2009-10-04 13:19:33

All'Angelus la solidarietà del Papa per le vittime dei disastri naturali in Asia, nel Pacifico e nel messinese. Appello alla pace per la Guinea


L’apertura dei lavori sinodali nella Basilica vaticana ha occupato anche il pensiero rivolto da Benedetto XVI alle molte migliaia di persone radunatesi a mezzogiorno in Piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus. Ma a commuovere la folla sono state soprattutto le parole di cordoglio del Papa per le vittime e gli scampati ai numerosi disastri naturali, che a più riprese nei giorni scorsi hanno colpito vaste zone dell’Asia, oltre alla tragedia consumatasi in Sicilia nell’area di Messina. Parole concluse da un appello alla distensione in Guinea, teatro di sanguinosi scontri interni. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

I confini geografici si dissolvono davanti ai volti in lacrime di chi è appena scampato a immani castatrofi come quelle che nelle ultime settimane hanno disseminato di lutti e di distruzione interi quadranti del pianeta, a cadenza drammaticamente serrata come quasi mai avvenuto nella storia. Ed è dunque con un unico, addolorato abbraccio di solidarietà e preghiera che Benedetto XVI ha dedicato le parole successive alla recita dell’Angelus alle vittime che dal Pacifico al sudest asiatico alla zona siciliana di Messina hanno perso la vita in “violente calamità naturali”:

 
“Lo tsunami nelle Isole Samoa e Tonga; il tifone nelle Filippine, che successivamente ha riguardato anche Vietnam, Laos e Cambogia; il devastante terremoto in Indonesia. Queste catastrofi hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Penso, inoltre, a quanti soffrono a causa delle inondazioni in Sicilia, specialmente nella zona di Messina. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro pena. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità internazionale”.
 
In precedenza, Benedetto XVI aveva spiegato alle persone in Piazza S. Pietro l’importanza della cerimonia conclusa poco prima nella Basilica vaticana. Il Sinodo, ha detto, “costituisce sempre un’intensa esperienza ecclesiale” e quello appena inaugurato dei vescovi dell’Africa è importante perché, ha sottolineato, riguarda un continente di quasi un miliardo di persone, di “straordinaria ricchezza umana”, che registra il più alto tasso di natalità al mondo mentre resta purtroppo segnato da povertà e “pesanti ingiustizie”. Ma il Pontefice ha voluto anche spiegare alla gente in cosa differisca una riunione sinodale da qualsiasi altro tipo di convocazione:

 
“E’ importante sottolineare che non si tratta di un convegno di studio, né di un’assemblea programmatica. Si ascoltano relazioni ed interventi in aula, ci si confronta nei gruppi, ma tutti sappiamo bene che i protagonisti non siamo noi: è il Signore, il Suo Santo Spirito, che guida la Chiesa. La cosa più importante, per tutti, è ascoltare: ascoltarsi gli uni con gli altri e, tutti quanti, ascoltare ciò che il Signore vuole dirci. Per questo, il Sinodo si svolge in un clima di fede e di preghiera, in religiosa obbedienza alla Parola di Dio”.
 
E dell’Africa, dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha pure ricordato i conflitti che, attualmente, ha constatato, “mettono a rischio la pace e la sicurezza” dei popoli del continente:
 
“In questi giorni ho seguito con apprensione i gravi episodi di violenza che hanno scosso la popolazione della Guinea. Esprimo le mie condoglianze alle famiglie delle vittime, invito le parti al dialogo, alla riconciliazione e sono certo che non si risparmieranno gli sforzi per raggiungere un'equa e giusta soluzione”.

 
Sabato pomeriggio prossimo, assieme ai Padri sinodali il Papa guiderà nell’Aula Paolo VI una speciale recita del Rosario “con l’Africa e per l’Africa”, animata dai giovani universitari di Roma. Si uniranno alla preghiera, in collegamento via satellite, gli studenti di alcuni Paesi africani, che il Pontefice ha esortato a partecipare numerosi, per affidare a Maria Sede della Sapienza, ha detto, “il cammino della Chiesa e della società nel continente africano”. Infine, Benedetto XVI ha rivolto saluti particolari a vari gruppi, tra quali quello degli Oblati benedettini riuniti in congresso mondiale, ai giovani partecipanti alla missione “Gesù al Centro”, organizzata in questi giorni a Roma dal Servizio diocesano di pastorale giovanile, e ai motociclisti impegnati in favore della sicurezza stradale.

 
Nel Pacifico, intanto, le vittime del sisma che ha colpito l'isola indonesiana di Sumatra, ricordate dal Papa, potrebbero essere più di un migliaio. Fra le macerie si cercano i sopravvissuti. Il servizio è di Valentina Fizzotti:RealAudioMP3

In Indonesia, si scava a mani nude per cercare i superstiti del terremoto di magnitudo 7.6 che quattro giorni fa ha colpito l’isola di Sumatra, cui giovedì è seguita una seconda una scossa. Le escavatrici non riescono a raggiungere i centri abitati, sprofondati di trenta metri sotto una gigantesca frana di pietre, terra e alberi, che ha spazzato via quattro interi villaggi. In uno di essi, più di trecento persone stavano festeggiando un matrimonio e sono state sepolte vive. Se dovesse essere confermato l’ultimo bilancio, il numero dei morti salirebbe a più di 1.300, cui vanno aggiunte le 3.000 persone che ancora risultano disperse. Nel frattempo, le speranze di trovare ancora qualcuno in vita cominciano a vacillare: dopo quattro giorni, ha detto il vicepresidente indonesiano Kalla, “aspettiamo soltanto i funerali”. Oggi, all’aeroporto di Padang, epicentro delle scosse, sono arrivati aerei stranieri con a bordo cibo, tende e medicinali, ma soprattutto medici, infermieri ed esperti in operazioni di salvataggio. Ma per percorrere una strada lunga 25 chilometri ora ci vogliono dieci ore. Questa mattina nella Papua occidentale, a 3.500 chilometri da Sumatra, si è registrato un sisma di 7.6 gradi della scala Richter ma per il momento non ci sono notizie di morti o feriti.

 
E mentre alla popolazione del messinese è giunta la vicinanza spirituale del Papa, la giornata sul luogo delle alluvioni ha visto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sorvolare l’area disastrata per poi incontrare le autorità locali ed illustrare le misure di emergenza con le quali il governo intende intervenire. tra di esse, il premier ha parlato di blocco di tasse e mutui e di ricostruzione di case come avvenuto dopo il sisma abruzzese. La cronaca di Patrizia Casale:RealAudioMP3

In questo momento, il presidente del Consiglio sta tenendo una conferenza stampa in Prefettura. In elicottero, poco dopo le 12, ha compiuto un sopralluogo nelle zone colpite dal disastro: si è detto molto impressionato dai danni compiuti dalla furia delle acque. Successivamente ha visitato gli sfollati, ha portato la vicinanza del governo ma anche la certezza di interventi per avviare al più presto la ricostruzione. Ieri la Regione Sicilia aveva stanziato 20 milioni di euro. Intanto, il bilancio delle vittime si ferma a 22, ma a farlo salire sarà l’elevato numero di dispersi: 40. Gli sfollati sono 524 dopo l’evacuazione di Briga Superiore, avvenuta questa mattina. E nella notte si è verificata una nuova frana. L’arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, ha inviato un messaggio di cordoglio alla cittadinanza colpita dalla grave tragedia. “Ci chiniamo sulle loro sofferenze, siamo accanto a loro”. La Chiesa locale ha avviato una colletta nelle parrocchie attraverso la Caritas.







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