2009-10-06 12:20:23

Relazione di Mons. Peter William INGHAM, Vescovo di Wollongong (AUSTRALIA)


S. E. R. Mons. Peter William INGHAM, Vescovo di Wollongong, Presidente della "Federation of Catholic Bishops' Conferences of Oceania" (F.C.B.C.O.) (AUSTRALIA)

Sua Santità Papa Benedetto XVI, Presidente Delegato, Relatore Generale, Segretario Generale, Arcivescovo Eterovic, fratelli e sorelle di questo Sinodo,
In qualità di Presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Oceania (FCBCO), vorrei portarvi i saluti e i migliori auguri delle Chiese locali delle nostre 4 Conferenze episcopali, e più precisamente della Conferenza dei vescovi cattolici dell’Australia, della Conferenza dei vescovi cattolici della Nuova Zelanda, delle Conferenze dei vescovi cattolici di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone e della grande Conferenza dei vescovi cattolici del Pacifico che si estende da Guam, dalle Isole Marianne, Vanuatu, Fiji, Tonga, Samoa, Kiribati e dalle Isole di Cook fino a Tahiti e a molti altri arcipelaghi.
Vorrei esprimere la nostra comunione come Federazione delle Conferenze Episcopali con il Vescovo di Roma e la Chiesa universale e la nostra solidarietà con la Chiesa delle numerose nazioni dell’Africa.
Tutte le nostre nazioni in Oceania, come molte dell’Africa, sono state colonizzate, nel nostro caso soprattutto da inglesi, francesi e portoghesi.
Come in Africa, la Chiesa esiste in Oceania grazie a missionari eroici provenienti soprattutto dall’Irlanda, dalla Francia, dalla Germania e dall’Italia.
La fede in Oceania vanta alcuni straordinari esempi di martiri e di santi, oltre a quelli che sono già stati canonizzati e beatificati, ma senza avvicinarsi alla gloriosa tradizione di santi e martiri che testimoniano la fede in Africa.
Gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo umano sono ben lungi dall’essere raggiunti in quella zona del Pacifico chiamata Oceania. Tuttavia, proprio perché, come leader della Chiesa di tutto il mondo, cerchiamo di essere vicini ai nostri popoli, possiamo giungere a una comprensione molto pratica dei modi in cui la povertà può completamente disumanizzare l’uomo, e di come la violenza sia così distruttiva per la vita e la dignità umane. In quanto leader della Chiesa siamo acutamente consapevoli dell’ingiustizia che pone i ricchi in una posizione privilegiata che discrimina i meno fortunati, come viene realisticamente descritto nella Parabola di Lazzaro e del ricco epulone (Lc 16, 19-31).
Mi rendo conto che queste realtà, per le nazioni dell’Africa, sono ben più minacciose di quelle che affrontano le comunità in Oceania. Voglio dare atto alla generosità dei cattolici di ciascuna delle Conferenze Episcopali dell’Oceania, che attraverso la Caritas Oceania e la Caritas in ognuno dei nostri paesi, sostiene la pace umanitaria e i programmi di sviluppo della Chiesa in Africa. Allo stesso modo le popolazioni dell’Oceania sono generose verso la Missione Cattolica Propaganda Fidei.
Eppure abbiamo tanto da ammirare e da imparare da voi, Chiesa in Africa, dalla testimonianza che offrite malgrado le schiaccianti difficoltà. Il vostro grande senso della missione di evangelizzare la vostra cultura significa che gli ostacoli posti dai governi o da altre fedi non fanno altro che intensificare la vostra fede, la vostra speranza e la vostra carità.
In Oceania, il terribile flagello dell’HIV/AIDS (IL 142) (soprattutto a Papua Nuova Guinea) e lo sfruttamento derivante dall’estrazione mineraria, sottolineano la missione della Chiesa di applicare il Vangelo di Gesù per ridurre lo stigma della vergogna sociale, per sostituire la violenza con ponti di riconciliazione, di giustizia e di pace (IL 90), per chiamare i governi civili a rispondere, per parlare a nome di chi è perseguitato e ridotto al silenzio, e per fornire istruzione e assistenza sanitaria.

