BENEDETTO XVI. OMELIA nella Canonizzazione dei Beati
BENEDETTO XVI Omelia nella Canonizzazione dei Beati Zygmunt Szczęsny Feliński, Francisco
Coll y Guitart, Josef Damiaan de Veuster, Rafael Arnáiz, Marie de la Croix (Jeanne)
Jugan:
Domenica,
11 ottobre 2009 Basilica Vaticana
Cari fratelli e sorelle!
“Che cosa
devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Con questa domanda ha inizio il breve
dialogo, che abbiamo ascoltato nella pagina evangelica, tra un tale, altrove identificato
come il giovane ricco, e Gesù (cfr Mc 10,17-30). Non abbiamo molti dettagli circa
questo anonimo personaggio; dai pochi tratti riusciamo tuttavia a percepire il suo
sincero desiderio di giungere alla vita eterna conducendo un’onesta e virtuosa esistenza
terrena. Conosce infatti i comandamenti e li osserva fedelmente sin dalla giovinezza.
Eppure tutto questo, che è certo importante, non basta, - dice Gesù - manca una cosa
soltanto, ma qualcosa di essenziale. Vedendolo allora ben disposto, il divino Maestro
lo fissa con amore e gli propone il salto di qualità, lo chiama all'eroismo della
santità, gli chiede di abbandonare tutto per seguirlo: “Vendi quello che hai e dallo
ai poveri... e vieni e seguimi!” (v. 21).
“Vieni e seguimi!”. Ecco la vocazione
cristiana che scaturisce da una proposta di amore del Signore, e che può realizzarsi
solo grazie a una nostra risposta di amore. Gesù invita i suoi discepoli al dono totale
della loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in
Dio. I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla
sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede
talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi,
ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo. Così hanno
fatto i cinque santi che oggi, con grande gioia, vengono posti alla venerazione della
Chiesa universale: Zygmunt Szczęsny Feliński, Francisco Coll y Guitart, Jozef Damiaan
de Veuster, Rafael Arnáiz Barón e Marie de la Croix (Jeanne) Jugan. In essi contempliamo
realizzate le parole dell’apostolo Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti
abbiamo seguito” (v. 28) e la consolante assicurazione di Gesù: “non c'è nessuno che
abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa
mia e per causa del Vangelo , che non riceva già ora... cento volte tanto... insieme
a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (vv. 29-30)
Zygmunt Szczęsny
Feliński, arcybiskup Warszawy, założyciel zgromadzenia Franciszkanek Rodziny Maryi,
był wielkim świadkiem wiary i duszpasterskiej miłości w czasach bardzo trudnych dla
narodu i Kościoła w Polsce. Gorliwie dbał o duchowy wzrost wiernych i pomagał ubogim
i sierotom. W Akademii Duchownej w Petersburgu starał się o solidną formację przyszłych
kapłanów. Jako arcybiskup warszawski zapalał wszystkich do wewnętrznej odnowy. Przed
wybuchem powstania styczniowego ostrzegał przed niepotrzebnym rozlewem krwi. Jednak,
gdy powstanie się rozpoczęło i gdy nastąpiły represje, odważnie stanął w obronie uciśnionych.
Z rozkazu cara rosyjskiego spędził dwadzieścia lat na wygnaniu w Jarosławiu nad Wołgą.
Nigdy już nie mógł powrócić do swojej diecezji. W każdej sytuacji zachował niewzruszoną
ufność w Bożą Opatrzność i tak się modlił: „O Boże, nie od udręczeń i trosk tego świata
nas ochraniaj... pomnażaj tylko miłość w sercach naszych i daj, abyśmy przy najgłębszej
pokorze zachowali nieograniczoną ufność w pomoc i miłosierdzie Twoje”. Dziś jego ufne
i pełne miłości oddanie Bogu i ludziom staje się świetlanym wzorem dla całego Kościoła.
[Zygmunt Szczęsny Feliński, Arcivescovo di Varsavia, fondatore della congregazione
delle Francescane della Famiglia di Maria, è stato un grande testimone della fede
e della carità pastorale in tempi molto difficili per la nazione e per la Chiesa in
Polonia. Si preoccupò con zelo della crescita spirituale dei fedeli, aiutava i poveri
e gli orfani. All’Accademia Ecclesiastica di San Pietroburgo curò una solida formazione
dei sacerdoti. Come Arcivescovo di Varsavia infiammò tutti verso un rinnovamento interiore.
