2009-10-06 12:10:57

Relazione di Mons. Raymundo DAMASCENO ASSIS, Arcivescovo di Aparecida (BRASILE)


S. E. R. Mons. Raymundo DAMASCENO ASSIS, Arcivescovo di Aparecida, Presidente del "Consiglio Episcopale Latino Americano" (C.E.L.AM.) (BRASILE)

1. In primo luogo, in qualità di Presidente del Consiglio Episcopale Latino-americano - CELAM, desidero ringraziare, in modo particolare, il Santo Padre Benedetto XVI per l’invito a partecipare a questa Seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa. Per me, Vescovo Latino-Americano, è un privilegio poter condividere il cammino della nostra Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, nel continente africano. Voglio partecipare a questo Sinodo con molta attenzione, apertura e preghiera.
Desidero esprimere, in questo momento, la solidarietà dell’episcopato e della Chiesa Latino-americani ai cari fratelli Vecovi e a tutta la Chiesa pellegrina nel Continente Africano.
Siamo qui non solo per manifestare la nostra fraternità alla Chiesa in Africa, ma anche per imparare, dal momento che siamo sicuri che le conclusioni di questa seconda Assemblea Speciale aiuteranno anche la Chiesa in America Latina nella missione di riconciliazione e nella ricerca di giustizia e pace.
2. L’Africa e l’America Latina sono continenti molto diversi tra loro, tuttavia è importante sapere che in America Latina la popolazione di origine africana è più numerosa della popolazione dei nostri stessi popoli originari, gli indigeni. Ci unisce anche - nella croce - il fatto che, in entrambi i continenti, c’è un alto tasso di popolazione che vive in situazioni di povertà e che ha bisogno di beni e di servizi per la sussistenza: alimentazione, casa, istuzione e sanità.
In ambito político e istituzionale, in molti dei nostri paesi non c’è una democrazia sufficientemente radicata nella cultura del popolo e, per questo, essa ancora non è saldamente consolidada. Le necessità fondamentali e urgenti di gran parte dei nostri popoli, irrisolte, provocano l’insorgere di avventure politiche, con promesse populiste, che illudono, ma non risolvono i problemi strutturali della popolazione.

Sempre in ambito politico, la situazione si aggrava a causa della corruzione di cui spesso si ha notizia e che viene denunciata da vari organi dei mezzi di comunicazione di massa, fenomeno, questo, che spinge la popolazione e, soprattutto i giovani, al conformismo e alla sfiducia nei confronti della politica come arte di promuovere il bene comune.
3. La nuova consapevolezza, a livello mondiale, del pluralismo culturale ha risvegliato in America Latina una nuova attenzione e un nuovo modo di vedere i nostri popoli indigeni e di origine africana. Questo segna uno sforzo particolare e importante di evangelizzazione e di inculturazione. Nel documento della V Conferenza Generale, svoltasi ad Aparecida nel 2007, si legge:
“Gli indigeni e gli afro-americani stanno emergendo ora nella società e nella Chiesa. Si tratta di un “kairós” per approfondire l’incontro della Chiesa con questi gruppi umani che rivendicano il pieno riconoscimento dei propri diritti individuali e collettivi e di essere presi in considerazione nella cattolicità con la loro visione del cosmo, i loro valori e le loro identità specifiche, per vivere una nuova Pentecoste ecclesiale” (DA 91).
La Chiesa in America Latina non ha vissuto rotture così grandi e drammatiche come la Chiesa nell’Africa nera. Per questo, in America Latina c’è stata un’esperienza più continuativa della Chiesa, anche se non sono mancate sofferenze ed errori e, proprio per questo, essa possiede un’esperienza ricca e molteplice. Oggi abbiamo un’esperienza pastorale più stabile, la cui ricchezza si è espressa negli ultimi 50 anni nelle nostre cinque Conferenze Generali - di natura diversa rispetto ai Sinodi - e oggi, nella grande Missione Continentale che ha come obiettivo di porre la Chiesa in America Latina in uno stato di missione permanente. I Documenti di queste cinque Conferenze Generali hanno sempre dedicato una particolare attenzione ai contadini, agli indigeni e agli afro-americani, tra le varie priorità pastorali.
4. Desidero suggerire in questo intervento alcuni punti, che potrebbero essere tema di dialogo di un possibile scambio fraterno tra le Chiese dei due continenti. In ambito episcopale, possiamo condividere con l’Africa la grande richezza che hanno significato i 54 anni di vita dell’organismo episcopale che rappresento, il Consiglio Episcopale Latino-americano - CELAM, come strumento di comunione episcopale e di servizio reciproco in seno al nostro episcopato. Si potrebbe, con l’incentivo della Santa Sede, invitare i vescovi della Chiesa cattolica presenti in entrambi i continenti, per uno scambio di esperienze collegiali, pastorali e organizzative, che possono arricchire la missione della Chiesa. Potrebbe essere ampliata anche l’esperienza già esistente di diocesi e congregazioni religiose che inviano missionari alla Chiesa in Africa.
Per quanto riguarda i seminaristi e i sacerdoti, penso anche che sarebbe possibile e reciprocamente arricchente, offrire seminari per una prima formazione sacerdotale in alcune delle Chiese particolari in America Latina, che hanno più risorse. Tra gli altri vantaggi, sarebbe anche un’occasione per imparare una nuova lingua che servirebbe a favorire lo scambio e la comunione tra due continenti in cui la presenza cattolica è grande.
Anche il CELAM, con l’approvazione della Santa Sede, potrebbe accogliere sacerdoti, consacrati o laici che lavorano nella pastorale per corsi di formazione. nei suoi Istituti Patorale e Biblico a Bogotà
5. Rinnovo la mia gratitudine al Santo Padre e ai cari fratelli vescovi dell’Africa per l’invito a partecipare a questo kairós, tempo di grazia e di conversione, che è la II Assemblea Speciale dei Vescovi per l’Africa. Che Nostra Signora di Guadalupe, Regina e Protettrice dell’America, ci accompagni durante questa Assemblea Speciale e aiuti, con la sua protezione materna, la Chiesa in Africa a trovare, con la partecipazione della società, cammini di riconciliazione, di giustizia e di pace.







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