2009-10-07 11:41:33

Intervento di Mons. François EID, Vescovo del Cairo dei Maroniti (EGITTO)


S. E. R. Mons. François EID, O.M.M., Vescovo del Cairo dei Maroniti (EGITTO)



Faccio questo intervento a nome mio personale e mi riferirò ai nn. 102, 126 e 128 che parlano dei rapporti con le religioni, pur insistendo sulla necessità di passare dal dialogo fra le culture alla cultura del dialogo, attraverso la formazione dei futuri sacerdoti in Africa.

Un pensatore asiatico, Wesley Ari raja, diceva: “Abbiamo bisogno non solo della conoscenza dell’altro, ma piuttosto dell’altro per conoscerci meglio”. Premesso ciò, possiamo constatare che la questione del dialogo si pone come una problematica culturale e spirituale per eccellenza, dato che è collegata piuttosto alla comprensione di noi stessi che alla nostra presa di posizione nei confronti dell’altro.

La storia ci insegna che la sorgente del dinamismo che rinnova le identità culturali sta nella sua massima apertura universalista che lo porta ad abbracciare le diversità e a creare una continua osmosi che arricchisce; l’isolamento culturale, invece, porta alla perdita dell’identità.

Il termometro della buona salute di un popolo o di una comunità sta nella centralità dell’altro nel suo cammino comunitario. Ciò spiega la centralità dell’amore per il prossimo nel cristianesimo che fa della Chiesa una diaconia al servizio dell’uomo.

In tal senso, una delle Lettere dei Patriarchi cattolici d’Oriente affermava che “la presenza degli altri nella nostra vita rappresenta la voce di Dio e la nostra relazione con loro è una componente essenziale della nostra identità spirituale: perciò occorre andare oltre la convivialità verso una comunione fraterna più responsabile”.

Traggo qualche conclusione:

1. A mio avviso, la formazione dei futuri sacerdoti africani alla sola appartenenza a Nostro Signore Gesù, maestro e modello, costituisce l’unica alternativa per fare di questi sacerdoti degli strumenti di pace e di riconciliazione. Così, la loro missione non sarà più considerata luogo in cui concorrono interessi personali, familiari o tribali, ma, al contrario, luogo di incontro tra fratelli amati dal Signore e chiamati a costruire insieme, nella carità, il suo Regno di Pace e di Giustizia.

2. A questo punto, vedo l’urgenza di una formazione sacerdotale adeguata che metta davanti a tutte le altre priorità il passaggio dal dialogo fra le culture alla cultura del dialogo. Questa missione farà dei futuri sacerdoti africani i messaggeri del Vangelo della pace, per un’Africa nuova, dove la solidarietà spirituale e umana induca tutti e ciascuno a portare le difficoltà, le sofferenze, le speranze e le sfide dell’altro che è nostro fratello davanti a Dio. Passiamo così dall’emarginazione all’accoglienza, dal rifiuto all’accettazione e dalla rivalità alla fraternità.

La cultura del dialogo fa eco a quanto diceva sant’Agostino: “Et in omnia caritas”.








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