2009-10-04 13:21:24

Benedetto XVI presiede la Messa di apertura del Sinodo per l'Africa, "polmone spirituale" di un mondo in crisi di speranza


L’Africa, immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza. Così si è espresso Benedetto XVI celebrando stamani, nella Basilica Vaticana, la Messa di apertura del secondo Sinodo per l’Africa sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Nella sua omelia, il Papa ha messo in guardia dai pericoli del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso ed ha ribadito i principi della difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Tra i presenti alla celebrazione, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, Abuna Paulos. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3
 
(canto: Nakoma Peto)
 
È un’Africa dinamica e ricca di possibilità quella che traspare dalla Basilica di San Pietro, un’Africa verde di speranza, come i paramenti dei celebranti, e colma di gioia, cantata dal coro congolese che accompagna il rito. È un’Africa “depositaria di un tesoro inestimabile per il mondo intero: il suo profondo senso di Dio”, come afferma il Papa nella sua omelia, ribadendo che “il riconoscimento della signoria assoluta di Dio è uno dei tratti salienti e unificanti della cultura africana”. I tesori del continente africano non sono solo le risorse materiali, che spesso causano sfruttamento, conflitti e corruzione. No, dice Benedetto XVI, l’Africa è ricca di ben altro:
 
“La Parola di Dio ci fa guardare a un altro patrimonio: quello spirituale e culturale, di cui l’umanità ha bisogno ancor più che delle materie prime. (…) Da questo punto di vista, l’Africa rappresenta un immenso ‘polmone’ spirituale, per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza”. 
Ma anche questo “polmone” può ammalarsi, continua il Santo Padre, innanzitutto di quella “pericolosa patologia” già diffusa nel mondo occidentale, ovvero “il materialismo pratico, combinato con il pensiero relativista e nichilista”:
 
“Rimane indiscutibile che il cosiddetto ‘primo’ mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato”. 
Un secondo “virus” che potrebbe colpire anche l’Africa, aggiunge Benedetto XVI, è “il fondamentalismo religioso, mischiato con interessi politici ed economici”:  
“Gruppi che si rifanno a diverse appartenenze religiose si stanno diffondendo nel continente africano; lo fanno nel nome di Dio, ma secondo una logica opposta a quella divina, cioè insegnando e praticando non l’amore e il rispetto della libertà, ma l’intolleranza e la violenza”.  
Poi, Benedetto XVI si sofferma “sulla complessa tematica del matrimonio nel contesto africano ecclesiale e sociale”, ricordando che il matrimonio, così come è presentato nella Bibbia, “non esiste al di fuori della relazione con Dio”:
 
“La vita coniugale tra l’uomo e la donna, e quindi della famiglia che ne deriva, è inscritta nella comunione con Dio e, alla luce del Nuovo Testamento, diventa icona dell’Amore trinitario e sacramento dell’unione di Cristo con la Chiesa. Nella misura in cui custodisce e sviluppa la sua fede, l’Africa potrà trovare risorse immense da donare a vantaggio della famiglia fondata sul matrimonio”. 
Di qui, l’invito del Pontefice a tenere presente “la realtà dell’infanzia, che costituisce una parte grande e sofferente della popolazione africana”. In Africa e nel resto del mondo, sottolinea il Papa, la Chiesa manifesta la propria maternità nei confronti dei più piccoli anche quando non sono ancora nati:  
“La Chiesa non vede in essi primariamente dei destinatari di assistenza, meno che mai di pietismo o di strumentalizzazione, ma delle persone a pieno titolo, che con il loro stesso modo di essere mostrano la via maestra per entrare nel regno di Dio, quella cioè di affidarsi senza condizioni al suo amore”. 
Ricollegandosi, poi, al primo Sinodo per l’Africa, tenutosi nel 1994, Benedetto XVI ricorda che di quell’assemblea rimane ancora valido ed attuale il compito primario dell’evangelizzazione. Anzi, di una “nuova evangelizzazione” che tenga conto dei cambiamenti sociali dell’epoca e della globalizzazione mondiale:  
“Con la sua opera di evangelizzazione e promozione umana, la Chiesa può certamente dare in Africa un grande contributo a tutta la società, che purtroppo conosce in vari Paesi povertà, ingiustizie, violenze e guerre. La vocazione della Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e tra di loro, è quella di essere profezia e fermento di riconciliazione tra i vari gruppi etnici, linguistici ed anche religiosi, all’interno delle singole nazioni e in tutto il continente”. 
La riconciliazione è “fondamento stabile sui cui costruire la pace”, conclude il Papa, “condizione indispensabile per l’autentico progresso degli uomini e della società”. Per diventare “luce del mondo e sale della terra” tutti, religiosi e laici, devono puntare alla alla santità, così che la Chiesa in Africa possa essere sempre una famiglia di discepoli autentici di Cristo, dove “la differenza tra etnie diventi motivo e stimolo per un arricchimento umano e spirituale reciproco”.
 
(canto: Ee Mfumu, yamba makabu)







All the contents on this site are copyrighted ©.