Assisi in festa nella ricorrenza del Transito di San Francesco, nel 70.mo anniversario
della sua proclamazione a Patrono d'Italia
Assisi in festa oggi per la solennità di San Francesco. Nel 70.mo anniversario della
proclamazione del Poverello come Patrono d’Italia, e a 800 anni dalla fondazione dell’Ordine
francescano, i festeggiamenti vedono quest’anno coinvolti in prima linea i fedeli
lucani. Alla Basilicata infatti tocca, per mano del sindaco di Potenza, l’accensione
della lampada votiva dei Comuni d’Italia presso la tomba del Santo. Ieri, nella Basilica
papale di Santa Maria degli Angeli, si è svolta la celebrazione del cosiddetto Transito
di San Francesco. Ce ne parla padre Fabrizio Migliasso, custode del
Convento di Santa Maria degli Angeli, al microfono di Paolo Ondarza:
R. - San
Francesco noi lo festeggiamo il 4 ottobre, tradizionalmente. Lui muore, però, la sera
del 3 ottobre del 1226. Era un sabato quindi, dopo il tramonto, e liturgicamente si
era già entrati nella domenica del 4 ottobre. Ecco perché, pur morendo il 3 ottobre,
viene festeggiato il 4. Perché parliamo di “transito” di San Francesco e non di morte?
Perché Francesco, come ha cantato nel Cantico delle Creature, vedeva la morte non
come matrigna ma come sorella, quella sorella che lo prendeva per mano per farlo transitare
in quella vita eterna verso la quale lui aveva camminato per tutta la sua vita. Allora,
noi ricordiamo come Francesco nudo sulla nuda terra voglia essere deposto nella piccola
cappellina, che allora era il luogo dell’infermeria, per poter incontrare il suo Signore.
D.
- Le celebrazioni sono state scandite da momenti particolari, anche suggestivi. Vuole
aiutarci a capirli un po’ meglio?
R. - Noi abbiamo
da vent’anni circa un prologo mattutino del 3 ottobre. Vogliamo ricordare frate Jacopa.
Jacopa era una nobildonna romana originaria di Marino, amica di San Francesco, una
donna che possiamo identificare un po’ come la figura laicale che accompagna e vive
anche lo spirito di San Francesco. Pochi giorni prima della sua morte, Francesco manifestò
il desiderio di reincontrare frate Jacopa. Costei che, in visione, aveva percepito
questo desiderio, nel momento in cui Francesco lo esprime frate Jacopa arriva portando
dei dolcetti, il panno cenerino con cui Francesco sarà poi rivestito dopo la morte,
le candele e l’incenso. Con questa celebrazione noi vogliamo ricordare al mattino
questa memoria. Poi, alla sera - al momento appunto al Transito - celebriamo i Vespri
e verrà esposta la tavola del maestro di San Francesco, che la tradizione vuole sia
la tavola sulla quale è stato deposto e trasportato dopo la sua morte.
D.
- La sera si ricorda anche il pianto delle povere dame, che cos’è?
R.
- Dopo la sua morte, San Francesco viene trasportato presso il vescovado di Assisi
dentro le mura della città, in quanto si temeva che vista la sua santità venisse rubato
il corpo. Salendo verso Assisi, il corpo di Francesco passa attraverso la comunità
di San Damiano, dove Chiara e le sorelle vivevano la loro esperienza di clausura e
ogni anno, alle 21.30, si fa memoria di questo passaggio. Chiara può baciare quelle
stimmate, può rivedere ancora una volta l’uomo che era stato per lei un po’ l’"apripista"
del suo incontro con il Signore, nell’esperienza della clausura.
D.
- Quindi, momenti di liturgia canonici si mescolano anche alla rievocazione per immagini
di ciò che accadde veramente?
R. - Sì, questo rientra
nella spiritualità francescana. La liturgia ha bisogno di segni, non solo di emozioni
interiori. C’è anche il bisogno di essere coinvolti con gli occhi, con le orecchie,
con le mani, per poter fare questa esperienza di preghiera totale.
D.
- Padre Migliasso, il suo augurio all’Italia, in questo giorno dedicato al Patrono
San Francesco?
R. - L’augurio è che, soprattutto
in questo momento storico, possiamo riscoprire e ritrovare questa unità, anche all’interno
dell’Italia, attorno a valori che non sono solo valori cristiani, ma sono prima di
tutto valori umani.