Relazione di Mons. Peter William INGHAM, Vescovo di Wollongong (AUSTRALIA)
S. E. R. Mons. Peter William INGHAM, Vescovo di Wollongong, Presidente della "Federation
of Catholic Bishops' Conferences of Oceania" (F.C.B.C.O.) (AUSTRALIA)
Sua Santità
Papa Benedetto XVI, Presidente Delegato, Relatore Generale, Segretario Generale, Arcivescovo
Eterovic, fratelli e sorelle di questo Sinodo, In qualità di Presidente della Federazione
delle Conferenze Episcopali dell’Oceania (FCBCO), vorrei portarvi i saluti e i migliori
auguri delle Chiese locali delle nostre 4 Conferenze episcopali, e più precisamente
della Conferenza dei vescovi cattolici dell’Australia, della Conferenza dei vescovi
cattolici della Nuova Zelanda, delle Conferenze dei vescovi cattolici di Papua Nuova
Guinea e delle Isole Salomone e della grande Conferenza dei vescovi cattolici del
Pacifico che si estende da Guam, dalle Isole Marianne, Vanuatu, Fiji, Tonga, Samoa,
Kiribati e dalle Isole di Cook fino a Tahiti e a molti altri arcipelaghi. Vorrei
esprimere la nostra comunione come Federazione delle Conferenze Episcopali con il
Vescovo di Roma e la Chiesa universale e la nostra solidarietà con la Chiesa delle
numerose nazioni dell’Africa. Tutte le nostre nazioni in Oceania, come molte dell’Africa,
sono state colonizzate, nel nostro caso soprattutto da inglesi, francesi e portoghesi. Come
in Africa, la Chiesa esiste in Oceania grazie a missionari eroici provenienti soprattutto
dall’Irlanda, dalla Francia, dalla Germania e dall’Italia. La fede in Oceania vanta
alcuni straordinari esempi di martiri e di santi, oltre a quelli che sono già stati
canonizzati e beatificati, ma senza avvicinarsi alla gloriosa tradizione di santi
e martiri che testimoniano la fede in Africa. Gli Obiettivi del Millennio per lo
sviluppo umano sono ben lungi dall’essere raggiunti in quella zona del Pacifico chiamata
Oceania. Tuttavia, proprio perché, come leader della Chiesa di tutto il mondo, cerchiamo
di essere vicini ai nostri popoli, possiamo giungere a una comprensione molto pratica
dei modi in cui la povertà può completamente disumanizzare l’uomo, e di come la violenza
sia così distruttiva per la vita e la dignità umane. In quanto leader della Chiesa
siamo acutamente consapevoli dell’ingiustizia che pone i ricchi in una posizione privilegiata
che discrimina i meno fortunati, come viene realisticamente descritto nella Parabola
di Lazzaro e del ricco epulone (Lc 16, 19-31). Mi rendo conto che queste realtà,
per le nazioni dell’Africa, sono ben più minacciose di quelle che affrontano le comunità
in Oceania. Voglio dare atto alla generosità dei cattolici di ciascuna delle Conferenze
Episcopali dell’Oceania, che attraverso la Caritas Oceania e la Caritas in ognuno
dei nostri paesi, sostiene la pace umanitaria e i programmi di sviluppo della Chiesa
in Africa. Allo stesso modo le popolazioni dell’Oceania sono generose verso la Missione
Cattolica Propaganda Fidei. Eppure abbiamo tanto da ammirare e da imparare da voi,
Chiesa in Africa, dalla testimonianza che offrite malgrado le schiaccianti difficoltà.
Il vostro grande senso della missione di evangelizzare la vostra cultura significa
che gli ostacoli posti dai governi o da altre fedi non fanno altro che intensificare
la vostra fede, la vostra speranza e la vostra carità. In Oceania, il terribile
flagello dell’HIV/AIDS (IL 142) (soprattutto a Papua Nuova Guinea) e lo sfruttamento
derivante dall’estrazione mineraria, sottolineano la missione della Chiesa di applicare
il Vangelo di Gesù per ridurre lo stigma della vergogna sociale, per sostituire la
violenza con ponti di riconciliazione, di giustizia e di pace (IL 90), per chiamare
i governi civili a rispondere, per parlare a nome di chi è perseguitato e ridotto
al silenzio, e per fornire istruzione e assistenza sanitaria.
