L'arcivescovo di Antananarivo in Madagascar, mons. Razanakolona, presente al Sinodo:
la Chiesa in Africa educhi i giovani alla riconciliazione
La Chiesa in Africa è chiamata ad esser coscienza delle nazioni ed educatrice delle
coscienze. E’ quanto espresso da uno dei Padri presenti al Sinodo per l’Africa, l’arcivescovo
di Antananarivo, in Madagascar, mons. Odon Marie Arsene Razanakolona. Paolo
Ondarza lo ha intervistato:
R. - L’impegno
della Chiesa dovrebbe essere quello di educare la gente, perché la riconciliazione
non avviene così semplicemente. C’è una strada da fare: educare la gente, perché esiste
una cultura della violenza. Abbiamo bisogno soprattutto di educare i giovani ad entrare
in un modo di fare, di pensare e anche di agire non con la violenza. E’ questo il
compito della Chiesa nel Madagascar.
D. - Come lei
ha evidenziato, in Africa molte nazioni sono abitate prevalentemente da giovani -
parlo da un punto di vista anagrafico - ed è sui giovani, lei ha detto, che bisogna
puntare, evitando anche che questi abbandonino il continente...
R.
- Sì: che abbandonino il continente perché devono trovare da mangiare, trovare lavoro
per nutrire tutta la loro famiglia. Questo traguardo è molto difficile per un giovane,
che non sa dove è il suo futuro e, quindi, cerca dappertutto. Qui è l’impegno dei
Paesi cosiddetti sviluppati a trovare un modo affinché i Paesi emergenti trovino la
maniera di nutrire la propria gente.
D. - La Chiesa
non si stanca di difendere la giustizia e la pace e anche per questo talvolta si trova
al centro di attacchi...
R. - Noi dobbiamo sempre
parlare, aiutare la gente a svegliarsi e ricordare ai governanti le loro responsabilità,
anche se non sentono o non vogliono sentire. Dovremmo essere la coscienza di una nazione.
D.
- Il coraggio della vocazione apostolica...
R. -
Il coraggio si deve avere, perché dobbiamo appoggiarci a Dio, alla nostra fede. Si
deve camminare con la gente. L’’educazione porta una persona verso la maturità.
D.
- Quando si parla di conflitti in Africa, spesso si pensa che questi dipendano solo
dai problemi interetnici, ma è davvero così o, per lo meno, sempre?
R.
- No, l’esistenza delle etnie è reale, ma strumentalizzare queste etnie per fare il
gioco di alcune persone che vogliono il potere è un’altra cosa. Non è tanto il problema
della maggioranza, ma di una parte che strumentalizza quei fatti, e allora diventa
un problema vero.