Nigeria, alcuni ribelli del Mend depongono le armi
In Nigeria dopo i violenti scontri dei giorni scorsi tra i ribelli del Mend, il Movimento
di liberazione del Delta del Niger, e le truppe governative per il controllo dei giacimenti
petroliferi nella regione, cresce la preoccupazione degli osservatori internazionali
delle Nazioni Unite. Ma sembra esserci un segnale positivo: alcuni ribelli hanno deposto
le armi, dopo aver firmato due giorni fa l’amnistia incondizionata in cambio della
fine degli attacchi alle installazioni petrolifere. Sulla situazione, Alessandra
De Gaetano ha intervistato Ismael àli Farah, redattore di “Nigrizia”.
R. – Hanno
aderito comandanti famosi ed importanti qui al Mend. Però ufficialmente il Mend non
ha ancora dato adesione a questa amnistia perché non c’è nessuna proposta per l’avvio
di un tavolo di confronto politico. Ci si è messi d’accordo sull’indennità economica
che viene data ai militanti - sono migliaia che hanno aderito a questa amnistia -,
sul loro possibile reinserimento sociale, però non si è parlato dei problemi della
regione e delle popolazioni. Quindi se questi militanti verranno nuovamente reinseriti
in questa società, si troveranno nuovamente a dover affrontare una regione messa in
ginocchio da queste devastazioni ambientali operate dalle multinazionali del petrolio. D.
– Dopo anni di violenze e sabotaggi agli impianti petroliferi come ne ha risentito
la produzione di petrolio in Nigeria? R. – La produzione in
tre anni è stata ridotta di quasi un terzo. Dall’inizio della ribellione del Mend,
la Nigeria è stata scalzata dall’Angola come primo produttore di petrolio del continente,
vista la sua produzione - alle sue esportazioni - diminuire di due milioni di barili
di greggio al giorno, oltre ad un aumento costante dei rapimenti nella regione. Purtroppo
è proprio questo il problema: dal punto di vista dello sfruttamento del territorio
le multinazionali non cambiano politica e il governo di Abuja non si è ancora impegnato
a far cambiare politica alle multinazionali nella regione. D.
– Cosa rivendicano i guerriglieri del Mend? R. – Rivendicano
soprattutto una più equa ripartizione dei profitti che arrivano dal petrolio. Le popolazioni
vivono in una situazione di degrado ambientale devastante: l’acqua è inquinata, l’economia
tradizionale è in ginocchio, c’è moria di pesci. Quindi i danni ambientali sono gravissimi,
lo ha denunciato anche Amnesty International. D. - Qual è lo
scenario futuro che si prospetta? R. – Il Mend chiede una smilitarizzazione
della regione perché rimane ancora forte la presenza dell’esercito nella regione.
La tregua annunciata dal Mend scade il 15 di ottobre. Staremo a vedere qual è il potenziale
ancora che il Mend ha di portare danni al greggio o se questi comandanti realmente
sono la maggioranza di quelli che hanno aderito all’amnistia.