2009-10-11 14:20:08

Intervento di Suor Jacqueline MANYI ATABONG, Assistente della Superiora Generale delle Suore di Santa Teresa del Bambin Gesù della Diocesi di Buea (CAMERUN), Uditrice


Rev.da Suora Jacqueline MANYI ATABONG, Assistente della Superiora Generale delle Suore di Santa Teresa del Bambin Gesù della Diocesi di Buea; Coordinatrice per l'Africa dell'International Catholic Commission for Prison Pastoral Care (I.C.C.P.P.C.), Douala (CAMERUN)

Il nostro mondo è sempre più caratterizzato dalla paura a causa del crescente tasso di criminalità. Il sistema di giustizia retributiva che viene attuato oggi non è riuscito a ridurre i reati. Il carcere non sembra essere una minaccia sufficiente per i criminali e le reiterazioni di reato sono in aumento, le vittime continuano a soffrire, i delinquenti a rimanere in carcere e la società a vivere nella paura.
Dobbiamo interrogarci e rivedere i nostri metodi! Il metodo antico con cui noi, come Chiesa, ci occupiamo dei reati e dei criminali è ancora efficace o abbiamo bisogno di nuove strategie? Sappiamo che molte nostre carceri sono delle celle sovraffollate di persone povere e svantaggiate. Sono strutturalmente inadeguate e vi si verificano pratiche disumanizzanti, violente e repressive, che talvolta causano la morte. I diritti dei detenuti non vengono rispettati e il reinserimento degli ex detenuti è un’impresa difficile. Sappiamo che in molte diocesi l’apostolato delle carceri o non esiste affatto, oppure è organizzato male, con personale scarsamente o per nulla preparato, e che riceve poco o nessun sostegno dalle autorità ecclesiastiche e dallo stato.
Per poter adempiere meglio al suo ministero di riconciliazione, la Chiesa deve essere più che mai una comunità riconciliata, un luogo in cui la riconciliazione non venga solo proclamata, ma anche vissuta. Essa deve cogliere ogni occasione per assicurare che l’apostolato di quanti sono toccati dal crimine non venga trascurato. Cristo condanna ogni legge o pratica che non salva la vita. Molti nostri istituti di detenzione non promuovono la vita. Se noi, come Chiesa, possiamo fare qualcosa a riguardo e non lo facciamo, saremo responsabili dinanzi a nostro Signore.
Quali alternative abbiamo, dunque? Occorre una migliore organizzazione della cappellania delle carceri a livello nazionale, diocesano e parrocchiale, coinvolgendo le piccole comunità cristiane, personale adeguatamente formato e un team che possa offrire un’assistenza completa.
Giustizia ristorativa! La giustizia ristorativa è il processo in cui tutte le persone colpite da un atto illecito si incontrano per affrontare le conseguenze. Esprimono i loro sentimenti, rispondono, affrontano, si assumono la responsabilità e riconoscono il dolore costante, le ferite e i bisogni della persona che ha subito il danno, della persona che ha causato il danno e della comunità colpita da questo danno in modo tale che la comunità possa trovare la guarigione.







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