Sinodo per l'Africa: chiusa la prima settimana di lavori. Intervista con l'arcivescovo
di Addis Abeba
R. – Questo sarebbe molto importante, perché la Chiesa universale ha una voce forte.
Grazie a Dio, la voce del Papa e della Santa Sede ha un valore grande. Così, se la
Santa Sede avesse un nunzio all’Unione Africana, la voce della Chiesa africana potrebbe
essere sentita meglio. D. – E questo lei crede sarebbe accolto
bene anche da quei Paesi a maggioranza musulmana? R. – Penso
di sì, perché in molti casi i musulmani considerano la posizione cattolica, come per
esempio per quanto riguarda il rispetto della vita. Noi educhiamo tanti musulmani,
nelle nostre scuole e per questo loro sanno che noi svolgiamo questo lavoro senza
forzare i musulmani a diventare cattolici; invece, diciamo loro che devono studiare
per diventare voce per il loro popolo. Ma a livello dell’Unione Africana, più della
metà dei membri sono cattolici! Ecco perché penso che questo nunzio possa anche aiutarli
a prendere posizione secondo gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa. D.
– Lei ha invitato a studiare le cause che sono alla base del traffico di esseri umani
… R. – Io penso che questa situazione sia molto, molto seria
per quanto riguarda la tratta delle donne e dei minori. Dal Sinodo deve uscire una
forte presa di posizione su questo! D. – Lei crede che una delle
cause della tratta risieda in Africa? R. – Sì: deve esistere
una sorta di “accordo” internazionale, perché le persone non arrivano facilmente in
Europa! Ci sono persone che hanno già pronti i visti d’ingresso: chi organizza tutto
questo? Dopo gli armamenti e la droga, la tratta degli esseri umani è ora un business
internazionale! D. – Mons. Souraphiel, mi volevo soffermare
sulla situazione nel suo Paese, in particolare per quanto riguarda la vita della Chiesa,
la condizione dei cristiani … R. – La Chiesa cattolica non è
molto diffusa, in Etiopia, conta solo l’un per cento della popolazione. Lei sa che
ha parlato, qui, il Patriarca Abuna Paulos della Chiesa ortodossa etiopica: loro rappresentano
più del 45% della popolazione, per oltre 40 milioni di cristiani ortodossi in Etiopia.
In Etiopia, i cristiani vogliono rimanere nel loro Paese … D.
– Lei ha detto che la povertà è una piaga per l’Etiopia … R.
– Devo dire che molte donne emigrano verso il Medio Oriente: perché vanno lì? Perché
in Africa non c’è lavoro. Ma per andare lì, prima di tutto devono cambiare il loro
nome cristiano in un nome musulmano, devono vestire come i musulmani … Posso dire
che per la prima volta, in Etiopia, la povertà sta costringendo le persone a rinnegare
la loro eredità cristiana. Quindi, emigrano, non sono pagati molto perché non sono
qualificati … Ecco perché dico che ci sono cose che noi africani dobbiamo cambiare.
Quando le donne o altre persone emigrano, è meglio preparare bene queste persone,
offrire loro una preparazione professionale qualificata in modo che possano guadagnare
di più e mandare più denaro alla loro famiglia, nel Paese d’origine.