2009-10-14 13:03:45

Intervento di Mons. Filomeno DO NASCIMENTO VIEIRA DIAS, Vescovo di Cabinda (ANGOLA)


S. E. R. Mons. Filomeno DO NASCIMENTO VIEIRA DIAS, Vescovo di Cabinda (ANGOLA)



Quando fu celebrata la prima Assemblea sinodale, nel 1994, il mio paese era ancora una nazione in guerra. In quell’occasione la nostra Conferenza episcopale non mancò di invocare con determinazione, mediante lettere pastorali, la pace e la riconciliazione tra fratelli in disaccordo, anche se, da alcuni, non compresa. In questo lungo processo sottolineiamo il servizio reso dai vescovi della regione (IMBISA) che si sono spostati di proposito in Angola per facilitare il processo. Al suo interno, la Conferenza episcopale ha dato vita a un movimento a favore della pace, “Pro Pace”, attivo ancora oggi, la cui vocazione è di promuovere una cultura di pace, disarmare le coscienze e formare operatori di pace. In tutto il paese si è percepita l’azione di questo movimento. Con lo stesso fine è stato creato con le altre istituzioni cristiane il Comitato inter-ecclesiale per la pace in Angola (COIEPA). Così, in molte occasioni, le Chiese e le comunità cristiane in Angola hanno potuto parlare all’unisono alla nazione e al mondo del dramma della guerra e dell’urgenza della pace.

Oggi, raggiunta ormai la pace, la grande sfida che si presenta è quella della riconciliazione nazionale, che non possiamo identificare o riassumere con la fine della guerra, il periodo in cui è in carica il Governo di unità e riconciliazione nazionale, risultato degli accordi di Lusaka, e lo svolgimento, l’anno scorso, delle elezioni legislative. Queste sono le tappe di un processo che, per sé sole, non realizzano la riconciliazione. La riconciliazione ha altre dimensioni ed è necessario studiarle con la stessa audacia: quella psicologica e quella culturale, quella economica e quella politica, quella sociale e quella religiosa. Sì, sono aspetti che non devono essere ignorati, se non vogliamo ingannare noi stessi e differire o preparare futuri conflitti.

Per questo, come Chiesa, consideriamo nostro compito di continuare a incoraggiare, sostenere e lavorare con gli altri attori della vita pubblica per un vero stato di diritto, mediante il necessario rafforzamento delle istituzioni democratiche, la promozione del buongoverno, la lotta alle disuguaglianze fra i cittadini e fra le regioni, il libero funzionamento delle istituzioni di amministrazione della giustizia, e per una migliore distribuzione delle entrate statali.








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