Visita ad Limina Apostolorum. Dal Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi
del Mozambico
Le sfide della Chiesa per annunciare Cristo in contesti di povertà estrema e di
corruzione dilagante: ne ha parlato il Papa con i Vescovi del Mozambico in visita
ad Limina 26 maggio 2007
L’annuncio missionario deve restare la priorità
tra le priorità per la Chiesa in Mozambico, che pure si confronta con mille difficoltà
socio-pastorali: lo ha raccomandato stamanI Benedetto XVI ai vescovi del Paese africano,
nell’indirizzo di saluto al termine della loro visita ad Limina.
Sono tanti
e complessi gli ostacoli che si frappongono all’evangelizzazione di oltre la metà
della popolazione del Mozambico, ha osservato Benedetto XVI, dopo avere ascoltato
il presidente della Conferenza episcopale mozambicana, l’arcivescovo Tomè Makhweliha,
illustrare con preoccupazione i mali di questo Paese, tra i più ricchi dell’Africa
per risorse naturali e con grandi potenzialità economiche, eppure in stato di povertà
assoluta. Un Paese preda della corruzione generalizzata e della criminalità, dello
sfruttamento della manodopera e delle donne, del traffico della droga e degli esseri
umani, del commercio sessuale. Ha puntato il dito, il presidente dei vescovi del Mozambico,
sull’attuale ordine economico internazionale, governato dalle multinazionali e dalla
globalizzazione.
In questa critica situazione, il Papa ha invitato i presuli
mozambicani ad essere quanto più presenti in tutte le comunità delle loro diocesi,
prestando paterna attenzione alle condizioni di vita umane e religiose, e di essere
accanto ai sacerdoti per ascoltarli, guidarli e incoraggiarli nel loro spesso arduo
servizio pastorale, e di valorizzare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità “provvidenziali
per un rinnovato impulso missionario”. Benedetto XVI ha raccomandato di approfondire
la fede attraverso tutti i mezzi a loro disposizione: la catechesi dei giovani e degli
adulti, gli incontri e la liturgia con l’inculturazione che s’impone. “Senza questa
formazione profonda - ha osservato - la fede e la pratica religiosa divengono superficiali
e fragili”, inadeguate a contrastare “l’indifferenza religiosa, il materialismo e
il neopaganesimo, fenomeni che dominano oggi nelle società dei consumi”.
Essenziale
anche la formazione nei seminari a fronte della crisi vocazionale e la formazione
permanente di tutti gli operatori apostolici, sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti
e animatori di movimenti e comunità. Ogni cristiano - ha sollecitato Benedetto XVI
- offra il suo contributo “per combattere le ingiustizie, elevare il livello della
vita delle persone e dei gruppi sfavoriti, per educare alla rettitudine dei costumi,
alla tolleranza al perdono e alla riconciliazione. Si tratta di un’opera di primaria
importanza che serve al bene del Paese”, che i pastori della Chiesa debbono ispirare
e sostenere conservando la libertà che è propria della Chiesa nella sua missione profetica,
mantenendo ben chiara la distinzione tra questa missione pastorale e i programmi e
i poteri politici.
Infine l’importanza di sostenere la famiglia e il matrimonio
cristiano “messo a dura prova - ha sottolineato il Papa - da una società detta moderna,
pervasa dalla sessualità e dall’individualismo”. (Roberta Gisotti)