2009-10-10 16:09:12

Giornata per l'abolizione della pena di morte


Si celebra oggi la settima edizione della Giornata mondiale contro la pena di morte, l’iniziativa promossa da Amnesty International e da altre organizzazioni abolizioniste. Incoraggiando dibattiti e incontri nelle scuole, quest’anno Amnesty mette al centro il percorso educativo dei giovani verso la cancellazione della condanna capitale. Ma qual è il significato di questo appuntamento? Giuseppe Petrocelli lo ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:RealAudioMP3

R. – Oltre ad essere la settima edizione della Giornata mondiale contro la pena di morte, quest’anno ricorre anche il 20.mo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia. E’ un patto internazionale estremamente importante che prevede una serie di garanzie, tra le quali il divieto assoluto della pena di morte nei confronti dei minorenni al momento del reato. E quello che Amnesty International vuole mettere in luce quest’anno è che ci sono quattro Paesi che ancora continuano ad emettere e ad eseguire condanne a morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato: Arabia Saudita, Iran, Sudan e Yemen.

 
D. – In generale, qual è la situazione?

 
R. – Al di là di questo aspetto particolarmente terrificante, di mettere a morte ragazzini, oggi il mondo in realtà è sempre più libero dalla pena di morte. I Paesi che l’hanno abolita sono 139: questo numero è aumentato anche quest’anno con il Burundi e il Togo entrati nella lista dei Paesi abolizionisti per tutti i reati. Negli Stati Uniti ci sono timidi passi avanti; in Paesi che mantengono la pena capitale si diminuisce il numero dei reati punibili con la pena di morte, come il Vietnam. Insomma, si può dire che, se la pena di morte è ancora prevista in una cinquantina di Paesi, una vera e propria emergenza c’è in Cina, Iran, Arabia Saudita. E c’è purtroppo anche una questione che riguarda il nostro continente, dove la Bielorussia continua ad emettere e ad eseguire condanne a morte, e ce n’è una prevista addirittura all’inizio della prossima settimana.

 
D. – Che bilancio si può fare a due anni dalla moratoria delle Nazioni Unite?

 
R. – E’ importante, questa moratoria; è importante dare continuità. Quindi, in ogni occasione, in primo luogo nell’Assemblea generale dell’Onu in corso, ribadirla e aumentare il consenso intorno all’idea che si debbano sospendere tutte le esecuzioni in vista dell’abolizione. Occorre lavorare sugli Stati che ancora mantengono la pena capitale e naturalmente bisogna salvare vite umane. Da qui, gli appelli che le organizzazioni abolizioniste promuovono ogni giorno … Insomma, è un mix di lavoro sulle istituzioni e lavoro sui singoli governi e quest’anno, in particolare, anche lavoro sui giovani perché poi siano loro a poter parlare di pena di morte e a spiegare ai loro genitori e ai loro amici, essere attivisti dei diritti umani – in poche parole – e raccontare le buone ragioni abolizioniste.







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