2009-10-15 12:16:39

Intervento del Sig. Augustine OKAFOR, Esperto in amministrazione governativa (NIGERIA), Uditore


Sig. Augustine OKAFOR, Esperto in amministrazione governativa (NIGERIA)

L’edizione 2007/2008 del Rapporto sullo sviluppo umano, pubblicato dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, mostra che tutti i paesi dell’Africa sub-sahariana, eccetto tre, rientrano nella categoria dei paesi meno sviluppati del mondo. I dati/statistiche sulla povertà stanno peggiorando nella maggior parte dei paesi africani.
Sono fermamente convinto che i governi di tutti i paesi, ancor di più in Africa, abbiano come responsabilità primaria quella di far uscire i loro cittadini da una povertà degradante e che il governare debba essere volto allo sviluppo umano sostenibile. Nell’enciclica Populorum Progressio, Paolo VI ha articolato la sua visione dello sviluppo come l’obiettivo di far uscire i popoli anzitutto dalla fame, dalla miseria, dalle malattie endemiche e dall'analfabetismo. Si suggerisce che lo stato indirizzi le proprie energie e risorse a un consistente miglioramento nell’ambito dell’educazione, della sicurezza alimentare, dello sviluppo delle sue infrastrutture sociali e materiali, della parità fra i sessi, della promozione delle capacità interne delle comunità svantaggiate. A questo riguardo, dobbiamo sottolineare la promozione della partecipazione attiva della società civile non solo al governo, ma in tutti gli aspetti dello sviluppo umano e sociale.
La domanda che sorge da quanto appena detto è: “Qual è il ruolo della Chiesa nel far fronte alle sfide di sviluppo che si pongono ai paesi africani?”. Il Santo Padre Benedetto XVI ha affrontato questo tema in modo esteso nell’enciclica “Caritas in Veritate”. Prima di tutto ha riconosciuto l’esigenza di coltivare “nuove modalità di esercizio, di far fronte alle sfide del mondo odierno”. La Chiesa è una parte integrante della società e deve dimostrare un maggiore coinvolgimento nel programma di sviluppo umano e sociale dello stato.
Può svolgere questo ruolo attraverso un meccanismo istituzionalizzato per incanalare la sua partecipazione o il suo interesse nella formulazione e nell’attuazione di politiche e di programmi pubblici. Deve anche sviluppare strutture per facilitare e promuovere il dialogo, la collaborazione e il contatto regolare con il governo e i suoi enti. La Chiesa in Africa deve aumentare la propria visibilità come voce di chi non ha voce e dei membri più svantaggiati della società. I fedeli laici devono essere sensibilizzati e inclusi in questa impresa Chiesa-Stato. Permettetemi, infine, di citare le parole ricordate dal Santo Padre nella Caritas in Veritate, che “l'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”.







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