Messa del cardinale Dias in San Pietro per il IV centenario della morte di San
Giovanni Leonardi. Messaggio del Papa: fece brillare la luce di Cristo in tempi difficili
In occasione del IV centenario della morte di San Giovanni Leonardi, fondatore dei
Chierici Regolari della Madre di Dio, è stata celebrata stamani nella Basilica Vaticana
una Messa, presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli. Nel corso della celebrazione, il porporato ha letto un messaggio del Papa
indirizzato a padre Francesco Petrillo, rettore generale dell'Ordine della Madre di
Dio. Ce ne parla Isabella Piro:
“San
Giovanni Leonardi risplende nel firmamento dei Santi come faro di generosa fedeltà
a Cristo”, scrive il Papa, e sottolinea che in una “società convulsa” come quella
tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, il Santo “si adoperò perché tra i suoi contemporanei
tornasse a brillare la luce di Cristo e si avvertisse il calore dell’amore misericordioso
di Dio”.
Un concetto ribadito anche dal cardinale
Dias che, nella sua omelia, ha ricordato come il Patrono dei Farmacisti “con la sua
vita luminosa, ha fatto ritornare Dio presso gli uomini”. Ecco, dunque, il senso della
sua missionarietà. Una missionarietà, ha continuato il porporato, “non riducibile
a strategia propagandistica, ma come permanente atteggiamento di un amore che spinge
e motiva, una creatività che non conosce sosta”:
“Tutta la sua vita
ha il sigillo dell’amore incontenibile e instancabile per la gloria di Cristo. La
sua missionarietà non è solo geografica, (…) ma doveva essere capace di trasformare
in missionario ogni gesto, ogni sforzo, ogni briciola di tempo e di energia per un
unico e supremo interesse: Cristo e Cristo Crocifisso”.
San
Giovanni Leonardi, ha detto il cardinale Dias, voleva una Chiesa tutta missionaria,
“senza ingerenze di patronati politici o amministrativi”, ma intimamente protesa verso
l’uomo. Ed è da qui che nacque l’idea che porterà alla fondazione del Collegio di
Propaganda Fide, ovvero formare uomini all’apostolica. Uomini, ha spiegato il porporato,
che sappiano che il loro mondo sarà quello delle frontiere più lontane, sia geograficamente
sia socialmente, formati e temprati, che mettano in conto anche il martirio, spogli
di tutto e pronti ad intervenire proprio là dove l’abbandono della fede getta nello
sconforto. Si tratta di qualità missionarie necessarie, anche oggi, ha
concluso il porporato, perché la missione è lotta, agonia, passione, è vita piena
con tutto lo spessore dell’umanità.