2009-10-11 16:12:27

Giornata nazionale dedicata alle persone affette dalla sindrome di Down


Si celebra oggi la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down. Tra le iniziative di sensibilizzazione si segnala il concorso “Pinguini nel deserto”, rivolto a tutte le scuole d’Italia, promosso dall’Associazione Pianeta Down e patrocinato dal Ministero della pubblica istruzione, che si concluderà il 5 dicembre prossimo. Proprio a nome dell’Associazione Pianeta Down, Dario Mosconi - un ragazzo di 22 anni, affetto dalla sindrome – ha donato a Benedetto XVI, a margine dell’udienza generale di mercoledì scorso, la tessera “numero 1” dell’associazione e il bando del concorso, pensato per favorire l’accoglienza di bambini e ragazzi disabili. Il Pontefice è particolarmente sensibile alla tematica, avendo avuto un cugino Down ucciso dai nazisti nel 1941. Sulle finalità dell’Associazione Pianeta Down, Eliana Astorri ha intervistato il consigliere del sodalizio, Alessandro Mosconi, padre di Dario:RealAudioMP3

R. - L’associazione ha come intento quello di diffondere la cultura della non diversità. Essendo nata su Internet non si caratterizza da un punto di vista territoriale e quindi è diffusa un po’ su tutto il territorio nazionale, per cui le sue iniziative sono essenzialmente di carattere culturale. Nel 2006 abbiamo pubblicato un libro che si chiama “Come pinguini nel deserto” e poi un opuscolo che parla di come affrontare la comunicazione della diagnosi di un bambino con la sindrome di Down. Ora stiamo tentando di raggiungere il mondo delle scuole dove in realtà si fa essenzialmente cultura ed educazione perché ci siamo resi conto che quello è il luogo dove si formano le persone del domani e quindi dove si gioca il futuro dei nostri figli e quindi la loro integrazione nella società.
 
D. – Lo slogan del concorso “Pinguini nel deserto” sta a indicare cosa?
 
R. - Indica essenzialmente quello strano stato di smarrimento che può nascere, sia nei nostri figli all’interno di un ambiente - che non è magari propriamente accogliente-, ma anche l’atteggiamento che magari le persone - cosiddette normodotate - possono avere quando incontrano una persona con cui magari non sanno precisamente come rapportarsi.
 
D. – Quindi da entrambe le parti?
 
R. – Da entrambi le parti, sicuramente. Quel piccolo muro di imbarazzo e di indifferenza che spesso è la causa principale dell’incomprensione di due mondi e basta smontare mattoncino per mattoncino perché a volte questo muro è proprio costruito sul nulla.
 
D. – Lei ha un ragazzo con sindrome di Down: il bambino con questo tipo di difficoltà è ancora quindi percepito dagli adulti e dai coetanei come un diverso?
 
R. – Diciamo che questa difficoltà certamente esiste, però io la vedo quasi esclusivamente come un problema di carattere culturale: penso che con l’abitudine, la frequentazione e la possibilità di vivere insieme esperienze che siano costruttive e creative, può sicuramente essere abbattuto. Mio figlio ha 22 anni ormai, dopo aver passato e concluso tutta l’esperienza scolastica ora è felicemente inserito anche nel mondo del lavoro e lavora come aiuto cuoco in un hotel della mia città. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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