Dossier Caritas-Migrantes: falso il binomio più immigrati più criminalità
''Il problema criminalità in Italia è serio, ma bisogna ridimensionare i giudizi correnti
sull'apporto degli stranieri”. Lo afferma una ricerca presentata ieri a Roma e realizzata
dall'equipe del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes insieme all'Agenzia
Redattore Sociale. Il titolo è “La criminalità degli immigrati: dati, interpretazioni
e pregiudizi". Ce ne parla Gabriella Ceraso.
C’è un diffuso
senso di insicurezza, ma non c’è la tanto citata emergenza criminalità: in Italia
il livello è immutato dagli anni ’90. E’ uno dei tanti luoghi comuni che il rapporto
Caritas vuole ridimensionare. Alla stessa maniera non vale il binomio “più immigrati-più
criminalità”, visto che tra il 2001 e il 2005, si legge - ultimo anno certo nelle
stime - la popolazione immigrata è aumentata del cento per cento, ma le denunce solo
del 45,9. Nel confronto con gli italiani poi, il tasso di criminalità degli immigrati
regolari è solo leggermente più alto, tra l’1,23 e l’1,40 per cento contro lo 0,75,
non di cinque o sei volte superiore, come si crede. Inoltre, la differenza cala tra
le persone oltre i 40 anni. Franco Pittau, coordinatore Dossier
Immigrazione della Caritas:
“Ci siamo detti che se gli italiani fossero
concentrati per più del 90 per cento tra i ventenni e i trentenni ci sarebbero 200
mila denunce in più. L’ultimo passo che abbiamo fatto è questo: se noi dalle denunce
togliamo la parte che riguarda l’infrazione alle leggi sugli stranieri, come rimane
la differenza tra italiani e stranieri? Viene annullata”.
Ad incidere,
dunque, sono soprattutto i reati relativi alla condizione stessa di irregolarità,
commessi da quattro stranieri su cinque. Pari o inferiore rispetto agli italiani,
invece, il tasso di carcerazione definitiva. Mentre preoccupanti restano le violenze
subite dagli immigrati e il ruolo della stampa sulla criminalizzazione degli immigrati
stessi. Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale
Stampa Italiana:
“Conta correggere il sensazionalismo, conta correggere
questo nostro abuso della parola 'clandestino', conta far riferimento alla presunzione
di innocenza”.
Da qui, conclude il rapporto, il bisogno di individuare
strategie più adatte a favorire convivenza interetnica e attuazione di politiche sociali
più inclusive. Ancora Franco Pittau:
“Non è che l’immigrazione ci debba
portare ad accettare la delinquenza, la dobbiamo combattere con tutte le forze, ma
quello che dobbiamo sradicare dalla nostra mente è che immigrazione e delinquenza
siano la stessa cosa, perché è questa serenità che ci porterà ad insistere sull’integrazione.
Del resto, la sicurezza senza l’integrazione non va molto avanti. Noi abbiamo bisogno
degli immigrati: insegniamo loro a rispettare la legge, siamo severi, preveniamo tutto
quello che vogliamo, coinvolgiamo le loro associazioni - cosa che non facciamo - e
gli immigrati saranno una grande risorsa per il Paese, come del resto ha detto il
presidente della Repubblica.”