2009-10-09 15:09:47

Attentato contro un mercato in Pakistan: decine le vittime


In Pakistan, sono almeno 42, ma il bilancio è destinato ad aumentare, i morti e oltre cento i feriti causati dall'esplosione di un'autobomba avvenuta oggi verso le 12 ora locale nel Karachi Bazaar, all'interno del mercato Khyber di Peshawar. Tra le vittime anche diverse donne e bambini. Secondo la polizia locale, la bomba fatta esplodere a bordo dell'auto pesava almeno 100 chilogrammi. Nella provincia sono stati annunciati tre giorni di lutto in memoria delle vittime dell'attentato. Tutte le scuole, i negozi e gli uffici rimarranno chiusi. Le autorità pakistane hanno duramente condannato l'attacco terroristico. Il presidente Zardari ha detto che “coloro che hanno messo in atto un crimine così atroce dovranno essere perseguiti”, esprimendo poi il suo profondo rammarico per la perdita di tante vite innocenti e ribadendo il forte impegno del governo a eliminare il terrorismo dal Paese.

L’ambasciatore afghano negli Usa chiede altri 40 mila soldati
Almeno sei lavoratori hanno perso la vita e altri tre sono rimasti feriti oggi in un attentato suicida nel sudest dell'Afghanistan. E sempre oggi, si è concretizzata la decisione annunciata il tre ottobre scorso del ritiro delle truppe statunitensi dall’avamposto in Nuristan, teatro della battaglia nella quale sono rimasti uccisi otto soldati Usa, 10 afghani e oltre 100 talebani. Intanto, l’ambasciatore afghano in Usa, Jawad, auspica che gli Stati Uniti decidano per l’invio di 40 mila soldati supplementari in Afghanistan viste le attuali minacce per la sicurezza. Sulla questione, il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, avrà una riunione oggi alla Casa Bianca. Dovrebbe decidere le richieste da presentare al vertice della Nato che si terrà a fine mese a Bratislava, in Slovacchia. Tra le ipotesi, ci sarebbe anche quella di inviare 40 mila militari in più. L’opinione pubblica americana si divide tra coloro che non vogliono che si inviino più truppe in Afghanistan e coloro che chiedono addirittura l’inizio del ritiro. Secondo fonti ufficiali citate dal New York Times, tra le opzioni sul tavolo del presidente americano c’è quella di intensificare la campagna contro al Qaeda.

Schieramento di soldati sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme
Migliaia di agenti della polizia israeliana sono dislocati anche oggi - come nei giorni precedenti - a Gerusalemme est per prevenire incidenti ai margini delle preghiere del venerdì nella Spianata delle Moschee. Quella odierna è stata infatti indicata dal Movimento islamico in Israele come una giornata di mobilitazione generale “in difesa della moschea al-Aqsa” da minacce che a suo parere potrebbero provenire da estremisti ebrei. Anche oggi, come nei giorni scorsi, l'ingresso alla Spianata delle Moschee è stato limitato dalla polizia israeliana ai musulmani di età superiore ai 50 anni, in possesso di documenti israeliani. L'accesso è vietato invece ai turisti e agli ebrei. Lo stato di allerta è stato rafforzato dai responsabili alla sicurezza anche in Cisgiordania e nelle città israeliane a popolazione mista di ebrei e musulmani.

Ocse: segni positivi contro la crisi in particolare per Francia e Italia
Si rafforzano i segnali di ripresa delle maggiori economie. È quanto risulta dal super-indice Ocse di agosto (il composite leading indicators), che segna complessivamente un aumento di 1,5 punti rispetto al precedente mese e di 0,6 punti in un anno. Tra i Paesi che hanno segnato ad agosto un incremento maggiore risulta l'Italia: +2 punti su base mensile e +10,4 punti su base annuale (il dato tendenziale più alto tra i Paesi considerati nell'analisi Ocse). Italia e Francia sono anche gli unici Paesi per quali viene indicata una “possibile espansione”, mentre per tutti gli altri si parla di “ripresa”. Su base mensile, l'aumento più consistente è segnato dalla Germania (+2,4 punti).

