A novembre il Papa alla sede della Fao in occasione del Vertice sulla sicurezza alimentare
Annunciata stamani dalla Sala stampa vaticana la prossima visita di Benedetto XVI
alla Fao di Roma, il 16 novembre mattina, in occasione dell’apertura del Vertice mondiale
sulla sicurezza alimentare, nell’ambito della 36.ma Conferenza generale dell’Organizzazione
dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, che proseguirà i suoi lavori fino al
23 novembre. A precedere questo importante appuntamento, la Fao ha organizzato un
Forum ad alto livello, riunendo 300 esperti di tutto il mondo intorno all’interrogativo
“Come nutrire il mondo nel 2050? L’incontro in due giornate è stato aperto ieri dal
direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che ha ipotecato il futuro dell’umanità
alla capacità di rispondere ai suoi bisogni alimentari. Il servizio di Roberta
Gisotti:
Da qui al
2050, la popolazione sulla Terra crescerà da 6,7 miliardi attuali a 9,1 miliardi.
Per sfamare tutta queste persone - ha ammonito Diouf - “non ci sarà altra scelta che
aumentare la produttività agricola”. Di questo parliamo con il dott. Alberto
Zezza, economista della Fao. D. - Secondo le vostre
stime, incremento demografico, crescita del reddito, urbanizzazione porteranno ad
una richiesta doppia di cibo da qui alla metà del secolo. Ma a che punto siamo oggi
nella lotta contro la fame nel mondo? R. - Purtroppo, negli
ultimi anni abbiamo assistito ad una stagnazione, a un rallentamento nei processi
di riduzione della povertà e dell’insicurezza alimentare a livello mondiale, e questo
si è aggravato soprattutto negli ultimi due anni, dapprima in seguito alla crisi dei
prezzi degli alimenti, poi all’attuale crisi economica globale. Tuttavia, ci sono
anche motivi di speranza ci sono molti Paesi anche grandi, e in diverse regioni, che
registrano progressi notevoli nella riduzione della fame e dell’insicurezza alimentare.
In particolare, lì dove si è investito in agricoltura e in interventi diretti a favore
dei ceti più poveri - come in Brasile o in Thailandia o in Ghana - i progressi sono
stati anche rapidi e notevoli. D. - La Fao stima siano necessari
83 miliardi di dollari netti di investimenti l'anno nel settore agricolo, ma oggi
- nonostante la gravissima crisi finanziaria globale dello scorso anno - vediamo in
ripresa l’economia virtuale piuttosto che quella reale. Chi metterà i soldi sul piatto
in questa partita per il futuro dell’umanità? R. - Fortunatamente, il clima
per gli investimenti in agricoltura sembra finalmente essere cambiato. I soldi, soprattutto
dell’aiuto pubblico all’agricoltura, sono andati declinando costantemente negli ultimi
15-20 anni, ma negli ultimi due anni, anche sotto la spinta della crisi dei prezzi
alimentari, finalmente le cose hanno iniziato a cambiare e i governi hanno preso atto
dell’urgenza di investire in agricoltura. Vediamo come - per esempio - sia il presidente
Usa, Obama, che la Banca Mondiale, o i donatori di organizzazioni come l’Ifad abbiano
ripreso ad investire nell’agricoltura, considerata come l’ultima strada per ottenere
progressi rapidi contro la fame e per la riduzione della povertà. Gli 83 milioni di
dollari di cui si parla nel Rapporto, comunque, non includono soltanto investimenti
del settore pubblico ma anche gli investimenti del settore privato. E’ importante
sottolineare anche come per attirare gli investimenti del settore privato siano necessari
a monte degli investimenti infrastrutturali o in altri beni pubblici da parte del
settore pubblico che facciano poi da "volano" per gli investimenti del settore privato. D.
- Da questo prossimo Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare si spera una consapevolezza
maggiore e forse anche una volontà politica che segua alle parole... R.
- Senz’altro. Bisogna richiamare di nuovo l’attenzione delle più alte cariche politiche
e dell’opinione pubblica l’urgenza di questi problemi. Anche il fatto che ci siano
così tante esperienze positive - dove la volontà politica ha fatto seguire alle parole
anche risorse destinate all’agricoltura e ad interventi mirati per la nutrizione e
per la sicurezza alimentare - fa capire che ha senso impegnarsi in questa lotta e
che non è una lotta persa in partenza.