2009-10-12 14:51:41

Dal Sinodo per l'Africa l'appello all'abolizione della pena di morte


I colpi di Stato “silenziosi” e l’esigenza di un “buon governo” hanno dominato, stamani, l’undicesima Congregazione generale del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la giustizia e la pace. Alla presenza di Benedetto XVI, i presuli hanno riflettuto anche sui temi della migrazione interna e sui rapporti con le religioni tradizionali africane. In chiusura dei lavori, poi, l’Aula del Sinodo ha ribadito l’appello per l’abolizione totale della pena di morte. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

Un appello inequivocabile per l’abolizione, totale e universale, della pena di morte: l’Aula del Sinodo lo ribadisce e ricorda che la voce della Chiesa è quanto mai necessaria di fronte a crimini come i trattamenti brutali dei prigionieri di guerra, l’uccisione di civili nei conflitti, il reclutamento dei bambini-soldato. La strada della riconciliazione, dicono i Padri Sinodali, passa attraverso il rifiuto di simili violenze perché la guerra non è una giustificazione per i crimini contro l’umanità.

Partendo poi dal caso del Sud Africa, il Sinodo riflette sui colpi di Stato “silenziosi”, quelli perpetrati da partiti magari eletti regolarmente dal popolo, ma che poi non ne ascoltano la voce, si identificano totalmente con lo Stato, non vogliono un’alternanza democratica al potere. Per questo, viene ribadita l’urgenza di riforme per un sistema di giustizia equo, perché il “buon governo” non è solo una priorità, ma una necessità.

E in quest’ambito, la Chiesa ha il diritto di far sentire la propria voce: non si tratta di interferenza nel campo politico, dicono i Padri Sinodali, perché la Chiesa parla in difesa dei diritti degli uomini, figli di Dio. I pastori non vogliono prendere il posto degli economisti o dei politici, ma solo aiutare tutti i fedeli a vivere una vita più autenticamente cristiana.

Quindi, il Sinodo per l’Africa guarda alle migrazioni interne che coinvolgono almeno 40 milioni di persone e auspica che tutte le Conferenze episcopali africane si dotino di una pastorale per la mobilità umana, coinvolgendo anche chi è migrato all’estero, ha trovato un lavoro ed ora può aiutare il proprio Paese d’origine. Centrale anche l’attenzione alle Religioni Tradizionali Africane, che costituiscono la matrice per forgiare una cultura di riconciliazione.

Poi, dai Padri Sinodali arrivano alcuni suggerimenti: istituire un fondo di solidarietà diocesano, regionale e continentale, gestito dalla Caritas, che aiuti l’Africa svincolandola dagli aiuti dell’Occidente; creare Facoltà universitarie per la pace e la riconciliazione; promuovere la devozione alla Divina Misericordia che può favorire il dialogo con l’Islam.

E ancora: i presuli chiedono una riflessione attenta sul drammatico fenomeno della stregoneria, che vede molte persone discriminate, isolate, vittime di violenze perché accusate di poteri sovrannaturali. E attenzione viene richiesta anche per i giovani così che, attraverso una maggiore diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa, imparino a lavorare per la pace. I piani pastorali, inoltre, dovrebbero assegnare un posto più importante al sacramento della riconciliazione.

Spazio, poi, a donne e bambini: per le prime si richiede un maggior coinvolgimento nelle Commissioni Giustizia e Pace, mentre per i secondi, soprattutto per gli orfani di guerra, si auspica una sempre maggiore accoglienza in tutte le strutture ecclesiastiche, poiché troppo spesso questi piccoli hanno soltanto la Chiesa da chiamare “Madre”.

Infine, i Padri Sinodali guardano avanti e suggeriscono che l’Assemblea Speciale per l’Africa si concentri sulla formazione dei sacerdoti perché il futuro di questo continente dipende anche da loro.







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