Dal governo italiano via libera alla cosiddetta riforma "antifannulloni"
In Italia, via libera definitivo del Consiglio dei ministri alla riforma voluta dal ministro Brunetta nella pubblica amministrazione. Si tratta del cosiddetto provvedimento "antifannulloni". Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
Un'Authority di controllo, un’agenzia della valutazione: è questa, per Brunetta, la grande novità. Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, che dà il nome alla riforma, sottolinea che l’Authority verrà organizzata nelle prossime settimane al più alto livello possibile. Taglio allo stipendio e licenziamenti, ma anche premi al merito solo agli statali più produttivi: Brunetta sintetizza così la riforma abbastanza complessa messa a punto in soli 14 mesi. Per poi sottolineare un punto: “Ci sarà più mobilità, oggi è volontaria, non lo sarà più”. Potrà capitare che il dipendente sia spostato a seconda delle necessità: da un'area dove è meno utile ad una dove lo è di più. Illustrata lunedì scorso alle parti sociali, la normativa è stata emendata rispetto alla formulazione originaria, dopo i passaggi in Conferenza unificata Stato-Regioni e in parlamento, anche se, assicura Brunetta, resta imperniata sul meccanismo degli incentivi economici legati alla produttività, e alle sanzioni disciplinari fino al licenziamento (unite a decurtazioni dello stipendio) per i "fannulloni". Sarà attuata subito dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, anche se con un periodo di sperimentazione di due anni. Da parte sua, il premier Berlusconi, in conferenza stampa congiunta con il ministro Brunetta, ha sottolineato che si vuole ridare "fiducia e merito ai molti lavoratori eccellenti che fanno parte della pubblica amministrazione”. Il responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil nazionale, Michele Gentile, afferma che la riforma è “un grave attacco al diritto alla contrattazione nei settori pubblici e segna il ritorno al primato della gestione da parte della politica dei diritti del lavoro nelle pubbliche amministrazioni e nei settori della conoscenza”. Secondo il sindacato Rdb Cub-Pubblico impiego, che ha indetto uno sciopero per il 23 ottobre, la riforma Brunetta della pubblica amministrazione “è finalizzata ad ulteriori tagli alle risorse per il funzionamento e il personale pubblico, un ulteriore passo indietro rispetto al livello di protezione sociale che lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini”.

 
Ancora tensione nel mondo politico italiano dopo la bocciatura del lodo Alfano
Sempre in Italia, c’è ancora molta tensione nel mondo politico dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il lodo Alfano, la legge che prevedeva l’immunità durante il mandato per le quattro più alte cariche dello Stato. Intanto, il premier Berlusconi ridimensiona, almeno in parte, le critiche rivolte al capo dello Stato. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

 
Sono in molti in queste ore al lavoro per rasserenare il clima tra le istituzioni dopo la sentenza sul lodo Alfano. Tra questi, certamente i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, che ieri hanno incontrato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al quale hanno dato atto del suo rigoroso rispetto della Costituzione. Supereremo anche questo momento, si è limitato a dire Napolitano rispondendo ad una domanda dei giornalisti. E questa mattina, il premier Berlusconi, in una intervista televisiva, ha smorzato almeno in parte i toni nei confronti del Quirinale. Per il futuro, ha detto, sono convinto che sia possibile una leale dialettica tra presidenza della Repubblica e governo. Berlusconi ha però ribadito che Napolitano è stato un protagonista della sinistra e niente potrà cambiare la sua storia. E ha inoltre confermato le dure critiche alla Consulta, definita organo non super partes. Ieri sera, in occasione dell’ufficio politico del Pdl, Brelusconi aveva anche risposto indirettamente a Fini che lo aveva invitato a rispettare Corte Costituzionale e capo dello Stato. Il rispetto,  ha detto Berlusconi, è dovuto anche al presidente del Consiglio, unica figura eletta dal popolo. Il premier ha escluso comunque l’ipotesi di una manifestazione di piazza. In piazza vuole invece andare l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che chiede le dimissioni del premier ed elezioni anticipate. Posizione non condivisa dal resto dell’opposizione. Pd e Udc difendono l’operato del capo dello Stato e accusano Berlusconi di volersi porre al di sopra della Costituzione.

