Indonesia: cristiani e musulmani contro la legge sull'aborto
Musulmani, cattolici, protestanti, buddisti, indù, confuciani e donne attiviste uniti
contro la legge che “legalizza” l’aborto. Accade in Indonesia, dove il Parlamento
ha approvato la riforma sanitaria che estende i casi di interruzione di gravidanza.
La norma - riferisce l'agenzia AsiaNews - deve essere controfirmata dal Presidente
per l’entrata in vigore, ma una vasta campagna popolare ne chiede la cancellazione.
In una conferenza stampa organizzata ieri pomeriggio nella sede dell’Indonesian Ulemas
Council (Mui), a Jakarta, i leader religiosi e diverse organizzazioni non governative
condannano il “difetto morale” insito nella norma, che legalizza alcuni casi di aborto.
Essi sottolineano che è “moralmente sbagliata” ed è contraria a “ogni credo religioso
che rispetta la vita umana sin dal concepimento”. La legge sulla Riforma sanitaria
2009 è stata approvata dal parlamento lo scorso 14 settembre, durante gli ultimi giorni
della precedente legislatura. Il nuovo parlamento si è insediato il primo di ottobre,
con la conferma alla presidenza di Susilo Bambang Yudhoyono, al quale spetta il compito
di ratificare la norma. Tra i punti più controversi l’articolo 85 comma 1, che stabilisce:
“L’aborto è legale e può essere praticato solo se la gravidanza non ha superato le
sei settimane dal primo giorno in cui ogni donna incinta termina le mestruazioni del
mese”. Il precedente articolo 84, sempre al comma 1, dichiara che non è consentito
nessun tipo di aborto, ma (comma 2) in alcuni casi la pratica è legale quando è in
pericolo la vita della madre e del nascituro. “Respingiamo qualsiasi proposta di aborto
indotto” afferma padre Sigid Pramudji Pr, segretario generale della Conferenza dei
vescovi indonesiani (Kwi); egli aggiunge che la pratica è lecita solo per “gravi ragioni
sanitarie” al fine di “salvare la vita” della madre. Analogo il parere di Ma’ruf Amin,
capo del Mui, il quale annuncia un ricorso alla Corte costituzionale indonesiana,
che verrà inoltrato dalla conferenza interreligiosa. “L’aborto è lecito – spiega il
leader musulmano – solo se il feto ha meno di 40 giorni e solo in caso di gravi motivi
sanitari”. Protestanti, buddisti, indù, seguaci di Confucio e movimenti per la donna
si uniscono all’appello per la vita lanciato da cattolici e musulmani. Il forum interreligioso
aggiunge infine che l’articolo 75 della riforma sanitaria dichiara illegale l’interruzione
di gravidanza; le persone non devono abortire per nessuna ragione. (R.P.)