In quanto leader
nella fede e Pastori della comunità cristiana, grazie a Gesù, il Buon Pastore, e alla
lunga e ricca tradizione di fede e cultura cattolica, abbiamo una visione più ampia
della persona umana, e grazie a Gesù e alla nostra tradizione di Chiesa, una visione
più ampia della giustizia, dell’amore e dell’importanza dei buoni rapporti fra le
persone, le tribù e le nazioni; abbiamo una visione più ampia della riconciliazione,
della pace e della cura compassionevole. Quando vi sono crisi, ingiustizia e paura,
le persone si recano in massa nelle loro chiese. Ciò a sua volta sottolinea la necessità
che noi, in quanto leader della Chiesa, ci concentriamo sul nostro ruolo di pastori
e siamo leader attivi di speranza. In quanto cristiani ci occupiamo di speranza! Poiché
le temperature e le acque degli oceani si innalzano, saranno sempre i più poveri e
i più vulnerabili a soffrire in modo sproporzionato, così come soffrono per la carestia,
le inondazioni e gli scarsi raccolti, che possono generare motivi di conflitto e originare
migrazioni di massa di rifugiati e richiedenti asilo. Sia in Oceania che in Africa,
la Chiesa e i suoi organismi stanno facendo molto per aiutare le persone a ritrovare
il proprio equilibrio in seno alle loro comunità e a gestire i rischi derivanti dalle
calamità naturali. Possiamo e dobbiamo imparare gli uni dagli altri. Chiedo le vostre
preghiere per Samoa e Tonga nel loro grande dolore dopo il recente terremoto e lo
tsunami. L’Australia ha iniziato nuovamente la collaborazione con l’Africa, soprattutto
nelle industrie minerarie (IL 51). Come ben sapete, l’Africa è un continente ricco
di risorse naturali. Eppure vorremmo che i minatori australiani fossero responsabili
verso le comunità in cui lavorano. Le miniere non devono contribuire all’instabilità
e al conflitto; dovrebbero essere considerate tanto dal punto di vista del dividendo
economico che da quello del dividendo di pace! Un cattolico praticante che conosco
bene è dirigente di un gigante minerario australiano e viaggia molto. Lui mi garantisce
che l’intento della sua compagnia è eticamente sostenibile. Afferma che il suo scopo
è quello di creare una doppia situazione di vantaggio: vantaggi tangibili alle comunità
africane che lavorano per loro e vantaggi per la sua compagnia. Molti di voi sono
impegnati in questo dialogo e noi dobbiamo essere al vostro fianco. L’instabilità
politica e i conflitti del Pacifico (es. Fiji, Isole Salomone, Papua Nuova Guinea)
non sono paragonabili a quelli dei paesi africani, ma identificando il ruolo della
Chiesa come Corpo di Cristo per costruire ponti di pace e di riconciliazione, possiamo
imparare dai vostri leader della Chiesa in Africa. I vostri successi in quanto Chiesa
che promuove sforzi di pace e di riconciliazione in Africa sono assai utili alla Chiesa
del mondo (IL 108). Attualmente stiamo accogliendo in Australia e Nuova Zelanda
molti africani che hanno iniziato una nuova vita dopo conflitti tribali, violenze
e regimi oppressivi. Questi rifugiati vengono dal Sudan, dal Corno d’Africa, e, in
misura minore, dai Grandi Laghi. Altri africani sono venuti in questa parte del mondo
per studiare e alcuni sono venuti a operare come sacerdoti e religiosi. La mia diocesi
e anche altre, attualmente, si stanno adoperando per accogliere candidati al sacerdozio
provenienti da paesi africani. In Australia abbiamo una comunità profondamente
multiculturale, costituita per il 60% da migranti e rifugiati e dai loro figli. Ciò
ha arricchito e rappresentato una sfida per l’Australia fin dalla Seconda Guerra Mondiale.
La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, indetta dal Papa, viene celebrata
da noi alla fine di agosto, per sottolineare la ricca varietà culturale che migranti
e rifugiati hanno portato al nostro paese e per aiutare la nostra gente ad “accogliere
lo straniero” (cfr. Eb 11, 13), affinché migranti e rifugiati dall’Africa o da qualsiasi
parte del mondo si possano pienamente integrare nella nostra comunità australiana. Sono
lieto delle nostre conversazioni durante questo Sinodo e mi aspetto di imparare con
voi e da voi.