Attentato contro un mercato in Pakistan: decine le vittime
In Pakistan, sono almeno 42, ma il bilancio è destinato ad aumentare, i morti e oltre
cento i feriti causati dall'esplosione di un'autobomba avvenuta oggi verso le 12 ora
locale nel Karachi Bazaar, all'interno del mercato Khyber di Peshawar. Tra le vittime
anche diverse donne e bambini. Secondo la polizia locale, la bomba fatta esplodere
a bordo dell'auto pesava almeno 100 chilogrammi. Nella provincia sono stati annunciati
tre giorni di lutto in memoria delle vittime dell'attentato. Tutte le scuole, i negozi
e gli uffici rimarranno chiusi. Le autorità pakistane hanno duramente condannato l'attacco
terroristico. Il presidente Zardari ha detto che “coloro che hanno messo in atto un
crimine così atroce dovranno essere perseguiti”, esprimendo poi il suo profondo rammarico
per la perdita di tante vite innocenti e ribadendo il forte impegno del governo a
eliminare il terrorismo dal Paese.
L’ambasciatore afghano negli Usa chiede
altri 40 mila soldati Almeno sei lavoratori hanno perso la vita e altri tre
sono rimasti feriti oggi in un attentato suicida nel sudest dell'Afghanistan. E sempre
oggi, si è concretizzata la decisione annunciata il tre ottobre scorso del ritiro
delle truppe statunitensi dall’avamposto in Nuristan, teatro della battaglia nella
quale sono rimasti uccisi otto soldati Usa, 10 afghani e oltre 100 talebani.Intanto,
l’ambasciatore afghano in Usa, Jawad, auspica che gli Stati Uniti decidano per l’invio
di 40 mila soldati supplementari in Afghanistan viste le attuali minacce per la sicurezza.
Sulla questione, il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, avrà una riunione oggi
alla Casa Bianca. Dovrebbe decidere le richieste da presentare al vertice della Nato
che si terrà a fine mese a Bratislava, in Slovacchia. Tra le ipotesi, ci sarebbe anche
quella di inviare 40 mila militari in più. L’opinione pubblica americana si divide
tra coloro che non vogliono che si inviino più truppe in Afghanistan e coloro che
chiedono addirittura l’inizio del ritiro. Secondo fonti ufficiali citate dal New York
Times, tra le opzioni sul tavolo del presidente americano c’è quella di intensificare
la campagna contro al Qaeda.
Schieramento di soldati sulla Spianata delle
Moschee a Gerusalemme Migliaia di agenti della polizia israeliana sono dislocati
anche oggi - come nei giorni precedenti - a Gerusalemme est per prevenire incidenti
ai margini delle preghiere del venerdì nella Spianata delle Moschee. Quella odierna
è stata infatti indicata dal Movimento islamico in Israele come una giornata di mobilitazione
generale “in difesa della moschea al-Aqsa” da minacce che a suo parere potrebbero
provenire da estremisti ebrei. Anche oggi, come nei giorni scorsi, l'ingresso alla
Spianata delle Moschee è stato limitato dalla polizia israeliana ai musulmani di età
superiore ai 50 anni, in possesso di documenti israeliani. L'accesso è vietato invece
ai turisti e agli ebrei. Lo stato di allerta è stato rafforzato dai responsabili alla
sicurezza anche in Cisgiordania e nelle città israeliane a popolazione mista di ebrei
e musulmani.
Ocse: segni positivi contro la crisi in particolare per Francia
e Italia Si rafforzano i segnali di ripresa delle maggiori economie. È quanto
risulta dal super-indice Ocse di agosto (il composite leading indicators),
che segna complessivamente un aumento di 1,5 punti rispetto al precedente mese e di
0,6 punti in un anno. Tra i Paesi che hanno segnato ad agosto un incremento maggiore
risulta l'Italia: +2 punti su base mensile e +10,4 punti su base annuale (il dato
tendenziale più alto tra i Paesi considerati nell'analisi Ocse). Italia e Francia
sono anche gli unici Paesi per quali viene indicata una “possibile espansione”, mentre
per tutti gli altri si parla di “ripresa”. Su base mensile, l'aumento più consistente
è segnato dalla Germania (+2,4 punti).
Dal governo italiano via libera alla
cosiddetta riforma "antifannulloni" In Italia, via libera definitivo del Consiglio
dei ministri alla riforma voluta dal ministro Brunetta nella pubblica amministrazione.
Si tratta del cosiddetto provvedimento "antifannulloni". Il servizio di Fausta
Speranza:
Un'Authority
di controllo, un’agenzia della valutazione: è questa, per Brunetta, la grande novità.
Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, che dà il nome alla riforma,
sottolinea che l’Authority verrà organizzata nelle prossime settimane al più alto
livello possibile. Taglio allo stipendio e licenziamenti, ma anche premi al merito
solo agli statali più produttivi: Brunetta sintetizza così la riforma abbastanza complessa
messa a punto in soli 14 mesi. Per poi sottolineare un punto: “Ci sarà più mobilità,
oggi è volontaria, non lo sarà più”. Potrà capitare che il dipendente sia spostato
a seconda delle necessità: da un'area dove è meno utile ad una dove lo è di più. Illustrata
lunedì scorso alle parti sociali, la normativa è stata emendata rispetto alla formulazione
originaria, dopo i passaggi in Conferenza unificata Stato-Regioni e in parlamento,
anche se, assicura Brunetta, resta imperniata sul meccanismo degli incentivi economici
legati alla produttività, e alle sanzioni disciplinari fino al licenziamento (unite
a decurtazioni dello stipendio) per i "fannulloni". Sarà attuata subito dopo la pubblicazione
in Gazzetta ufficiale, anche se con un periodo di sperimentazione di due anni.Da parte sua, il premier Berlusconi, in conferenza stampa congiunta con
il ministro Brunetta, ha sottolineato che si vuole ridare "fiducia e merito ai molti
lavoratori eccellenti che fanno parte della pubblica amministrazione”. Il responsabile
del dipartimento Settori pubblici della Cgil nazionale, Michele Gentile, afferma che
la riforma è “un grave attacco al diritto alla contrattazione nei settori pubblici
e segna il ritorno al primato della gestione da parte della politica dei diritti del
lavoro nelle pubbliche amministrazioni e nei settori della conoscenza”. Secondo il
sindacato Rdb Cub-Pubblico impiego, che ha indetto uno sciopero per il 23 ottobre,
la riforma Brunetta della pubblica amministrazione “è finalizzata ad ulteriori tagli
alle risorse per il funzionamento e il personale pubblico, un ulteriore passo indietro
rispetto al livello di protezione sociale che lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini”.
Ancora
tensione nel mondo politico italiano dopo la bocciatura del lodo Alfano Sempre
in Italia, c’è ancora molta tensione nel mondo politico dopo la sentenza della Corte
Costituzionale che ha bocciato il lodo Alfano, la legge che prevedeva l’immunità durante
il mandato per le quattro più alte cariche dello Stato. Intanto, il premier Berlusconi
ridimensiona, almeno in parte, le critiche rivolte al capo dello Stato. Servizio di
Giampiero Guadagni:
Sono
in molti in queste ore al lavoro per rasserenare il clima tra le istituzioni dopo
la sentenza sul lodo Alfano. Tra questi, certamente i presidenti di Senato e Camera,
Renato Schifani e Gianfranco Fini, che ieri hanno incontrato il capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, al quale hanno dato atto del suo rigoroso rispetto della Costituzione.
Supereremo anche questo momento, si è limitato a dire Napolitano rispondendo ad una
domanda dei giornalisti. E questa mattina, il premier Berlusconi, in una intervista
televisiva, ha smorzato almeno in parte i toni nei confronti del Quirinale. Per il
futuro, ha detto, sono convinto che sia possibile una leale dialettica tra presidenza
della Repubblica e governo. Berlusconi ha però ribadito che Napolitano è stato un
protagonista della sinistra e niente potrà cambiare la sua storia. E ha inoltre confermato
le dure critiche alla Consulta, definita organo non super partes. Ieri sera,
in occasione dell’ufficio politico del Pdl, Brelusconi aveva anche risposto indirettamente
a Fini che lo aveva invitato a rispettare Corte Costituzionale e capo dello Stato.
Il rispetto, ha detto Berlusconi, è dovuto anche al presidente del Consiglio, unica
figura eletta dal popolo. Il premier ha escluso comunque l’ipotesi di una manifestazione
di piazza. In piazza vuole invece andare l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro,
che chiede le dimissioni del premier ed elezioni anticipate. Posizione non condivisa
dal resto dell’opposizione. Pd e Udc difendono l’operato del capo dello Stato e accusano
Berlusconi di volersi porre al di sopra della Costituzione.
