2009-10-13 12:56:56

Intervento di Mons. Robert MUHIIRWA, Vescovo di Fort Portal (UGANDA)


S. E. R. Mons. Robert MUHIIRWA, Vescovo di Fort Portal (UGANDA)

Parlo della grande sfida della povertà alla quale assisto nel mio paese, l’Uganda, e in particolare nella mia diocesi di Fort Portal, che ha una popolazione di circa un milione di cattolici, con pressappoco 2000 catechisti. Ritengo che la mia diocesi, come molte altre in Africa, abbia un grande potenziale. Per esempio, della buona terra nelle aree rurali, città piccole e grandi. Ma nella situazione finanziaria attuale, non siamo capaci di sviluppare questa terra e di sostenerci economicamente. È per questo che continuiamo a chiedere aiuti finanziari alle nostre Chiese sorelle in Europa, in America e in altri paesi sviluppati, al fine di poter costruire chiese, rettorie per le nostre parrocchie e conventi, per avere mezzi di trasporto così da poter svolgere i nostri impegni pastorali, ecc. Siamo certamente grati per tutto l’aiuto che riceviamo.
Tuttavia, se vogliamo essere una Chiesa matura, una Chiesa viva che sia autosufficiente e si diffonda, dobbiamo diventare anche più autonomi e dipendere dalle risorse che noi stessi riusciamo a raccogliere, ponendoci in una posizione tale da poter sostenere i programmi della Chiesa e offrire una giusta retribuzione ai nostri catechisti, ai religiosi e anche ai sacerdoti, poiché ciò potrebbe aiutarli a non abbandonare volontariamente le nostre diocesi per cercare pascoli più ricchi altrove. Oltre a tutto ciò, dobbiamo realizzare programmi per i giovani, affinché non vengano circuiti dai musulmani e dalle chiese pentecostali, che stanno riversando milioni di dollari nei nostri paesi per attirarli verso la loro religione.
Potremmo avere un dialogo maggiore sul modo in cui le nostre Chiese o diocesi sorelle nel mondo sviluppato ci assistono? Per esempio, aiutando le diocesi sorelle e le conferenze riguardo alle possibilità di fare investimenti per essere autonome, così da essere in grado di pagare uno stipendio ai nostri agenti di pastorale, specialmente i catechisti e altri? Riusciamo a ideare da soli dei programmi pastorali, superando la sindrome di dipendenza che fa sì che alcuni donatori si siano stancati? Lasciate che la saggezza del seguente motto riassuma il mio intervento: “Date a un uomo un pesce ed egli verrà da voi tutti i giorni, ma dategli un amo ed egli pescherà da solo ogni giorno”.







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