In quanto leader nella fede e Pastori della comunità cristiana, grazie a Gesù, il Buon Pastore, e alla lunga e ricca tradizione di fede e cultura cattolica, abbiamo una visione più ampia della persona umana, e grazie a Gesù e alla nostra tradizione di Chiesa, una visione più ampia della giustizia, dell’amore e dell’importanza dei buoni rapporti fra le persone, le tribù e le nazioni; abbiamo una visione più ampia della riconciliazione, della pace e della cura compassionevole. Quando vi sono crisi, ingiustizia e paura, le persone si recano in massa nelle loro chiese. Ciò a sua volta sottolinea la necessità che noi, in quanto leader della Chiesa, ci concentriamo sul nostro ruolo di pastori e siamo leader attivi di speranza. In quanto cristiani ci occupiamo di speranza!
Poiché le temperature e le acque degli oceani si innalzano, saranno sempre i più poveri e i più vulnerabili a soffrire in modo sproporzionato, così come soffrono per la carestia, le inondazioni e gli scarsi raccolti, che possono generare motivi di conflitto e originare migrazioni di massa di rifugiati e richiedenti asilo. Sia in Oceania che in Africa, la Chiesa e i suoi organismi stanno facendo molto per aiutare le persone a ritrovare il proprio equilibrio in seno alle loro comunità e a gestire i rischi derivanti dalle calamità naturali. Possiamo e dobbiamo imparare gli uni dagli altri. Chiedo le vostre preghiere per Samoa e Tonga nel loro grande dolore dopo il recente terremoto e lo tsunami.
L’Australia ha iniziato nuovamente la collaborazione con l’Africa, soprattutto nelle industrie minerarie (IL 51).
Come ben sapete, l’Africa è un continente ricco di risorse naturali. Eppure vorremmo che i minatori australiani fossero responsabili verso le comunità in cui lavorano. Le miniere non devono contribuire all’instabilità e al conflitto; dovrebbero essere considerate tanto dal punto di vista del dividendo economico che da quello del dividendo di pace! Un cattolico praticante che conosco bene è dirigente di un gigante minerario australiano e viaggia molto. Lui mi garantisce che l’intento della sua compagnia è eticamente sostenibile. Afferma che il suo scopo è quello di creare una doppia situazione di vantaggio: vantaggi tangibili alle comunità africane che lavorano per loro e vantaggi per la sua compagnia. Molti di voi sono impegnati in questo dialogo e noi dobbiamo essere al vostro fianco.
L’instabilità politica e i conflitti del Pacifico (es. Fiji, Isole Salomone, Papua Nuova Guinea) non sono paragonabili a quelli dei paesi africani, ma identificando il ruolo della Chiesa come Corpo di Cristo per costruire ponti di pace e di riconciliazione, possiamo imparare dai vostri leader della Chiesa in Africa. I vostri successi in quanto Chiesa che promuove sforzi di pace e di riconciliazione in Africa sono assai utili alla Chiesa del mondo (IL 108).
Attualmente stiamo accogliendo in Australia e Nuova Zelanda molti africani che hanno iniziato una nuova vita dopo conflitti tribali, violenze e regimi oppressivi. Questi rifugiati vengono dal Sudan, dal Corno d’Africa, e, in misura minore, dai Grandi Laghi. Altri africani sono venuti in questa parte del mondo per studiare e alcuni sono venuti a operare come sacerdoti e religiosi. La mia diocesi e anche altre, attualmente, si stanno adoperando per accogliere candidati al sacerdozio provenienti da paesi africani.
In Australia abbiamo una comunità profondamente multiculturale, costituita per il 60% da migranti e rifugiati e dai loro figli. Ciò ha arricchito e rappresentato una sfida per l’Australia fin dalla Seconda Guerra Mondiale. La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, indetta dal Papa, viene celebrata da noi alla fine di agosto, per sottolineare la ricca varietà culturale che migranti e rifugiati hanno portato al nostro paese e per aiutare la nostra gente ad “accogliere lo straniero” (cfr. Eb 11, 13), affinché migranti e rifugiati dall’Africa o da qualsiasi parte del mondo si possano pienamente integrare nella nostra comunità australiana.
Sono lieto delle nostre conversazioni durante questo Sinodo e mi aspetto di imparare con voi e da voi.







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