Prima dell’insurrezione del gennaio 1863 contro l’annessione russa mise in guardia
il popolo dall’inutile spargimento del sangue. Quando però scoppiò la sommossa e ci
furono le repressioni, coraggiosamente difese gli oppressi. Per ordine dello zar russo
passò vent’anni in esilio a Jaroslaw sul Volga, senza poter fare mai più ritorno nella
sua diocesi. In ogni situazione conservò incrollabile la fiducia nella Divina Provvidenza,
e così pregava: “Oh, Dio, proteggici non dalle tribolazioni e dalle preoccupazioni
di questo mondo… solo moltiplica l’amore nei nostri cuori e fa che con la più profonda
umiltà manteniamo l’infinita fiducia nel Tuo aiuto e nella Tua misericordia…”. Oggi
il suo donarsi a Dio e agli uomini, pieno di fiducia e di amore, diventa un fulgido
esempio per tutta la Chiesa.]
San Pablo nos recuerda en la segunda lectura
que «la Palabra de Dios es viva y eficaz» (Hb 4,12). En ella, el Padre, que está en
el cielo, conversa amorosamente con sus hijos de todos los tiempos (cf. Dei Verbum,
21), dándoles a conocer su infinito amor y, de este modo, alentarlos, consolarlos
y ofrecerles su designio de salvación para la humanidad y para cada persona. Consciente
de ello, San Francisco Coll se dedicó con ahínco a propagarla, cumpliendo así fielmente
su vocación en la Orden de Predicadores, en la que profesó. Su pasión fue predicar,
en gran parte de manera itinerante y siguiendo la forma de «misiones populares», con
el fin de anunciar y reavivar por pueblos y ciudades de Cataluña la Palabra de Dios,
ayudando así a las gentes al encuentro profundo con Él. Un encuentro que lleva a la
conversión del corazón, a recibir con gozo la gracia divina y a mantener un diálogo
constante con Nuestro Señor mediante la oración. Por eso, su actividad evangelizadora
incluía una gran entrega al sacramento de la Reconciliación, un énfasis destacado
en la Eucaristía y una insistencia constante en la oración. Francisco Coll llegaba
al corazón de los demás porque trasmitía lo que él mismo vivía con pasión en su inte¬rior,
lo que ardía en su corazón: el amor de Cristo, su entrega a Él. Para que la semilla
de la Palabra de Dios encontrara buena tierra, Francisco fundó la congregación de
las Hermanas Dominicas de la Anunciata, con el fin de dar una educación integral a
niños y jóvenes, de modo que pudieran ir descubriendo la riqueza insondable que es
Cristo, ese amigo fiel que nunca nos abandona ni se cansa de estar a nuestro lado,
animando nuestra esperanza con su Palabra de vida.
Jozef De Veuster, die de
naam Damiaan verkreeg in de Congregatie van de Heilige Harten van Jezus en Maria,
verliet zijn geboorteland Vlaanderen toen hij drie en twintig (23) jaar oud was, in
achttienhonderd drie en zestig (1863), en wel om het Evangelie te verkondigen aan
de andere kant van de wereld in de Hawaï-eilanden. Zijn missieactiviteit, die hem
zoveel vreugde heeft verschaft, gaat zijn hoogtepunt vinden in de naastenliefde. Niet
zonder vrees en weerzin, heeft hij ervoor gekozen naar het eiland Molokaï te gaan
ten dienste van de melaatsen die zich daar bevinden, door iedereen verlaten; zo stelt
hij zich bloot aan de ziekte waaronder ze lijden. Hij voelt zich bij hen thuis. De
dienaar van het Woord is een lijdende dienaar geworden, melaats met de melaatsen gedurende
de laatste vier jaar van zijn leven. Um Christus nachzufolgen, hat Pater Damian nicht
nur seine Heimat verlassen, sondern auch seine eigene Gesundheit aufs Spiel gesezt
: deshalb hat er - nach dem Wort, das Jesus uns heute im Evangelium verkündet - das
ewige Leben bekommen (vgl. Mk 10,30). ( Jozef De Veuster, che nella Congregazione
dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria ha ricevuto il nome di Damiaan, quando aveva ventitré
(23) anni, nel 1863, lasciò il suo Paese natale, le Fiandre, per annunciare il Vangelo
all’altra parte del mondo, nelle Isole Hawaii. La sua attività missionaria, che gli
ha dato tanta gioia, raggiunge il suo culmine nella carità. Non senza paura e ripugnanza,
fece la scelta di andare nell’Isola di Molokai al servizio dei lebbrosi che si trovavano
là, abbandonati da tutti; così si espose alla malattia della quale essi soffrivano.
Con loro si sentì a casa. Il servitore della Parola divenne così un servitore sofferente,
lebbroso con i lebbrosi, durante gli ultimi quattro anni della sua vita.Per seguire
Cristo, il Padre Damiano non ha solo lasciato la sua patria, ma ha anche messo in
gioco la sua salute: perciò egli – come dice la parola di Gesù che ci è stata annunciata
nel Vangelo di oggi – ha ricevuto la vita eterna (cfr Mc 10,30)) En ce 20ème
anniversaire de la canonisation d’un autre saint belge, le Frère Mutien-Marie, l’Eglise
en Belgique est unie une nouvelle fois pour rendre grâce à Dieu pour l’un de ses fils
reconnu comme un authentique serviteur de Dieu. Nous nous souvenons devant cette noble
figure que c’est la charité qui fait l’unité : elle l’enfante et la rend désirable.
