A Bologna rassegna di documentari dal Sud del mondo
Si è aperto giovedì a Bologna il “Terra di tutti Film Festival”, rassegna documentaristica
dall’Italia e dal sud del mondo. Fino a domenica, al cinema Lumiere della città felsinea,
oltre 140 documentari, non solo italiani, racconteranno quelle storie di solito confinate
ad una breve in cronaca, storie che i telegiornali spesso si limitano a raccontare
quando una carretta del mare affonda con il suo carico di speranza e di occhi venuti
a vedere in Europa se è vero quello che raccontano in televisione. Un festival dei
paradossi: uno dei temi è quello del respingimento dei migranti e delle storie di
mari e immigrazioni con alcuni invitati che non hanno ottenuto i permessi per viaggiare
in Italia. Fra le opere di maggior richiamo “Come un uomo sulla terra” di Andrea Segrè
e Dagmawi Yimer, un pugno nello stomaco sulle peripezie di somali ed eritrei e dei
centri di permanenza libici. Fuori concorso anche “Il mio nome è Emmanuel”, il reportage
sulla vicenda del giovane Bonsu picchiato a Parma dai vigili, un reportage vietato
nella città parmense. Oggi invece si parla d’acqua, in un momento in cui in Italia
l’oro blu è dimenticato dai grandi media e questo proprio quando si riflette sulla
possibilità di privatizzare le risorse idriche, attraverso l’articolo 15, e la modifica
di leggi forse non più al passo dei tempi e impreparate a difendersi dagli attacchi
di chi tutto vorrebbe rendere mercato. Un tema, spiegato da un film del francese Didier
Bergounhoux, regista di “L’or bleu, ressource ou merchandise”. (Da Bologna, Alberto
De Filippis)