Riunione
a Sarajevo con Ue e Usa sulla situazione della Bosnia È cominciata stamani
a Sarajevo una riunione fra i rappresentanti di Unione Europea e Stati Uniti con i
leader degli otto principali partiti della Bosnia-Erzegovina, convocata da Ue e Usa
per cercare di far uscire il Paese balcanico da un preoccupante stallo politico che
ne impedisce il cammino ulteriore verso l'integrazione euroatlantica. Alla conferenza
- che si tiene nella base militare di Butmir, il quartier generale della Eufor poco
fuori Sarajevo - sono presenti il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, il cui
Paese detiene la presidenza di turno della Ue, il sottosegretario di Stato americano,
James Steinberg, e il commissario europeo all'Allargamento, Olli Rehn. I temi sul
tappeto, dei quali si è già discusso in una cena informale ieri sera fra tutti i partecipanti,
sono eventuali cambiamenti nella costituzione bosniaca, la trasformazione dell'incarico
di Alto rappresentante della comunità internazionale, le riforme necessarie per consentire
la liberalizzazione del regime dei visti. Ai lavori, prendono parte i rappresentanti
delle forze politiche delle tre componenti etniche della Bosnia-Erzegovina, la serba,
la croata e la musulmana. Le posizioni più rigide sono quelle di Milorad Dodik, leader
della Republika Srpska, che respinge ogni tentativo che limiti l'autonomia della comunità
serba di Bosnia e rafforzi le strutture centrali dello Stato bosniaco, condizione
per il suo avanzamento verso l'Europa. Con gli accordi di Dayton (Usa), che nel 1995
posero fine alla guerra di Bosnia - 100 mila morti e 2 milioni di profughi - il Paese
fu diviso in due entità, la Republika Srpska e la Federazione Bh (Bosnia-Erzegovina)
a maggioranza croato-musulmana.
L’Armenia riconosce le frontiere turche Alla
vigilia della storica firma dei protocolli in vista dell'allacciamento delle relazioni
diplomatiche fra Turchia ed Armenia, che avverrà domani a Zurigo, l’Armenia ha annunciato
di riconoscere i confini ereditati dall’Unione Sovietica dalla quale si è resa indipendente
nel ’91. La Turchia si è a lungo rifiutata di ripristinare i rapporti diplomatici
con l’Armenia, ricusando con forza i tentativi del premier armeno, Ierevan, di far
riconoscere il massacro degli armeni come un vero e proprio “ genocidio”. Dopo la
firma dei protocolli, Ierevan intende avviare con Ankara colloqui circa i beni immobili
di proprietà degli armeni esistenti sul suolo turco prima del 1915, anno indicato
come l’inizio della repressione ottomana contro la popolazione armena.
Birmania Si
è parlato delle sanzioni economiche internazionali che gravano sulla Birmania nell'incontro
di oggi della leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, con i diplomatici
Usa, australiani e britannici in una residenza messa a disposizione dalla giunta.
È la terza volta in sei anni che la giunta militare al potere ha permesso alla Premio
Nobel per la pace, agli arresti domiciliari, di incontrare persone fuori dalla sua
abitazione. Sembra che l’incontro, avvenuto oggi alle 10 ora locale, sia la conseguenza
della disponibilità della leader a collaborare con la Giunta militare birmana perchè
siano alleggerite le sanzioni economiche contro il Paese. Sabato e mercoledì scorsi,
Aung San Suu Kyi ha incontrato il ministro del Lavoro birmano, Aung Kyi. Gli Usa hanno
imposto sanzioni al Paese nel 1988, dopo che la Giunta andata al potere con un colpo
di stato nel 1962 ha represso le manifestazioni pro-democratiche (3.000 vittime stimate).
Le sanzioni Ue sono arrivate nel 1996 e sono state successivamente inasprite dopo
una nuova ondata di violenze contro le rivolte popolari nel 2007.
Nucleare La
Corea del Nord ha deciso di inviare un suo negoziatore sulle questioni nucleari negli
Stati Uniti entro la fine del mese, in una visita che punta a riavviare il dialogo
tra i due Paesi nell'ambito delle trattative sul disarmo atomico di Pyongyang. È quanto
afferma oggi a Seul la televisione sudcoreana Ytn, che cita una fonte diplomatica
non meglio identificata. In ogni caso, Corea del Sud e Giappone concordano sulla necessità
di riprendere i colloqui con Pyongyang, attualmente in fase di stallo, per la denuclearizzazione
della penisola con un “nuovo approccio globale” che eviti gli errori del passato.
Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak e il premier nipponico Yukio Hatoyama hanno
spiegato, in una breve conferenza stampa congiunta al termine del loro faccia a faccia,
che la Corea del Nord dovrà adottare misure specifiche e reali sulla questione nucleare
prima di poter chiedere aiuti di natura economica. (Panoramica internazionale a
cura di Fausta Speranza e Gaia Ciampi)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 282 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.