2009-10-03 18:58:38

Mons. Théodore Adrien Sarr: L'Africa non vuole essere la terra delle sofferenze dimenticate



XI VIAGGIO. Dal Pontefice un messaggio di riconciliazione e di speranza. L'Africa non vuole essere la terra delle sofferenze dimenticate.
Riflessioni di Mons. Théodore Adrien Sarr, Cardinale arcivescovo di Dakar e Presidente della Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale

L'Osservatore Romano - 18 marzo 2009.

"Solidarietà pastorale organica": è stata la parola chiave della pastorale della Chiesa universale durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Tale è rimasta anche in quello di Benedetto XVI, che ha continuato la felice tradizione dei viaggi apostolici. Il successore di Pietro va da un punto all'altro del mondo conferendo così alla collegialità un dinamismo concreto di sinodalità a livello dei continenti e anche delle conferenze regionali.
È in questa luce che vediamo il primo viaggio di Benedetto XVI in Africa. Noi tutti abbiamo ammirato un anno fa, il 1° gennaio 2008, il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, sul tema "Famiglia umana, comunità di pace". In quel documento il Pontefice, in numerosi punti, ha inteso sviluppare in modo luminoso dimensioni inattese dell'ecclesiologia della Chiesa famiglia di Dio e ha fatto dell'attenzione alla famiglia un criterio fondamentale della pace. Da parte sua, la Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale (Cerao), insieme a tutte le Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar (Sceam), è particolarmente attenta all'ecclesiologia della Chiesa famiglia di Dio e ne ha fatto il nucleo di un lavoro teologico e di un vissuto ecclesiale intenso, che si può osservare in quasi mezzo secolo d'esistenza. La prima visita in Africa di Benedetto XVI si situa per tutti noi in una duplice luce: quella della Chiesa famiglia di Dio e della fraternità di Cristo.
Ciò che la Chiesa regionale dell'Africa occidentale si aspetta da Benedetto XVI è, dunque, prima di tutto uno stimolo nuovo per l'edificazione della Chiesa come casa e famiglia di Dio e come fraternità di Cristo. Ci aspettiamo quindi che si manifestino quelle fibre teologiche profonde che legano Benedetto XVI, Papa eminentemente missionario per le sue convinzioni teologiche più forti, e la Chiesa in Africa. Immergendoci nelle sue stesse fonti spirituali, ci aspettiamo dal suo viaggio un'evidenziazione ancora più precisa delle ragioni per cui la famiglia è la linea profetica più importante della conoscenza di Dio, della pastorale e della missione, non solo della Chiesa in Africa, ma anche della Chiesa universale. L'opzione preferenziale per i poveri è stata un contributo proprio della Chiesa in America Latina alla Chiesa universale. La Chiesa come famiglia di Dio e la famiglia come linea profetica futura per la nostra umanità costituiscono la linea profetica africana? L'Africa sarebbe lieta di ascoltare Benedetto XVI dirlo per animarci lungo le vie della missione. Ci aspettiamo da lui che ci illumini sui vincoli intimi esistenti fra l'ecclesiologia della Chiesa famiglia di Dio e l'ecclesiologia della Chiesa regno di Dio che sta germinando. E che ci motivi, a partire da questa angolatura teologica e spirituale, ad assumerci meglio le nostre responsabilità nell'ambito delle gravi questioni sociali che lacerano l'Africa: la migrazione massiccia, con la conseguente fuga di cervelli, e l'incapacità dell'Africa di strutturarsi come spazio abitabile per i suoi figli, da cui derivano anche il sottosviluppo crescente, la corruzione, la povertà e la miseria, il malgoverno, la pandemia dell'Aids, l'annientamento sotto il peso del debito.
Se la Chiesa in Africa rappresenta l'immensa speranza della Chiesa universale, questa Chiesa scopre in Benedetto XVI un'opportunità eccezionale affinché questa speranza non deluda. Perciò si aspetta dal Papa luci per articolare sempre meglio la sua visione, la sua missione e i suoi obiettivi strategici. Si aspetta che le insegni a unire organicamente verità e metodo nella pianificazione pastorale, come i padri fondatori della Cerao ambivano a fare. La Chiesa in Africa si aspetta dal Pontefice che l'aiuti a individuare i nuovi areopaghi missionari per farne luoghi di annuncio della buona novella che Dio è amore e ama e salva oggi l'uomo africano, che ha subito e subisce le conseguenze di quello che i suoi predecessori hanno chiamato il magnum scelus o "l'olocausto sconosciuto". L'Africa non vuole essere il continente delle sofferenze dimenticate.
L'Africa attende l'aiuto di Benedetto XVI nel campo del dialogo interreligioso e dell'inculturazione. È lieta che il Pontefice ricordi al mondo e anche a essa il carattere assolutamente centrale della questione: chi è Dio e qual è il suo disegno per l'uomo in Gesù Cristo. In lui vede il pastore accorto e lungimirante, che vuole aiutare a uscire dalla "dittatura del relativismo", a qualunque livello essa si trovi. L'Africa si aspetta indicazioni in materia di dialogo, invitando ogni credente, a partire dal più profondo della sua fede, a conferire alla ragione - principio di verità e non di relatività - il suo diritto, affinché le religioni liberino veramente l'uomo e contribuiscano alla pace del mondo. Il relativismo è oggi la fonte più seria d'intolleranza e di violenza. L'Africa si aspetta da questo Papa, difensore dei diritti della ragione, che l'aiuti a lasciare che le due ali della fede e della ragione si dispieghino verso la verità di Dio, perché la Chiesa in Africa diventi anch'essa Chiesa missionaria ad gentes.
La Chiesa in Africa riceverà da lui lo "strumento di lavoro" della seconda assemblea speciale continentale del Sinodo dei vescovi. I problemi relativi alla cultura, all'inculturazione o al radicamento culturale della fede nel cuore dell'uomo - che è fonte e culmine della cultura - continuano a essere preoccupanti, ma lo sono anche i problemi sociali, e la Chiesa in Africa vuole guardarli in faccia. Il piano di azione, frutto dei risultati di questo secondo sinodo africano, fungerà per la Cerao da primo piano di azione durante la sua assemblea plenaria prevista per dicembre 2010 a Yamoussoukro.
Ci auguriamo, in definitiva, che la nostra Chiesa regionale viva sempre nella piena e totale disponibilità allo Spirito Santo che ha caratterizzato i nostri padri fondatori, affinché le nostre comunità contribuiscano a una autentica rinascita africana che ci farà uscire dalle nostre schiavitù antiche e moderne.
(redazione:Luis Badilla)
 







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