Intervista con Mons. Nikola Eterović, Segretario Generale del Sinodo per l'Africa
Tra i tanti temi emersi finora al Sinodo per l'Africa, anche quello delle preziose
risorse del continente, che vengono sfruttate dalle multinazionali e i cui benefici
arrivano difficilmente alle popolazioni locali. Ma cosa fare per ridare speranza agli
africani? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Nikola Eterović, segretario generale
del Sinodo dei Vescovi:
R. – In primo
luogo occorre rilanciare il cammino della buona notizia che ha avuto una fase molto
importante nel primo Sinodo africano, 15 anni fa. Dunque si riprende questo cammino
con rinnovato vigore tenendo conto delle attuali situazioni religiose, culturali,
sociali e politiche. Si potrebbe parlare di una nuova evangelizzazione del continente
africano nei contesti attuali anche prendendo in considerazione le sfide della globalizzazione
mondiale. Nel Sinodo è stata molto sottolineata l’importanza di portare avanti l’idea
di Chiesa come famiglia di Dio puntando sempre più agli ideali alti, cioè alla santità.
Una Chiesa famiglia di Dio che è aperta a tutti, soprattutto in un momento in cui
l’istituzione familiare è un po’ messa in crisi da varie ideologie e movimenti non
solo nel mondo intero ma anche in Africa. Poi ovviamente la Chiesa, la promozione
umana dunque, ed è stato sottolineato ancora di più che bisogna lenire le ferite dovute
alla povertà, alle malattie, alle violenze e alle guerre, lottando anche contro le
nuove forme di colonialismo e di schiavitù. Le principali vittime di queste schiavitù
sono i bambini e le donne.
D. – Lei, questa mattina, ha partecipato al Convegno
in Campidoglio sulla giustizia e la pace in Africa. Lei che risposta offre?
R.
- Ci sono iniziative nuove e concrete: l’Africa non può essere lasciata sola e ne
va del bene anche dell’Europa e del mondo. Occorre potenziare la buona volontà che
esiste e puntare molto sull’educazione. E’ stato molto sottolineato l’aspetto dell’importanza
delle scuole cattoliche in vari Paesi dell’Africa che sono in grado di educare una
nuova generazione anche a livello politico e sociale, giovani che si impegneranno
anche in politica come una missione per promuovere il bene comune. Altro campo molto
importante è quello della sanità, la lotta contro l’Aids e contro altre pandemie,
la tubercolosi e la malaria, per cui ogni anno muoiono migliaia di persone. Poi ci
sono anche progetti concreti di solidarietà, di promozione umana. Possiamo pensare
quello che la Chiesa già da anni fa con la Fondazione per il Sahel ma anche piccoli
progetti per sviluppare anche l’ambiente rurale dell’Africa. La Chiesa facendo tutto
questo non dimentica che la sua priorità è l’evangelizzazione: annunciare la buona
notizia di Gesù Cristo morto e risorto, presente anche in Africa, l’unico in grado
di cambiare il cuore di tutti e di fare il numero più grande possibile di agenti attivi
della riconciliazione della giustizia e della pace.
D. – Il Sinodo guarda anche
al ruolo dei laici in Africa...
R. – Molto. Possiamo anche dire che si è molto
occupato della posizione della donna, che spesso in varie situazioni è vittima. Le
stesse donne presenti, sia laiche che religiose, hanno sottolineato questo aspetto
che è stato accolto dai pastori. Io credo che anche da questo Sinodo i laici avranno
più coscienza del loro ruolo insostituibile, soprattutto dove il clero non può arrivare,
ma di importanza capitale è la donna in Africa e dunque la Chiesa punta molto sulle
donne. Abbiamo già varie istituzioni di donne cattoliche che fanno un’opera eccellente
e dal Sinodo trarranno ulteriore appoggio e coraggio per continuare la loro opera
nella Chiesa e nella società, perché spesso si è detto che la donna ha anche una capacità
speciale di essere agente di riconciliazione magari lì dove gli uomini falliscono.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)