Concluso ad Assisi il convegno sul Vangelo nelle opere di carità dei religiosi in
Italia
Si è concluso ieri, 15 ottobre, a Santa Maria degli Angeli (Assisi) il primo convegno
sull’attività dei Religiosi nei centri operativi di aiuto sociale da loro gestiti.
Vi hanno partecipato 550 consacrati appartenenti a 150 Istituti, invitati dagli organismi
nazionali a cui fanno riferimento per approfondire insieme gli aspetti teologici,
storici, comunionali e profetici delle oltre 600 attività in cui lavorano. Si tratta
di aspetti impegnativi ma indispensabili per una carità creativa, quanto mai necessaria
in questo periodo che, per diverse ragioni (non ultima quella economica), impone una
stretta collaborazione con tutti per affrontare le sfide che in Italia si delineano
nelle opere di carità e di impegno sociale. Il successo sarà facilitato se si attueranno
alcune strategie indispensabili, in parte risalenti ai Fondatori che “hanno avviato
- ha detto mons. Giuseppe Pasini - la solidarietà istituzionale e la cittadinanza
attiva quando nessuno ne parlava, mettendo le basi per i futuri sistemi pubblici di
Welfare”. Altri requisiti di successo sono stati individuati nella “messa in rete”
del lavoro, cioè nella collaborazione; nell’impegno nel territorio e nella collaborazione
con i laici. Solo se fondata si questi principi, è stato fatto notare, la carità non
si limiterà a rispondere a questa o quella emergenza, ma si inscriverà in una visione
di futuro, calandosi e immedesimandosi nelle grandi prove che angustiano l’uomo e
che si debbono conoscere “per poter seguire e servire il disegno di Dio”. Dove questo
è stato attuato si sono raggiunti successi insperati, com’è trapelato dalle sorprendenti
testimonianze di alcuni partecipanti, alcuni dei quali laici. Lì la carità ha accolto
quel “colpo d’ala” che, secondo quanto ha detto mons. Bruno Forte, arcivescovo di
Chieti-Vasto, la rende umile, discreta e bella”. Il convegno si è chiuso con la proposta
di alcuni orientamenti, tra cui vanno sottolineati quelli di rafforzare il lavoro
in rete; di investire mezzi e risorse umane per creare mentalità e concretizzare un
lavoro comune; di riportare la persona al centro delle attività; di costruire organismi
di settore come piattaforma di dialogo con gli enti pubblici; di individuare un rappresentante
unitario nel rapporto con essi; di diventare stimolo per la chiesa locale e testimonianza
viva di fiducia nelle Provvidenza, attuando “un’economia della gratuità”. (A cura
di padre Egidio Picucci)