2009-10-12 13:03:06

Intervista con Padre Jean Pierre Henry, sacerdote algerino


Anno Sacerdotale: la testimonianza di padre Henry in Algeria
Ascoltiamo la storia di una vocazione nata in terra musulmana, trasmessa l'11 ottobre 2009 dalla Radio Vaticana, nell'ambito della consueta rubrica domenicale dedicata all’Anno Sacerdotale. E’ il racconto di padre Jean Pierre Henry, algerino, infaticabile sacerdote 74enne che da anni si spende per i cattolici della diocesi di Algeri e coltiva un buon rapporto con i fedeli dell’islam. Un’esperienza, la sua, in una realtà a volte difficile ma dove la convivenza tra cristiani e musulmani consente una conoscenza più profonda dell’essere umano. Al microfono di Tiziana Campisi padre Henry racconta la sua vita in Algeria:RealAudioMP3

R. – Sono nato ad Orano e l’idea di farmi sacerdote mi è venuta quando avevo 24 anni. Avevo paura di fronte a questa prospettiva, però mi sono affidato ad un padre gesuita che mi ha fatto aspettare un po’ e sei mesi dopo sono entrato nel seminario di Lione, poi ho fatto il servizio militare, quindi sono diventato sacerdote a 32 anni.

D. – Che cosa ha significato per lei scegliere il sacerdozio?

R. – Non so, sono stato affascinato da questa idea. All’inizio era terribile per me, ma poi, poco a poco, ci ho preso gusto e ora sono molto contento di essere sacerdote in un Paese musulmano, dove non incontro tanti cristiani. Io vivo a 40 km da Algeri e vado ogni giorno, da 10 anni, a lavorare ad Algeri, in curia.

D. – Cosa caratterizza le sue giornate?

R. – Mi dedico a questioni amministrative in curia, e devo dire che mi sono occupato anche di cose interessanti, perché sono stato incaricato dell’archivio storico della diocesi che risale al 1838. Quindi, ho avuto begli incontri, sia con i musulmani che con cristiani o studiosi, ad esempio della Sorbona di Parigi. E’ stata un’occasione che mi ha consentito di conoscere diverse persone. Parlare della vita della Chiesa dal XIX secolo fino ad oggi è stato anche un modo per fare pastorale e far capire alla gente cosa è il cristianesimo.

D. – A quali attività si dedica in particolare?

R. – Sono un tuttofare ed ho varie responsabilità. Sono economo della diocesi ed ho anche l’incarico di occuparmi di un gruppo di giovani musulmani che si riuniscono nella casa diocesana e sono guidati da animatori musulmani. Sono incaricato anche della formazione biblica. Poi raggiungo quei cristiani che vivono da soli; una suora, ad esempio che vive in Cabilia e ha un laboratorio di ricami, un diacono che vive in montagna, sempre in Cabilia. Verso Orano c’è una piccola città che si chiama Tenès, un porto, dove vado a fare visita a delle suore e a dire Messa. Quindi, sono sovente in viaggio.

D. – Dal punto di vista umano che cosa le ha dato il sacerdozio in tutti questi anni?

R. – Il sacerdozio non mi ha fatto vivere soltanto esperienze dal punto di vista umano. Penso che il rapporto con gli uomini di fede, anche musulmani, sia un’esperienza spirituale molto importante. Quindi, rendo grazie a Dio per quest’esperienza di servizio. La gente talvolta non capisce quello che faccio, ma a volte mi fa intravedere un’efficacia che non conoscevo fino ad oggi.

D. – Lei è felice?

R. – Sì, io sono felice. E’ difficile, ma interessante ciò che io faccio. Anche se ho 74 anni, sono contento di impegnarmi, di darmi così.







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