Intervista con Mons Berhaneyesus Demerew Souraphiel, Arcivescovo di Addis Abeba
Dal Sinodo è partita intanto la proposta di nominare un rappresentante permanente
della Santa Sede presso l’Unione Africana che partecipi alle riunioni e possa mantenere
un contatto personale con i membri di questa istituzione. L’iniziativa è stata presentata
dall’arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiopica,
mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel. Nel suo intervento il presule ha anche
esortato il Sinodo a studiare le cause alla base del traffico di esseri umani e delle
migrazioni. “La vita degli africani è sacra e non priva di valore come invece sembra
essere vista da molti media”, ha detto mons Souraphiel. Paolo Ondarza lo ha
intervistato a partire dalla proposta di un rappresentante della Santa Sede all’Unione
Africana:
R.
– Questo sarebbe molto importante, perché la Chiesa universale ha una voce forte.
Grazie a Dio, la voce del Papa e della Santa Sede ha un valore grande. Così, se la
Santa Sede avesse un nunzio all’Unione Africana, la voce della Chiesa africana potrebbe
essere sentita meglio.
D. – E questo lei crede sarebbe
accolto bene anche da quei Paesi a maggioranza musulmana?
R.
– Penso di sì, perché in molti casi i musulmani considerano la posizione cattolica,
come per esempio per quanto riguarda il rispetto della vita. Noi educhiamo tanti musulmani,
nelle nostre scuole e per questo loro sanno che noi svolgiamo questo lavoro senza
forzare i musulmani a diventare cattolici; invece, diciamo loro che devono studiare
per diventare voce per il loro popolo. Ma a livello dell’Unione Africana, più della
metà dei membri sono cattolici! Ecco perché penso che questo nunzio possa anche aiutarli
a prendere posizione secondo gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa.
D.
– Lei ha invitato a studiare le cause che sono alla base del traffico di esseri umani
…
R. – Io penso che questa situazione sia molto, molto
seria per quanto riguarda la tratta delle donne e dei minori. Dal Sinodo deve uscire
una forte presa di posizione su questo!
D. – Lei crede
che una delle cause della tratta risieda in Africa?
R.
– Sì: deve esistere una sorta di “accordo” internazionale, perché le persone non arrivano
facilmente in Europa! Ci sono persone che hanno già pronti i visti d’ingresso: chi
organizza tutto questo? Dopo gli armamenti e la droga, la tratta degli esseri umani
è ora un business internazionale!
D. – Mons. Souraphiel,
mi volevo soffermare sulla situazione nel suo Paese, in particolare per quanto riguarda
la vita della Chiesa, la condizione dei cristiani …
R.
– La Chiesa cattolica non è molto diffusa, in Etiopia, conta solo l’un per cento della
popolazione. Lei sa che ha parlato, qui, il Patriarca Abuna Paulos della Chiesa ortodossa
etiopica: loro rappresentano più del 45% della popolazione, per oltre 40 milioni di
cristiani ortodossi in Etiopia. In Etiopia, i cristiani vogliono rimanere nel loro
Paese …
D. – Lei ha detto che la povertà è una piaga
per l’Etiopia …
R. – Devo dire che molte donne emigrano
verso il Medio Oriente: perché vanno lì? Perché in Africa non c’è lavoro. Ma per andare
lì, prima di tutto devono cambiare il loro nome cristiano in un nome musulmano, devono
vestire come i musulmani … Posso dire che per la prima volta, in Etiopia, la povertà
sta costringendo le persone a rinnegare la loro eredità cristiana. Quindi, emigrano,
non sono pagati molto perché non sono qualificati … Ecco perché dico che ci sono cose
che noi africani dobbiamo cambiare. Quando le donne o altre persone emigrano, è meglio
preparare bene queste persone, offrire loro una preparazione professionale qualificata
in modo che possano guadagnare di più e mandare più denaro alla loro famiglia, nel
Paese d’origine.