 
Riunione a Sarajevo con Ue e Usa sulla situazione della Bosnia
È cominciata stamani a Sarajevo una riunione fra i rappresentanti di Unione Europea e Stati Uniti con i leader degli otto principali partiti della Bosnia-Erzegovina, convocata da Ue e Usa per cercare di far uscire il Paese balcanico da un preoccupante stallo politico che ne impedisce il cammino ulteriore verso l'integrazione euroatlantica. Alla conferenza - che si tiene nella base militare di Butmir, il quartier generale della Eufor poco fuori Sarajevo - sono presenti il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, il cui Paese detiene la presidenza di turno della Ue, il sottosegretario di Stato americano, James Steinberg, e il commissario europeo all'Allargamento, Olli Rehn. I temi sul tappeto, dei quali si è già discusso in una cena informale ieri sera fra tutti i partecipanti, sono eventuali cambiamenti nella costituzione bosniaca, la trasformazione dell'incarico di Alto rappresentante della comunità internazionale, le riforme necessarie per consentire la liberalizzazione del regime dei visti. Ai lavori, prendono parte i rappresentanti delle forze politiche delle tre componenti etniche della Bosnia-Erzegovina, la serba, la croata e la musulmana. Le posizioni più rigide sono quelle di Milorad Dodik, leader della Republika Srpska, che respinge ogni tentativo che limiti l'autonomia della comunità serba di Bosnia e rafforzi le strutture centrali dello Stato bosniaco, condizione per il suo avanzamento verso l'Europa. Con gli accordi di Dayton (Usa), che nel 1995 posero fine alla guerra di Bosnia - 100 mila morti e 2 milioni di profughi - il Paese fu diviso in due entità, la Republika Srpska e la Federazione Bh (Bosnia-Erzegovina) a maggioranza croato-musulmana.

L’Armenia riconosce le frontiere turche
Alla vigilia della storica firma dei protocolli in vista dell'allacciamento delle relazioni diplomatiche fra Turchia ed Armenia, che avverrà domani a Zurigo, l’Armenia ha annunciato di riconoscere i confini ereditati dall’Unione Sovietica dalla quale si è resa indipendente nel ’91. La Turchia si è a lungo rifiutata di ripristinare i rapporti diplomatici con l’Armenia, ricusando con forza i tentativi del premier armeno, Ierevan, di far riconoscere il massacro degli armeni come un vero e proprio “ genocidio”. Dopo la firma dei protocolli, Ierevan intende avviare con Ankara colloqui circa i beni immobili di proprietà degli armeni esistenti sul suolo turco prima del 1915, anno indicato come l’inizio della repressione ottomana contro la popolazione armena.

Birmania
Si è parlato delle sanzioni economiche internazionali che gravano sulla Birmania nell'incontro di oggi della leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, con i diplomatici Usa, australiani e britannici in una residenza messa a disposizione dalla giunta. È la terza volta in sei anni che la giunta militare al potere ha permesso alla Premio Nobel per la pace, agli arresti domiciliari, di incontrare persone fuori dalla sua abitazione. Sembra che l’incontro, avvenuto oggi alle 10 ora locale, sia la conseguenza della disponibilità della leader a collaborare con la Giunta militare birmana perchè siano alleggerite le sanzioni economiche contro il Paese. Sabato e mercoledì scorsi, Aung San Suu Kyi ha incontrato il ministro del Lavoro birmano, Aung Kyi. Gli Usa hanno imposto sanzioni al Paese nel 1988, dopo che la Giunta andata al potere con un colpo di stato nel 1962 ha represso le manifestazioni pro-democratiche (3.000 vittime stimate). Le sanzioni Ue sono arrivate nel 1996 e sono state successivamente inasprite dopo una nuova ondata di violenze contro le rivolte popolari nel 2007.

Nucleare
La Corea del Nord ha deciso di inviare un suo negoziatore sulle questioni nucleari negli Stati Uniti entro la fine del mese, in una visita che punta a riavviare il dialogo tra i due Paesi nell'ambito delle trattative sul disarmo atomico di Pyongyang. È quanto afferma oggi a Seul la televisione sudcoreana Ytn, che cita una fonte diplomatica non meglio identificata. In ogni caso, Corea del Sud e Giappone concordano sulla necessità di riprendere i colloqui con Pyongyang, attualmente in fase di stallo, per la denuclearizzazione della penisola con un “nuovo approccio globale” che eviti gli errori del passato. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak e il premier nipponico Yukio Hatoyama hanno spiegato, in una breve conferenza stampa congiunta al termine del loro faccia a faccia, che la Corea del Nord dovrà adottare misure specifiche e reali sulla questione nucleare prima di poter chiedere aiuti di natura economica. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Gaia Ciampi)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 282
 
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