Veglia di preghiera del Papa con gli universitari romani, in occasione del Sinodo
per l'Africa
La nuova evangelizzazione in Africa conta sul generoso impegno degli studenti africani:
lo ha detto Benedetto XVI, al termine del Santo Rosario “Con l’Africa e per l’Africa”
presieduto ieri pomeriggio in Aula Paolo VI, insieme agli universitari degli Atenei
romani. Collegati via satellite vi erano anche gli studenti di nove Paesi africani:
Egitto, Kenya, Sudan, Madagascar, Sud Africa, Nigeria, Repubblica Democratica del
Congo, Mozambico e Burkina Faso. L’evento si è inserito nell’ambito del secondo Sinodo
dei Vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano sui temi della riconciliazione, la
giustizia e la pace, ed ha visto la partecipazione degli stessi Padri Sinodali. Il
servizio di Isabella Piro:
(canto) L’Africa
irrompe, giovane e gioiosa, in Aula Paolo VI. Irrompe attraverso le immagini dei collegamenti
via satellite, attraverso le musiche ed i balli tradizionali che accompagnano i momenti
precedenti al Santo Rosario. È una rete di preghiera che collega Roma all’Africa,
il Papa la definisce, e paragona la comunità cristiana “ad un’orchestra ben ordinata
ed armonica”. “I giovani d’Africa sono presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere”,
continua Benedetto XVI. Quindi, rivolge i saluti in francese, inglese e portoghese
ai ragazzi africani collegati via satellite e li invita tutti ad affidarsi a Maria,
Nostra Signora d’Africa e protettrice nella pace. Poi, il Papa
sottolinea l’importanza della formazione: “Desidero sottolineare quanto
siano importanti la formazione di giovani intellettuali e la collaborazione scientifica
e culturale tra gli Atenei, per proporre e animare uno sviluppo umano integrale in
Africa e negli altri Continenti”.
E affidando agli studenti l’Enciclica
Caritas in Veritate, Benedetto XVI ricorda “l’urgenza di elaborare una nuova sintesi
umanistica che riannodi i legami tra l’antropologia e la teologia”. Di qui, l’appello
diretto ai giovani perché siano “nella società operatori della carità intellettuale,
necessaria per affrontare le grandi sfide della storia contemporanea”:
"Siate
nelle Università sinceri e appassionati cercatori della verità, costruendo comunità
accademiche di alto livello intellettuale, dove è possibile esercitare e godere di
quella razionalità aperta e ampia, che apre la strada all’incontro con Dio. Sappiate
creare ponti di collaborazione scientifica e culturale tra i diversi Atenei, soprattutto
con quelli africani".
In particolare agli studenti africani il
Papa dice: "A voi, cari studenti africani, rivolgo un particolare invito
a vivere il tempo dello studio come preparazione a svolgere un servizio di animazione
culturale nei vostri Paesi. La nuova evangelizzazione in Africa conta pure sul vostro
generoso impegno". Dal canto loro, i ragazzi si raccontano: (voci
di giovani)
Parlano di riconciliazione, ad esempio, tra scienza e fede,
e della giustizia che non è solo una questione di Stato, ma che spetta ad ogni cittadino.
E ricordano le guerre vissute sulla propria pelle che portano a dire: “Solo chi ha
già vissuto momenti di conflitto sa quanto sia necessaria la pace”. Al
termine della Veglia, la Croce dei giovani ha iniziato il suo pellegrinaggio. Prima
tappa, l’Università LUMSA. Il Rosario con il Santo Padre ha visto la partecipazione
di oltre 7 mila universitari romani ed africani. Ma perché è importante questa Veglia
mariana per l’Africa e con l’Africa? Ascoltiamo alcune testimonianze dei presenti
raccolte da Marina Tomarro.
R. – E' importante
per l’Africa, perché ci siamo resi conto che bisogna parlarci, bisogna discutere insieme
i problemi, bisogna cercare di stare insieme. Recitare il Rosario con il Papa è anche
dare voce agli africani. R. – E’ importante perché con i nostri
fratelli dell’Africa possiamo avere un contatto che ci faccia sentire in maniera particolare
e vicina il loro modo di sentire e vivere la fede nel loro Paese, dove c’è un grande
spirito di evangelizzazione, che la Chiesa sta compiendo in questo ultimo periodo.
R. – E’ sempre un’emozione accogliere il Papa e recitare il
Rosario con lui, perché ha sempre dei messaggi di speranza e di unione per noi giovani
e di incoraggiamento, soprattutto per noi universitari. Quindi, penso ci dia anche
forza, all’inizio per tutti dell’Anno Accademico. E’ un momento, quindi, di incontro
e di incoraggiamento per tutto l’anno. R. – E’ importante per
la spiritualità del popolo africano fare emergere e conoscere i nostri valori: che
crediamo in un solo Dio e che amiamo un solo Dio. D. – Il Papa
vi ha invitato ad essere ricercatori della verità e costruttori della nuova civiltà
dell’amore. In che modo accoglierai il suo invito? R. – La ricerca
della verità si fa soprattutto con la cooperazione universitaria. I luoghi più adatti
per la ricerca oggi - la ricerca della scienza, della verità intellettuale - sono
le università. Quindi, è attraverso l’educazione che si può acquistare la verità. R.
– E’ veramente una sfida impegnativa, possiamo dire, soprattutto per noi studenti
africani che studiamo qui a Roma, perché i nostri cari fratelli e sorelle in Africa
hanno tanto bisogno della nostra testimonianza: non soltanto di parole, ma di azioni
e di opere. Quindi, è un invito che il Papa ci ha dato, che non deve rimanere tale,
ma deve essere messo in pratica.