2009-10-14 12:56:46

Intervento di Mons. Matthias N'GARTÉRI MAYADI, Arcivescovo di N'Djaména (CIAD)


S. E. R. Mons. Matthias N'GARTÉRI MAYADI, Arcivescovo di N'Djaména (CIAD)



La guerra civile è iniziata in Ciad nel 1965 sotto il regime del primo presidente che era cristiano protestante originario del sud, François Tombalbaye. Dal 1979 a oggi la frattura tra il nord e il sud si è consumata sotto i due regimi successivi di Hissein Habré e Idriss Deby Itno, musulmani e originari del nord.

Da oltre 40 anni vi sono stati innumerevoli tentativi di riconciliazione che non si sono mai conclusi e che non possono essere conclusi.

Dal punto di vista culturale, la maggior parte delle etnie del nord tradizionalmente guerriere considerano la riconciliazione un atto di debolezza. Ne consegue che nessuna riconciliazione è possibile fra i “Goragnes” (la etnia di Hissein) e i “Zaghawa” (quella di Idriss Deby Itno).

Le successive riconciliazioni del potere con le diverse ribellioni si cono concluse a colpi di denaro. Il denaro è diventato il solo movente della riconciliazione e la ribellione ha finito per diventare un affare commerciale: ci si ribella, poi ci si riconcilia per avere i soldi per la propria famiglia, accedere a un posto di responsabilità nel governo e avere più armi.

La guerra e la miseria della maggior parte della popolazione del Ciad restano per noi le maggiori difficoltà e sfide. Oltre a ciò, la situazione si è aggravata con l’arrivo dei profughi sudanesi e centrafricani che si sono uniti agli sfollati del Ciad all’interno del nostro territorio. Ci attendiamo molto da questo Sinodo e dalla Chiesa universale.

Forse un concordato tra il Ciad e la Santa Sede aiuterebbe a rafforzare l’autorità della Chiesa del Ciad nel suo impegno per la riconciliazione, la giustizia e la pace contro quello che il Santo Padre stesso ha chiamato il “virus”, vale a dire il fondamentalismo religioso che minaccia la salute dell’Africa in generale e quella del Ciad in particolare.

Nel 2008 abbiamo avuto un inizio di jihad a Kouno, una città a sud dell’arcidiocesi di N’Djamena “a circa 150 chilometri da Sarh”. Per dovere di cronaca, occorre sottolineare che alcuni fondamentalisti del Ciad sono stati citati tra i protagonisti della jihad che si è recentemente diffusa a nord della Nigeria, nel settembre del 2009.

Secondo la nostra costituzione, il Ciad è uno stato laico e questo ci ha aiutato come Chiesa a vivere e svolgere liberamente le nostre attività, ma fino a quando? Questa laicità è minacciata e se il Ciad diventerà un regime islamico, tutta l’Africa centrale ne subirà le conseguenze.








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