Sinodo per l'Africa: gli interventi dei cardinali Arinze e Turkson e di mons. Eterović
Subito dopo il discorso di Benedetto XVI, nell’Aula del Sinodo i lavori sono proseguiti
con tre interventi: il saluto di uno dei presidenti delegati, il cardinale Francis
Arinze, l’introduzione del segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterović,
e la “Relazione prima della discussione” del relatore generale, il cardinale Peter
Turkson, arcivescovo di Cape Coast, in Ghana. Il servizio di Isabella Piro:
L’Africa
nel cuore della Chiesa Universale: è iniziata così la seconda Assemblea Speciale del
Sinodo dei Vescovi dedicata al continente africano. In apertura dei lavori, il cardinale
Arinze ha ricordato che l’Africa è conosciuta, sì, come una terra che cerca di sfuggire
alle ingiustizie e alle guerre, ma anche come un continente di amore, di solidarietà
e di impegno per la pace e la riconciliazione. Dal suo canto,
mons. Eterović ha sottolineato il dinamismo dell’Africa, evidenziato
anche da una crescita delle vocazioni, e le tante attività della Chiesa nel continente
nel campo della carità, della salute e dell’educazione. La parola
è quindi passata al relatore generale che, sulla base dell’Instrumentum Laboris, ha
indicato gli argomenti principali sui quali dovranno lavorare i Padri Sinodali: “It
is time to ‘shift gears’ and to have the truth about Africa told with love…” È
tempo di “cambiare marcia” e di dire la verità sull’Africa con amore, promuovendo
lo sviluppo del continente che porterà al benessere di tutto il mondo”, ha detto il
cardinale Turkson. “L’Africa - ha aggiunto - è stata accusata per troppo tempo dai
media di tutto ciò che viene aborrito dall’umanità”. Essa, invece, è il secondo mercato
mondiale emergente dopo la Cina, è il continente delle opportunità. I problemi ci
sono, è vero, ha continuato il porporato, indicandone alcuni, come le sette, gli scontri
etnici e le migrazioni, che pongono i figli dell’Africa in una condizione servile.
E ancora: la crisi del matrimonio tradizionale, minato da unioni alternative, private
del concetto di impegno duraturo e senza il fine della procreazione. Questo, ha detto
il cardinale Turkson, tende a stabilire una nuova etica globale sulla famiglia, sulla
sessualità umana, e sugli aspetti correlati all’aborto, alla contraccezione e all’ingegneria
genetica. Altre piaghe indicate dal cardinale Turkson sono state
la droga e il traffico di armi, per il quale si è auspicato la messa a punto di un
trattato vincolante sull’importazione e l’esportazione. Poi, il grande tema del cambiamento
climatico, che colpisce l’Africa con inondazioni, siccità e carestia. Infine,
il porporato ha affrontato i tre temi principali del Sinodo, ovvero riconciliazione,
giustizia e pace. Della prima, ha ricordato che va sviluppata sia in verticale, verso
Dio, che in orizzontale, verso l’uomo. In questo senso, essa costituisce la composizione
delle differenze e l’abbattimento degli ostacoli nei rapporti interpersonali attraverso
l’esperienza dell’amore di Dio. La giustizia, allora, andrà intesa in senso cristiano
come il giusto ordine delle cose, mentre la pace, infine, non sarà soltanto, in senso
laico, “assenza di conflitto”, presenza di armonia, sicurezza e prosperità, ma sarà
soprattutto dono di Dio. Di qui, l’auspicio espresso dal cardinale Turkson che la
Chiesa in Africa sia “sale della terra”, ovvero preservi il continente dall’odio,
purifichi le menti e si consumi per la vita del suo popolo. Perché chi è sale della
terra e luce del mondo conosce la salvezza di Dio e la pone al servizio di tutti.
In tarda mattinata rispondendo ai giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede,
il cardinale Turkson ha ribadito l’importanza della discendenza filiale per la famiglia
africana sottolineando come laddove mancano i figli, il nucleo familiare tenda a disgregarsi.
Quindi ha ribadito il legame con il primo Sinodo Speciale per l’Africa del 1994 e
ha sottolineato come l’ultima Enciclica di Benedetto XVI, la Caritas in veritate,
sarà comunque un documento di riferimento per i lavori dei Padri sinodali. Infine
con un sorriso a chi gli chiedeva se prima o poi la Chiesa avrà un Papa nero, il cardinale
Turkson ha risposto: “Perchè no!”.