Aperto a Memphis il Simposio per l'ecumenismo e l'ambiente patrocinato da Bartolomeo
I
Con una tappa a Memphis, in Tennessee, dedicata anche alla storia dei dritti civili
americani, si è aperto ieri negli Stati Uniti l’ottavo Simposio di Religione, Scienza
e Ambiente, sotto l’alto patronato del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo
I. L’appuntamento, dedicato alla salvaguardia ambientale e con occasioni di incontro
interreligioso, si intitola Restoring Balance: The Great Mississippi River
(Ripristinare l’equilibrio: il Grande Fiume Mississippi). Mercoledì a New Orleans
al via i lavori scientifici, inaugurati dal Patriarca Bartolomeo. Da Memphis, il servizio
della nostra inviata al Simposio, Giada Aquilino:
“Un libro
meraviglioso, con una storia da raccontare ogni giorno”. Era il 1883 e così Marc Twain
descriveva, in "Vita sul Mississippi", il grande fiume, the Big River. Allora come
oggi, nonostante i profondi cambiamenti della società, il Mississippi rimane la spina
dorsale degli Stati Uniti d’America. Sulle sue sponde quest’anno l’organizzazione
"Religione Scienza e Ambiente" ha scelto di fare il punto sulla salvaguardia
del Creato. A Memphis, 50 fra studiosi, esperti, giornalisti e rappresentanti religiosi
si sono dati appuntamento per visitare l’isola di Mud, emersa dalle acque del fiume
nel 1913, ed il Museo dedicato proprio al Mississippi. In programma anche una sessione
di studi al Museo nazionale dei diritti civili, sorto nel luogo dove il 4 aprile del
1968 il Premio Nobel per la Pace Martin Luther King venne assassinato, e una visita
al Museo del cotone, che racchiude in sé dolorose e insieme indimenticabili pagine
di storia degli afroamericani. A precedere tutti gli appuntamenti, una celebrazione
nella locale chiesa ortodossa dell’Annunciazione. Il tradizionale convegno propriamente
scientifico - dopo le edizioni svoltesi, a partire dal ’95, su Mar Egeo, Mar
Nero, Danubio, Adriatico, Mar Baltico, Rio delle Amazzoni e Groenlandia - si aprirà
mercoledì a New Orleans, dove i delegati che parteciperanno ai lavori, 150 in tutto,
saranno accolti dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, assieme al
cardinale Theodore Mc Carrick, arcivescovo emerito di Washington che già nel 2007
partecipò al Simposio in Groenlandia come inviato del Papa, e al nuovo arcivescovo
metropolita di New Orleans, mons. Gregory Michael Aymond. Al Simposio Religione
Scienza e Ambiente attenzione puntata anche sugli uragani, in particolare su Katrina,
che nell’estate del 2005 devastò New Orleans e la Louisiana meridionale, provocando
oltre 1500 morti. Ma perché fu così distruttivo per quella parte degli Stati Uniti
a ridosso del Golfo del Messico? Risponde il prof. Antonio Gaspari, direttore
del Master in Scienze ambientali dell’Università europea di Roma, intervistato da
Giada Aquilino:
R. – Gli
uragani in quella parte degli Stati Uniti sono frequenti. Il problema che ha trasformato
un evento naturale in un disastro ed ha ucciso tante persone è dovuto al fatto che
le dighe che sostenevano il lago sopra New Orleans hanno ceduto, perché non erano
state rinnovate e rinforzate come era stato programmato negli anni Settanta. Gli uragani
e i tifoni sono un fenomeno molto complesso; in certe zone del pianeta sono frequenti.
Quello che è possibile fare è prevederne l’arrivo e fare investimenti infrastrutturali
necessari per resistere alla furia naturale. Dobbiamo provvedere alla salvaguardia
della popolazione e delle cose e per far questo bisogna investire non speculando,
bisogna costruire abitazioni che siano in grado di resistere ad eventi naturali di
questo tipo, oppure non costruirle in zone in cui c’è rischio che tali disastri avvengano. D.
– Sempre più spesso si parla di sviluppo sostenibile, di etica geoambientale, di azioni
comuni a livello internazionale. Quanto vengono messi in pratica? R.
– Più di quanto di fatto possiamo immaginare. Il vero problema è il sottosviluppo.
Cioè, in molte parti del mondo non c’è proprio la concezione di costruire investendo
e studiando e facendo tutto ciò che è necessario per edificare per esempio sulla roccia
e non sulla sabbia. D. – Siamo alla vigilia del vertice Onu
sul clima, a dicembre, a Copenhagen. Cosa succederà? R. – Si
arriverà ad un accordo – si spera – che cercherà di continuare a ridurre le emissioni,
perché ridurre le emissioni comunque è una politica virtuosa, ma non ai costi e alle
condizioni che il Protocollo di Kyoto aveva indicato. D. – Quanto
è servito il Protocollo di Kyoto? R. – Sono molto pochi i Paesi
che sono rientrati all’interno dei limiti posti dal Protocollo di Kyoto. Si spera
che molto del denaro e soprattutto delle iniziative che sono state prese per l’efficienza
energetica abbiano migliorato i sistemi produttivi di energia e anche di consumo.
E’ stato fatto un grande investimento anche in tentativi di nuove tecnologie che producono
di più e meglio con meno emissioni. Tutto questo è sicuramente benefico. Molti stanno
dicendo che il Protocollo è stato un vero e proprio fallimento: io non sarei così
pessimista però, indubbiamente, non ha portato molti vantaggi.