Il Programma “Dream” della Comunità di Sant’Egidio alla Conferenza sull’Aids
pediatrico
Si chiude oggi a Roma la Conferenza sull’Aids pediatrico, promossa dalla Caritas
Internationalis e dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede. Stamani, alla Pontificia
Università della Santa Croce si è parlato, in particolare, della prevenzione della
trasmissione dell’Hiv da madre a figlio. Uno dei temi, questo, su cui si sofferma
il prof.Leonardo Palombi, direttore scientifico delProgramma
“Dream” della Comunità Sant’Egidio, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Dream
ha dimostrato che si può evitare la creazione di un doppio standard, che prima del
2002 voleva dire il “trattamento” solo per i pazienti europei e per i pazienti africani,
che rappresentavano la grande maggioranza di malati, solo la “prevenzione”. Dream
porta un messaggio di speranza, nel senso che i dati dimostrano come sia possibile
non solo troncare a livelli veramente minimi - lo 0,7 per cento - la trasmissione
madre-bambino ma che la terapia con antiretrovirali permette anche l’allattamento
in modo sicuro. Inoltre, vorrei dire, anche un messaggio di sviluppo nel senso che
in realtà si va dimostrando il fatto che l’epidemia da Aids oltre a essere una grande
sventura globale ha rappresentato una chance nel momento in cui la solidarietà di
enti, agenzie, associazioni, donatori privati si è fatta concreta. Oggi noi possiamo
vedere come intorno a un programma come Dream che cura 80 mila persone si va creando
una generazione di malati consapevoli dei propri diritti - sono diventati un movimento,
il movimento “I Dream” - fatto di queste donne, di questi uomini che si sono avvicinati
ai centri del programma quando erano emarginati, quando erano veramente disperati
e hanno ritrovato forze, peso, energie; sono tornati a lavorare e oggi sentono come
un debito nei confronti della società.
D. – Quindi
c’è anche una dimensione culturale di questo progetto…
R.
– Assolutamente! Dream forma del personale sul posto. I centri e i laboratori Dream
sono l’occasione per tirocini pratici che integrano i due corsi panafricani che ogni
anno organizziamo proprio per rimediare a quella drammatica carenza di personale specializzato
che purtroppo ancora oggi caratterizza l’Africa. Sono oltre 3.500 i professionisti
formati al laboratorio, alla cura, alla gestione dei centri e sono molte migliaia
i cosiddetti “attivisti”, cioè le persone del movimento “I Dream” che fanno educazione
alla pari, che accolgono i nuovi malati e che curano i bambini malati nelle loro case
con questa attività domiciliare molto importante.