2009-10-07 11:43:00

Intervento di Mons. Simon NTAMWANA, Arcivescovo di Gitega (BURUNDI)


S. E. R. Mons. Simon NTAMWANA, Arcivescovo di Gitega, Presidente dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Centrale (A.C.E.A.C.) (BURUNDI)



Diverse categorie e gruppi, nella nostra sub-regione, soffrono oggi sotto il peso di diversi mali che sono stati appena ricordati. Le famiglie sono dislocate, destabilizzate, impoverite. Alcune non hanno né case adeguate in cui abitare, né terre da coltivare per sopravvivere, né mezzi per educare i figli, né di che pagare le cure mediche, ecc. A queste carenze si aggiungono fenomeni come la violenza contro le donne, l’arruolamento di bambini nei gruppi armati, ecc. Se la responsabilità di questa situazione è da addebitarsi a tutti le componenti della società, alcune di queste hanno però una responsabilità maggiore rispetto ad altre. Pensiamo soprattutto alla classe politica dirigente. In effetti, tra le altre cose, si deplora il fatto che uomini politici si servano dei conflitti etnici per conquistare il potere e per mantenerlo. Alcuni di essi considerano la loro funzione unicamente comune una fonte di arricchimento personale o delle loro famiglie e dei loro amici, facendo in tal modo trionfare il clientelismo e il tribalismo sui valori autentici e compromettendo gravemente la pace sociale.

In questo processo la Chiesa ha avuto un ruolo, con i suoi messaggi e le sue esortazioni, ma anche attraverso la sua testimonianza di fraternità al di là delle frontiere e delle barriere generate dai conflitti armati e dalle guerre. Alcuni nostri fratelli nell’episcopato hanno perfino dovuto dirigere delle Conferenze Nazionali Sovrane per assicurare la mediazione tra le diverse componenti del loro paese. D’altronde, le nostre commissioni di “Giustizia e pace” in alcuni paesi hanno partecipato alla preparazione delle elezioni fornendo un’educazione civica ed elettorale. Le commissioni Caritas-Sviluppo hanno, in queste situazioni di guerra, soccorso migliaia di persone indifese.

Tuttavia, non c’è solo la povertà spirituale da curare, ma anche l’impoverimento generalizzato e la sfrontata pauperizzazione dei nostri popoli, per i quali occorre trovare dei rimedi adeguati. In effetti, è proprio perché le popolazioni sono povere o impoverite che sono diventate vulnerabili. Persone ricche le manipolano a piacimento; e alcuni, pescando in acque torbide, utilizzano per esempio le separazioni etniche per dividere la gente, allo scopo di continuare ad arricchirsi in una situazione di conflitto in cui le persone non possono rivendicare i propri diritti.








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