Intervista con il Card. Bernard Agré, Arcivescovo emerito di Abidjan (COSTA D'AVORIO)
Il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione,
la giustizia e la pace, lavora oggi alla preparazione delle Proposizioni finali. Le
diverse bozze verranno consegnate alla segreteria generale del Sinodo, che provvederà
poi ad unificarle ed emendarle. Il documento finale sarà, quindi, sottoposto al voto
dell’Assemblea. Intanto, tra le varie proposte avanzate fino ad ora dai Padri Sinodali,
spicca quella di annullare il debito estero dell’Africa. “Sopprimerlo, puramente e
semplicemente, non è più un atto di carità, ma di giustizia”, ha detto in Aula il
cardinale Bernard Agré, arcivescovo emerito di Abidjan, in Costa d’Avorio.
“L’attuale Sinodo – ha continuato il porporato - dovrebbe considerare questo problema
dell’annullamento dei debiti che incidono in modo troppo pesante su alcuni popoli”.
Ma ascoltiamo lo stesso cardinale Agré al microfono di Paolo Ondarza:
R. – Sono debiti
così grossi, che mai i popoli saranno in grado di pagarli. E’ un modo per dire: “Voi
non avete il denaro per pagare? Allora, date il petrolio, tutto quello che avete,
le ricchezze naturali …”. E’ un contratto ingiusto! Si può dire che questi Paesi sono
diventati prigionieri del denaro. E’ una sorta di schiavitù moderna. Secondo quanto
affermano gli economisti, l'Africa per un dollaro ricevuto ne deve restituire otto!
D.
– Quindi, il Sinodo può essere l’occasione per chiedere ancora una volta, e con più
forza: “annulliamo il debito”?
R. – Sì, perché è una giustizia, non un atto
di carità. Perché veramente abbiamo pagato! Perché continuare a pagare? Diamo ancora
denaro a chi? E’ troppo pesante, per noi!
D. – Lei è arcivescovo emerito di
Abidjan. Per quanto riguarda la Costa d’Avorio, in che termini è schiacciata da questa
realtà del debito?
R. – Il debito della Costa d’Avorio è molto elevato; per
questo debito, ogni anno dobbiamo pagare, pagare e pagare. Il debito riguarda almeno
il 40 per cento del budget. Non c’è più denaro, e quindi non ci sono più fondi per
l’educazione, per la sanità e per lo sviluppo … Cerchiamo di far sapere a chi va questo
denaro, ma non è chiaro. Così, hanno ammazzato il Paese, con i debiti! Bisogna fermare
questo: è troppo!
D. – Cambiando completamente argomento: tra i temi affrontati
durante questo Sinodo, c’è sicuramente quello della famiglia in Africa …
R.
– La famiglia è veramente la roccia sulla quale poggia la casa africana. Senza la
famiglia non c’è storia: la famiglia è il luogo in cui si insegna la bontà, la condivisione;
è veramente la scuola, la prima scuola, l’inizio di tutto. E poi la famiglia dà anche
le vocazioni: in Africa ci sono ancora tante vocazioni. In Europa, in America, si
sta distruggendo la famiglia e ora si vuole far passare la teoria del “gender”: ma
è un errore grande!
D. – Faceva riferimento, appunto, alla teoria del genere,
una teoria che – da quello che si è detto anche qui, ai lavori del Sinodo – sta permeando
anche l’Africa …
R. – Noi abbiamo gli stessi film, le stesse parole pronunciate
per radio … Quando non c’è la famiglia, la persona è lasciata a se stessa, non ha
più riferimenti …
D. – Ma la famiglia tradizionale, in Africa, è ancora forte?
R.
– Sì, è forte! E poi, il rispetto per gli anziani: non sono mai abbandonati! Quando
si dice: “E’ vecchio!”, in Occidente significa che non conta più niente perché non
ha più lavoro, perché non produce. Da noi, non è così: “vecchio” vuol dire “il capo”!