Visita ad Limina Apostolorum. Dal Discorso del Santo Padre Benedetto XVI ai Vescovi
del Ghana
Il matrimonio cristiano non puo’ essere mai sostituito da altre forme di unione
tra uomo e donna: lo ha detto Benedetto XVI ai Vescovi del Ghana in visita ad Limina,
invitandoli a curare con attenzione la formazione cristiana per scoraggiare le pratiche
superstiziose 24 aprile 2006
Un Paese segnato da una povertà ancora
diffusa, nel quale la Chiesa locale deve impegnarsi per radicare nel cuore della popolazione
la speranza portata dai valori del Vangelo. E’ una delle considerazioni centrali del
discorso che Benedetto XVI ha rivolto questa mattina ai vescovi del Ghana, al termine
della loro visita ad Limina. Il Paese africano ha celebrato proprio ieri il centesimo
anniversario dell’arrivo dei primi missionari: un’occasione che ha spinto il Papa
a indicare nei giovani, nel matrimonio cristiano e nella famiglia le priorità pastorali
per il presente e il futuro immediato della nazione.
Una “Chiesa giovane”,
in un Paese che ha una speranza di vita media che non arriva ai 60 anni. E una Chiesa
di frontiera, che “brilla come un falò di speranza” in mezzo alla miseria di moltissima
parte della popolazione, combattendo con l’attività apostolica e pastorale le derive
etiche e i rigurgiti di superstiziosità che la disperazione spesso porta con sé. La
delicata situazione socioeconomica dello Stato africano del Ghana è filtrata più volte
nel discorso di Benedetto XVI ai presuli del Paese. Il Papa ha subito rilevato i “grandi
progressi” degli ultimi anni compiuti dalla nazione per ridurre il “flagello della
povertà e per rafforzare l'economia”. Un “progresso lodevole”, lo ha definito il
Pontefice che tuttavia - ha aggiunto con realismo - ha bisogno di altri sforzi per
portare autentico sollievo ai circa 20 milioni di ghanesi, il 30% dei quali cattolici.
“EXTREME
AND WIDESPREAD POVERTY OFTEN RESULTS…
La povertà estrema e diffusa provoca
spesso un declino morale generale che conduce al crimine, alla corruzione, agli attacchi
alla sacralità della vita umana o persino a un ritorno alle pratiche superstiziose
del passato. In questa situazione, la gente può perdere facilmente la fiducia nell’avvenire”.
In questo scenario, ha affermato Benedetto XVI, la Chiesa guarda avanti “come
falò di speranza nella vita del cristiano”. Lo fa soprattutto incentivando “programmi
globali di formazione” che aiutino i cattolici - consapevoli della loro fede – ad
essere protagonisti dei destini del loro Paese. Nell’esprimere grande apprezzamento
per il lavoro dei catechisti laici, il Papa ha detto esplicitamente di essere a conoscenza
di come il lavoro di questi agenti di base dell’evangelizzazione sia spesso impedito
per “mancanza di risorse” o per l’ostilità stessa dell’ambiente. L’importante, dunque,
ha proseguito il Pontefice, è che ai catechisti sia assicurato da vescovi e sacerdoti
“sostegno spirituale, dottrinale, e morale”, nonché “il supporto materiale che richiedono
per effettuare correttamente la loro missione”. Provvedere ai bisogni dei giovani,
ha osservato il Papa, equivarrà a provvedere ai bisogni di un Paese giovane e così
il Ghana potrà contare su nuove generazioni capaci di dare una svolta alle realtà
economiche, alla globalizzazione, al problema sanitario.
Benedetto XVI ha poi
affrontato uno dei nodi centrali della pastorale della Chiesa ghanese, quella relativa
alla famiglia e al matrimonio. In questo caso, ha ribadito il Pontefice, “per il cristiano
le forme tradizionali di matrimonio non possono mai essere un sostituto del matrimonio
sacramentale”.
“WHILE CHRISTIANITY ALWAYS SEEKS TO RESPECT…
Mentre la
cristianità cerca sempre di rispettare le venerabili tradizioni delle culture e dei
popoli, cerca anche di purificare quelle pratiche che sono contrarie al Vangelo. Per
questo motivo è essenziale che l'intera comunità cattolica continui a sollecitare
l'importanza dell'unione monogama ed indissolubile tra l’uomo e la donna, consacrata
nella santità del matrimonio”.
Un ultimo pensiero Benedetto XVI lo ha riservato
per i membri del clero. Il sacerdozio, ha asserito, “non deve essere mai visto nel
senso di un miglioramento della propria condizione o del livello sociale di vita”.
Se così è, il rischio è che il sacerdozio risulti “inefficace e non realizzato”. Vi
consiglio quindi - ha concluso Benedetto XVI - di “accertare l'idoneità dei candidati
al sacerdozio e di garantire adeguata formazione a coloro che studiano per il ministero
sacro”, perché essi siano “ministri idonei e soddisfatti” per la gioia di Cristo. (Alessandro
De Carolis)