Visita ad Limina Apostolorum. Dal Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi
del Mali
Udienza di Benedetto XVI ai vescovi del Mali in visita ad Limina: formate sacerdoti
e laici a servizio del Vangelo e del bene comune. Nel pomeriggio, il ritorno del Papa
in Vaticano 18 maggio 2007
Clero e laici uniti per rispondere “all’imperativo
urgente” della pace, della giustizia e della riconciliazione. Benedetto XVI si è congedato
con questa esortazione, accompagnata da attestati di stima per il loro non facile
lavoro pastorale, dal gruppo di presuli africani del Mali, ricevuti questa mattina
al termine della loro visita ad Limina, iniziata lo scorso 14 maggio. L’udienza si
è svolta nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, che il Papa lascerà in elicottero
oggi pomeriggio alle 17 per ritornare in Vaticano, da dove era partito dieci giorni
fa per il Brasile. Sui contenuti dell’udienza ai vescovi del Mali.
Metà dei
12 milioni di abitanti non ha accesso all’acqua potabile e la speranza di vita non
supera i 50 anni. E’ questo lo scenario, che non concede troppi spazi alla speranza,
nel quale si muovono gli appena 20 mila battezzati del Mali, piccola Repubblica dell’Africa
nordoccidentale, che occupa il 174° posto della classifica dell’Indice di sviluppo
umano. Ed è qui, tra l’indigenza diffusa e la necessità di soddisfare i bisogni elementari
di un Paese stretto tra il Sahara e la savana, che si muovono i presuli di questa
nazione africana. Benedetto XVI non ha nascosto fin dalle prime parole del suo discorso
“le situazioni umane e spirituali difficili” che rendono una sfida coraggiosa la normale
azione pastorale della Chiesa. Ecco perché, ha subito esortato il Pontefice, oggi
“il clero diocesano è chiamato a occupare un posto più ampio nell’evangelizzazione”,
insieme con i religiosi, e a vivere in donazione “totale” a Cristo la sua “identità
sacerdotale”. Benedetto XVI ha quindi ribadito i capisaldi che rendono tali i membri
di una comunità ecclesiale, a partire da coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’ordinazione:
preghiera e vita sacramentale, accompagnata dalla formazione umana - che, ha detto
il Papa, “è alla base” di quella spirituale. E ancora, maturità affettiva per una
scelta responsabile del celibato, fino all’“indispensabile” cura dei laici, capace
di renderli “competenti nel servizio del bene comune”.
"Nel momento in cui
la Chiesa del vostro continente si prepara a celebrare la seconda Assemblea speciale
del Sinodo dei vescovi per l’Africa - ha osservato il Papa - l’impegno dei fedeli
a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace e un imperativo urgente”.
Il contributo cristiano è fondamentale, ha proseguito Benedetto XVI, per agire con
efficacia a livello sociale ed economico, politico e culturale, offrendo risposte
alle emergenze, siano esse sanitarie, scolastiche o di altro genere. E qui, Benedetto
XVI ha aperto una parentesi sul tema della famiglia, affrontato con echi simili ai
suoi recenti interventi in Brasile. "In effetti, - ha sottolineato - mentre il numero
dei matrimoni cristiani rimane relativamente debole, è dovere della Chiesa aiutare
i battezzati, particolarmente i giovani, a comprendere la bellezza e la dignità di
questo Sacramento nell’esistenza cristiana. Per rispondere al timore sovente espresso
davanti al carattere definitivo del matrimonio, una solida preparazione, con la collaborazione
di laici ed esperti, permetterà alle coppie cristiane - ha concluso Benedetto XVI
- di rimanere fedeli alle promesse del matrimonio. Diventeranno coscienti che la fedeltà
del marito e l'indissolubilità della loro alleanza, il cui modello è la fedeltà espressa
da Dio nell'indistruttibile alleanza che Egli stesso ha concluso con l'uomo, sono
una fonte di felicità per coloro che si uniscono”.
L’ultima, ma non certo
per importanza, notazione di Benedetto XVI ha riguardato il rapporto con i musulmani,
che nel Mali rappresentano il 90% dei residenti. Il Papa si è detto soddisfatto per
le “relazioni cordiali” intrattenute dai cattolici con il mondo islamico. E ha ripetuto
che perché l’amicizia sia reale, “è legittimo che l’identità propria di ciascuna comunità
possa esprimersi liberamente, nel mutuo rispetto”, così da favorire una reale “coesistenza
paicifica”. Sulla situazione della piccola minoranza cattolica nel Mali, Xavier
Sartre ha intervistato mons. Jean-Gabriel Diarra, vescovo di San e presidente della
Conferenza episcopale del Mali:
R. - C’est vrai: l’Eglise du Mali est numériquement
très minoritarie au Mali ... E’ vero : la Chiesa del Mali è, numericamente, assolutamente
minoritaria nel Paese, ma socialmente è presente, visibile, anche stimata dalle autorità
maliane, siano esse musulmane o meno. Peraltro, i musulmani – almeno nel nostro contesto
– sono molto aperti a tutto quanto è religioso: loro hanno grande rispetto per chiunque
pratichi in maniera molto pia la propria religione, anche se si tratta di una religione
diversa dalla loro. I nostri rapporti con loro sono “fraterni”, perché prima di tutto
ci si riconosce maliano con maliano, prima di definirsi come appartenente a tale o
talaltra religione.
D. – Parliamo della situazione politica del Mali: ci sono
state recentemente le elezioni presidenziali; il presidente uscente è stato rieletto.
Ma qual è il rapporto tra Chiesa e Stato?
R. – A ce que je sache, les rélations
sont bonnes. Je pourrais même dire … Per quanto ne so io, i rapporti sono buoni.
Potrei addirittura dire che sono molto buoni. Siamo ben accolti e molto apprezzati
dalle autorità. Cerchiamo anche, nella misura del possibile, di rimanere nell’ambito
della nostra missione di pastori, non solo dei cristiani ma della totalità della popolazione
maliana. Questo significa che quando siamo interpellati su argomenti di interesse
nazionale, non esitiamo a dire quello che pensiamo. Lo facciamo in maniera un po’
diversa da altri, nel rispetto della vita culturale del nostro Paese. Per esempio,
non mi verrebbe mai in mente di criticare nessuno sulla pubblica piazza, ma comunque
gli direi quel che ho da dirgli: francamente, da uomo a uomo ... (Alessandro De
Carolis)