Convegno internazionale in Campidoglio sulla pace e la giustizia in Africa
“Africa: quale partnership per la riconciliazione, la giustizia e la pace?”: con questo
titolo si è svolto stamani, presso il Campidoglio, un Convegno internazionale organizzato
dal Comune di Roma, in collaborazione con la Segreteria del Sinodo dei Vescovi, la
Radio Vaticana e la Comunità di Sant’Egidio. L’evento ha avuto luogo in concomitanza
della Seconda Assemblea Sinodale per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della
riconciliazione, la giustizia e la pace. Tra i partecipanti al Convegno, anche alcuni
Padri Sinodali. Il servizio di Isabella Piro:
L’Africa
e Roma, ovvero l’Africa e il mondo intero, che la capitale italiana, in un certo senso,
rappresenta: è partito da questa premessa il Convegno, per ribadire che tra i due
luoghi geografici c’è un legame forte, operoso, che si riversa poi su tutto il globo.
Fondamentale, però, la promozione di uno sviluppo che non sia solo quello del mercato
e del profitto, ma che guardi all’integrità dell’essere umano e permetta al continente
africano di concretizzare le proprie potenzialità, rompendo il monopolio delle multinazionali.
Gianni Alemanno, Sindaco di Roma:
"Non c’è nessun
progetto di sviluppo, nessuna impostazione di carattere tecnico che potrà avere successo
se non sarà fondata su una base di valori e sul riconoscimento del valore universale
della persona umana".
Le analisi sociologiche non bastano, ha aggiunto
mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo
dei Vescovi, per risolvere i problemi dell’Africa bisogna essere illuminati dal Vangelo.
Quindi, il presule ha ribadito alcune sfide dell’attuale Sinodo per l’Africa: "Intraprendere
l’opera di evangelizzazione, anzi di una nuova evangelizzazione che tenga conto dei
rapidi mutamenti sociali di questa nostra epoca e del fenomeno della globalizzazione
mondiale. Lenire le ferite dovute alla povertà, alle malattie, alle violenze e alle
guerre, alle nuove forme di colonialismo e di schiavitù, le cui principali vittime
sono le persone più fragili i giovani e le donne". Una partnership del
rispetto e della parità, non dall’alto in basso: ecco quello che cerchiamo, ha ribadito
padre Federico Lombardi, direttore generale della nostra emittente.
Una partnership che coinvolga tutti, leale ed aperta, aliena da discriminazioni, divisioni
o meschine concorrenze fra i suoi attori:
"Il movimento di partnership
con l’Africa e per l’Africa che vogliamo promuovere non è qualche cosa di strettamente
limitato alle forze ecclesiali, anche se alcune di queste assumono un ruolo animatore.
Questo movimento di partnership non può che essere coinvolgente - almeno nelle intenzioni
- di tutta la comunità civile, perché nella sua natura e nelle sue modalità deve portare
i tratti che costruiscono riconciliazione, giustizia e pace, quindi ideali, modi di
essere che sono universali, che sono di tutti e per tutti". L’Africa
è il banco di prova della coscienza internazionale, ha aggiunto il prof.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ed è ora che
il continente veda un nuovo inizio, facendo leva sulla sua ricchezza più grande, ovvero
la sua gente. Poi, Riccardi si è soffermato sul problema dell’immigrazione:
"L’immigrazione
va capita in un senso più largo, al di là del dibattito politico quotidiano. L’immigrazione
non si ferma alle frontiere, l’immigrazione si ferma in Africa con lo sviluppo, con
la cooperazione, dando opportunità agli africani che vogliono costruire un Paese,
un futuro, un Continente migliore". Sul concetto di “EurAfrica”
si è invece concentrato mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo
di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il quale ha ribadito l’importanza
che gli africani non abbandonino il proprio continente:
"Vogliano che
l’Africa sia in Africa, cioè mettiamo insieme le nostre intelligenze, le intelligenze
del Nord e del Sud e arriveremo a creare un mondo più felice, in cui non è più la
legge della forza, ma soprattutto la legge del diritto. Vogliamo tutti che l’EurAfrica
sia una realtà grazie a questo partenariato delle 'materie grigie' e non delle materie
prime".
La necessità di una “good governance” è stata, invece, al
centro dell’intervento di mons. José Camnate Na Bissign, vescovo
di Bissau, in Guinea Bissau: "Se il malgoverno, se la crisi
dei valori sono le cause principali dei conflitti attuali in Africa, la buona governance,
l’educazione ai valori devono diventare la chiave per la pacificazione dei rapporti
sociali". La riconciliazione deve svilupparsi su tre livelli,
ha continuato il presule: nella società civile, perché prenda coscienza dei fattori
endogeni dei conflitti; nel partneriato con i poteri pubblici che tengano conto del
bene comune, e nell’alleanza con istituzioni che difendono i diritti umani. Infine,
la toccante testimonianza del cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban,
il quale ha ricordato il lungo e doloroso percorso del Sudafrica, Paese passato dal
colonialismo alla democrazia, raggiunta nel 1994 con le prime elezioni libere. Un
lungo cammino segnato anche dall’apartheid, che il porporato ha definito come “il
male, ingiustificabile in alcun modo”, ricordando poi il costante impegno della Chiesa
per la sua abolizione.