Visita ad Limina Apostolorum. Dal Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi
della Repubblica Centrafricana
Un futuro di pace per la Repubblica Centrafricana, afflitta da tensioni sociali
e conflitti armati: l’auspicio dei vescovi del Paese africano, in visita "ad Limina" 29
maggio 2007
“Un futuro di pace” per un Paese tormentato da conflitti politici
e sociali, sfociati sovente in scontri armati: questo auspicano i vescovi delle Repubblica
centrofricana, che ieri hanno iniziato le udienze con il Santo Padre, in occasione
della loro visita ad Limina.
Una storia d’instabilità, che per l’ex colonia
francese parte fin dai primi anni dell’indipendenza, nel 1960. Sarà infatti il maresciallo
Bokassa ad assumere con la forza il potere nel ’66 e a proclamarsi 10 anni dopo "imperatore",
per essere poi destituito nel ’79 con il ripristino della Repubblica. Ma due anni
dopo, è il generale Kolingba con un colpo di Stato a prendere il potere, conservandolo
per oltre un decennio fino alle prime elezioni libere indette - su pressione internazionale
- nel ‘93, che vedono la vittoria di Patassé, a capo del Movimento per la liberazione
del popolo centrafricano. I militari tornano in armi - nel ‘97 e fino al 2000 scende
in campo l’ONU per mediare - e dopo vari scontri tra governativi e ribelli, è il generale
Bozizé nel 2003 a conquistare la presidenza, confermato nelle elezioni del 2005. Tuttavia,
i seguaci dell’ex presidente Patassé, in esilio nel Togo, continuano combattere, asserragliati
nel nord ovest del Paese, mentre al nord est si sono insediati gruppi ribelli del
vicino Ciad. Una situazione aggravata dal diffuso banditismo, che ha precipitato il
Paese nell’insicurezza sociale. In questi dolorosi decenni, la Chiesa centrafricana,
presente da oltre 100 anni, non ha mai smesso d’invocare la pace e di condannare le
violenze che non hanno risparmiato esponenti religiosi, denunciando in anni recenti
anche il silenzio mediatico sulla drammatica situazione del loro Paese. Da qui, l’appello
lanciato di recente al presidente Bozizé dai vescovi centrafricani, preoccupati per
il riacuirsi delle tensioni tra governo e opposizione e la ripresa degli scontri armati
nel Nord. I presuli chiedono al capo di Stato d’impegnarsi per trovare una via d’uscita,
aprendo un dialogo senza pregiudizi così da arginare il peggio che avanza: tribalismo,
anarchia, autoritarismo politico, ristagno economico, rovina intellettuale e caduta
di valori, e per garantire a tutti i cittadini “il rispetto della loro dignità”. (Roberta
Gisotti)