Il presidente dei vescovi peruviani: difendere la vita è una questione di diritti
umani
“Il primo diritto di una persona è il diritto di vivere, a nessuno compete attribuirlo
ad alcuni e privarlo ad altri”. E’ quanto afferma in un messaggio il presidente della
Conferenza episcopale peruviana Hector Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo metropolita
di Trujillo. “Se in Perù non c'è la pena di morte per i peggiori criminali – si chiede
il presule - come è possibile che siamo in grado di accettare la pena di morte per
un embrione che non ha nemmeno il tempo di commettere errori e non può neanche difendersi?
È giusto tutto questo? È umano?”. Inoltre – afferma - “non è il riconoscimento da
parte di altri a stabilire” chi gode del diritto di vivere e chi no, “ma qualcosa
di precedente”: negare questo diritto è dunque una discriminazione, una vera e propria
“ingiustizia”. La Costituzione peruviana – prosegue il messaggio - riconosce che la
vita umana inizia dal concepimento, e sottolinea che il concepito è un soggetto di
diritto a tutti gli effetti. E il più grande di questi diritti è proprio il diritto
alla vita”. Quindi, “nessun motivo può conferire oggettivamente il diritto di disporre
della vita degli altri, anche nella sua fase iniziale”. “Anche il cosiddetto aborto
terapeutico – rileva il presidente dei vescovi del Perù - è la via a una pianificazione
sistematica eugenetica delle nascite” e “sta aprendo la strada ad una cultura dell’eutanasia”
secondo la quale in determinate circostanze la vita “non è considerata degna di essere
vissuta”. Anche nel caso tragico dello stupro – spiega - abortire significa considerare
che “la vita della madre vale più di quella del bambino”. Invece “tutti gli esseri
umani hanno la stessa dignità e uguale valore”. Non ci possono essere discriminazioni.
Così non si può togliere la vita ad una persona per salvarne un’altra. “La verità
non è mai comoda” - aggiunge mons. Cabrejos – spiegando che “la difesa della vita
non è solo una questione di fede, ma di etica, di dignità, di diritti umani e di civiltà”.
Il presidente dei vescovi del Perù conclude: “Ricorda che anche tu sei stato un embrione,
un feto. Oggi vivi, per questo ama e difendi la vita”. (A cura di Sergio Centofanti)