À la suite de saint Paul, saint Damien nous entraîne à choisir les bons combats (cf.
1 Tim 1, 18), non pas ceux qui portent la division, mais ceux qui rassemblent. Il
nous invite à ouvrir les yeux sur les lèpres qui défigurent l’humanité de nos frères
et appellent encore aujourd’hui, plus que notre générosité, la charité de notre présence
servante.
A la figura del joven que presenta a Jesús sus deseos de ser algo
más que un buen cumplidor de los deberes que impone la ley, volviendo al Evangelio
de hoy, hace de contraluz el Hermano Rafael, hoy canonizado, fallecido a los veintisiete
años como Oblato en la Trapa de San Isidro de Dueñas. También él era de familia acomodada
y, como él mismo dice, de “alma un poco soñadora”, pero cuyos sueños no se desvanecen
ante el apego a los bienes materiales y a otras metas que la vida del mundo propone
a veces con gran insistencia. Él dijo sí a la propuesta de seguir a Jesús, de manera
inmediata y decidida, sin límites ni condiciones. De este modo, inició un camino que,
desde aquel momento en que se dio cuenta en el Monasterio de que “no sabía rezar”,
le llevó en pocos años a las cumbres de la vida espiritual, que él relata con gran
llaneza y naturalidad en numerosos escritos. El Hermano Rafael, aún cercano a nosotros,
nos sigue ofreciendo con su ejemplo y sus obras un recorrido atractivo, especialmente
para los jóvenes que no se conforman con poco, sino que aspiran a la plena verdad,
a la más indecible alegría, que se alcanzan por el amor de Dios. “Vida de amor...
He aquí la única razón de vivir”, dice el nuevo Santo. E insiste: “Del amor de Dios
sale todo”. Que el Señor escuche benigno una de las últimas plegarias de San Rafael
Arnáiz, cuando le entregaba toda su vida, suplicando: “Tómame a mí y date Tú al mundo”.
Que se dé para reanimar la vida interior de los cristianos de hoy. Que se dé para
que sus Hermanos de la Trapa y los centros monásticos sigan siendo ese faro que hace
descubrir el íntimo anhelo de Dios que Él ha puesto en cada corazón humano.
Par
son œuvre admirable au service des personnes âgées les plus démunies, Sainte Marie
de la Croix est aussi comme un phare pour guider nos sociétés qui ont toujours à redécouvrir
la place et l’apport unique de cette période de la vie. Née en 1792 à Cancale, en
Bretagne, Jeanne Jugan a eu le souci de la dignité de ses frères et de ses sœurs en
humanité, que l’âge a rendus vulnérables, reconnaissant en eux la personne même du
Christ. « Regardez le pauvre avec compassion, disait-elle, et Jésus vous regardera
avec bonté, à votre dernier jour ». Ce regard de compassion sur les personnes âgées,
puisé dans sa profonde communion avec Dieu, Jeanne Jugan l’a porté à travers son service
joyeux et désintéressé, exercé avec douceur et humilité du cœur, se voulant elle-même
pauvre parmi les pauvres. Jeanne a vécu le mystère d’amour en acceptant, en paix,
l’obscurité et le dépouillement jusqu’à sa mort. Son charisme est toujours d’actualité,
alors que tant de personnes âgées souffrent de multiples pauvretés et de solitude,
étant parfois même abandonnées de leurs familles. L’esprit d’hospitalité et d’amour
fraternel, fondé sur une confiance illimitée dans la Providence, dont Jeanne Jugan
trouvait la source dans les Béatitudes, a illuminé toute son existence. Cet élan évangélique
se poursuit aujourd’hui à travers le monde dans la Congrégation des Petites Sœurs
des Pauvres, qu’elle a fondée et qui témoigne à sa suite de la miséricorde de Dieu
et de l’amour compatissant du Cœur de Jésus pour les plus petits. Que sainte Jeanne
Jugan soit pour les personnes âgées une source vive d’espérance et pour les personnes
qui se mettent généreusement à leur service un puissant stimulant afin de poursuivre
et de développer son œuvre !
Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore
per il dono della santità, che quest'oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza.
Mentre con affetto saluto ciascuno di voi - Cardinali, Vescovi, Autorità civili e
militari, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici di varie nazionalità che
prendete parte a questa solenne celebrazione eucaristica, - vorrei rivolgere a tutti
l'invito a lasciarsi attrarre dagli esempi luminosi di questi Santi, a lasciarsi guidare
dai loro insegnamenti perché tutta la nostra esistenza diventi un cantico di lode
all'amore di Dio. Ci ottenga questa grazia la loro celeste intercessione e soprattutto
la materna protezione di Maria, Regina dei Santi e Madre dell'umanità. Amen.