Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa 28.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta l’incontro di
Gesù con un uomo ricco che chiede al Signore cosa deve fare per avere in eredità la
vita eterna. Lui ha osservato i comandamenti fin dalla giovinezza. Gesù fissa lo sguardo
su di lui e gli dice:
«Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai
e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
Su
questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:
Gesù lo guarda,
ferma su di lui il Suo sguardo. E’ lo sguardo del Figlio di Dio. E’ uno sguardo che
crea e ricrea: “Noi infatti vediamo le cose perché esse sono, ma esse sono perché
Dio le guarda” (Sant’Agostino). Dentro quello sguardo c’è l’amore, l’amore che ama,
l’amore divino. E fin qui è tutta opera di Dio.
Poi
c’è l’interpellazione, e quel tale viene esplicitamente e inaspettatamente chiamato
in causa, chiamato all’amore: “Vieni!”, “Vieni a me”. “Vieni con me e seguimi”.
L’istante
che segue questa sequenza di sguardo, di amore e di vocazione è tremendo e fascinoso.
E’ un istante gravido di tutto. E’ un istante nel quale si è raccolto tutto: il Cielo
e la terra, l’esistenza e l’eternità, il principio e la fine. E per di più tutto questo,
ora, attende lui, solo lui, solo lui è interpellato e solo lui può rispondere di tutti
i milioni di uomini che sono sulla faccia della terra: il Figlio di Dio intende lui,
proprio lui. E’ l’istante in cui può cominciare ad essere, ad essere con verità, ad
essere per la prima volta, ad essere per sempre.