Mons. Migliore all’Onu: più solidarietà e più società civile
Non ci sarà vera riforma delle Nazioni Unite se non si riuscirà a incorporare le voci
della società civile. Così l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente
della Santa Sede all’Onu, è intervenuto all’incontro della 64esima Sessione dell’Assemblea
generale dedicato al tema del lavoro dell’Organizzazione. Il servizio di Fausta
Speranza:
Dalla società
civile provengono voci critiche in tema di aiuto umanitario, di promozione del ruolo
del diritto e di denuncia di pesanti violazioni dei diritti umani. Con queste parole
mons. Migliore saluta con favore l’espresso riconoscimento da parte del segretario
generale dell’Onu del ruolo critico della società civile all’interno dell’Organizzazione
che cerca di darsi riforme. Riuscire a lavorare davvero insieme e “con rinnovato impegno
di responsabilità” è il vero obiettivo, sottolinea mons. Migliore che cita subito
le più grandi sfide su cui misurarsi: l’imminente Conferenza di Copenaghen chiede
un’azione in tema di cambiamenti climatici, una questione che – dice mons. Migliore
– ha “sia cause che conseguenze di livello globale”. Tutti hanno il “dovere di usare
le risorse della terra in modo sostenibile”. Qualcuno le ha usate finora “in modo
sproporzionato e abusandone”. Poi c’è la questione nucleare: tanto è stato fatto ma
tanto resta da fare per assicurare “seri progressi nel controllo e nel disarmo di
questi strumenti di distruzione”. Nel mondo globale, “soluzioni nazionali non possono
che rappresentare solo una parte della formula per promuovere pace e giustizia”. Ricordando
la crisi economica globale e sottolineando le conseguenze per i Paesi più poveri,
mons. Migliore è tornato a chiedere che “Nazioni Unite e Paesi sviluppati agiscano
insieme per assicurare assistenza ai tanti Paesi che non sono in grado di fronteggiare
la crisi economica e che pure devono far fronte alle sfide della sicurezza e dello
sviluppo”. L’osservatore permanente della Santa Sede chiede “più ampia solidarietà”,
“rinnovato impegno a mettere al primo posto i poveri”. Guardando in particolare all’anno
di crisi – dice mons. Migliore – “impariamo dagli errori e ricordiamo il dovere di
rispondere all’esigenza di cooperazione”. Con una raccomandazione: “L’aiuto allo sviluppo
per essere efficace deve promuovere nei poteri locali la responsabilità ad affrontare
i cronici malfunzionamenti a livello politico, amministrativo e sociale”.