggi e che è riuscito, pur essendo un azara, a raccogliere una sorta di voto trasversale e non etnico: un voto afghano, nazionale.







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