2009-10-08 10:24:44

Intervento di Mons. Fulgence RABEMAHAFALY, Arcivescovo di Fianarantsoa (MADAGASCAR)


S. E. R. Mons. Fulgence RABEMAHAFALY, Arcivescovo di Fianarantsoa, Presidente della Conferenza Episcopale (MADAGASCAR)



In famiglia, i figli hanno un ruolo insostituibile perché i genitori possano sperimentare la pace e il perdono. In qualsiasi momento, sono capaci di rompere tutto ma sono anche strumenti di pace per far capire ai genitori che non è necessario usare la violenza per una correzione importante. La violenza in famiglia è intollerabile.

Tra fratelli e sorelle, i figli sono strumenti di pace; la saggezza ancestrale esige che i più grandi siano meno intransigenti con i più piccoli. Si correggono anche attraverso linguaggi usuali. Imparano le parole di pace, con dignità e rispetto. I genitori sono i loro modelli di comportamento e trasmettono lo spirito della condivisione, dell’amore al fratello, l’obbedienza e la riconciliazione.

In una famiglia con diversi figli, molti comportamenti vengono appresi facilmente. La situazione è diversa da quella di una famiglia con un solo figlio che, di fatto troppo viziato, si comporta come un principino e i genitori non osano più contraddirlo. Il bambino vorrà sempre essere servito e si esporrà continuamente al pericolo di essere manipolato e traviato.

Perciò, direi, se vogliamo la pace, impariamo ad educare bene i nostri figli, in famiglia. È la pace vissuta in ogni casa a risplendere nella società, il saper vivere, il senso del bene comune, il rispetto per le persone anziane, il senso della condivisione, la cura dei più piccoli e l’ascolto dei genitori.

I bambini che non hanno avuto la fortuna di vivere in una comunità familiare solida, non avranno abbastanza il senso e il valore del sacrificio e dell’obbedienza. La famiglia, prima comunità di vita, è quindi l’educatrice per eccellenza alla pace; e la stessa cosa dovremmo essere noi, Chiesa-Famiglia di Dio del nostro tempo.

I valori importanti nella società, tra cui la giustizia, l’amore, il rispetto reciproco, il perdono e la riconciliazione, vengono appresi in famiglia. Il problema è che nel mondo di oggi, il diritto familiare viene messo alle strette; i paesi ricchi pensano che, con il denaro, si possa far tacere tutti, i piccoli e i poveri, e con la violenza, calpestano tutto ciò che è giustizia e riconciliazione, pur di farsi servire.

Noi come Chiesa, siamo chiamati a rispondere in modo obiettivo, più umano e cristiano, alle suppliche dei nostri connazionali afflitti dalla violenza, dall’ingiustizia e dall’insicurezza sociale. Siamo i genitori all’interno della nostra società. Siamo la madre, l’educatrice e la protettrice. Dobbiamo essere sempre all’altezza del nostro compito.








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