Mons. Théodore Adrien Sarr: L'Africa non vuole essere la terra delle sofferenze dimenticate
XI VIAGGIO. Dal Pontefice un messaggio di riconciliazione e di speranza. L'Africa
non vuole essere la terra delle sofferenze dimenticate. Riflessioni di
Mons. Théodore Adrien Sarr, Cardinale arcivescovo di Dakar e Presidente della Conferenza
episcopale regionale dell'Africa occidentale
L'Osservatore Romano - 18
marzo 2009.
"Solidarietà pastorale organica": è stata la parola chiave della
pastorale della Chiesa universale durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Tale
è rimasta anche in quello di Benedetto XVI, che ha continuato la felice tradizione
dei viaggi apostolici. Il successore di Pietro va da un punto all'altro del mondo
conferendo così alla collegialità un dinamismo concreto di sinodalità a livello dei
continenti e anche delle conferenze regionali. È in questa luce che vediamo il
primo viaggio di Benedetto XVI in Africa. Noi tutti abbiamo ammirato un anno fa, il
1° gennaio 2008, il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, sul tema
"Famiglia umana, comunità di pace". In quel documento il Pontefice, in numerosi punti,
ha inteso sviluppare in modo luminoso dimensioni inattese dell'ecclesiologia della
Chiesa famiglia di Dio e ha fatto dell'attenzione alla famiglia un criterio fondamentale
della pace. Da parte sua, la Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale
(Cerao), insieme a tutte le Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar (Sceam),
è particolarmente attenta all'ecclesiologia della Chiesa famiglia di Dio e ne ha fatto
il nucleo di un lavoro teologico e di un vissuto ecclesiale intenso, che si può osservare
in quasi mezzo secolo d'esistenza. La prima visita in Africa di Benedetto XVI si situa
per tutti noi in una duplice luce: quella della Chiesa famiglia di Dio e della fraternità
di Cristo. Ciò che la Chiesa regionale dell'Africa occidentale si aspetta da Benedetto
XVI è, dunque, prima di tutto uno stimolo nuovo per l'edificazione della Chiesa come
casa e famiglia di Dio e come fraternità di Cristo. Ci aspettiamo quindi che si manifestino
quelle fibre teologiche profonde che legano Benedetto XVI, Papa eminentemente missionario
per le sue convinzioni teologiche più forti, e la Chiesa in Africa. Immergendoci nelle
sue stesse fonti spirituali, ci aspettiamo dal suo viaggio un'evidenziazione ancora
più precisa delle ragioni per cui la famiglia è la linea profetica più importante
della conoscenza di Dio, della pastorale e della missione, non solo della Chiesa in
Africa, ma anche della Chiesa universale. L'opzione preferenziale per i poveri è stata
un contributo proprio della Chiesa in America Latina alla Chiesa universale. La Chiesa
come famiglia di Dio e la famiglia come linea profetica futura per la nostra umanità
costituiscono la linea profetica africana? L'Africa sarebbe lieta di ascoltare Benedetto
XVI dirlo per animarci lungo le vie della missione. Ci aspettiamo da lui che ci illumini
sui vincoli intimi esistenti fra l'ecclesiologia della Chiesa famiglia di Dio e l'ecclesiologia
della Chiesa regno di Dio che sta germinando. E che ci motivi, a partire da questa
angolatura teologica e spirituale, ad assumerci meglio le nostre responsabilità nell'ambito
delle gravi questioni sociali che lacerano l'Africa: la migrazione massiccia, con
la conseguente fuga di cervelli, e l'incapacità dell'Africa di strutturarsi come spazio
abitabile per i suoi figli, da cui derivano anche il sottosviluppo crescente, la corruzione,
la povertà e la miseria, il malgoverno, la pandemia dell'Aids, l'annientamento sotto
il peso del debito. Se la Chiesa in Africa rappresenta l'immensa speranza della
Chiesa universale, questa Chiesa scopre in Benedetto XVI un'opportunità eccezionale
affinché questa speranza non deluda. Perciò si aspetta dal Papa luci per articolare
sempre meglio la sua visione, la sua missione e i suoi obiettivi strategici. Si aspetta
che le insegni a unire organicamente verità e metodo nella pianificazione pastorale,
come i padri fondatori della Cerao ambivano a fare. La Chiesa in Africa si aspetta
dal Pontefice che l'aiuti a individuare i nuovi areopaghi missionari per farne luoghi
di annuncio della buona novella che Dio è amore e ama e salva oggi l'uomo africano,
che ha subito e subisce le conseguenze di quello che i suoi predecessori hanno chiamato
il magnum scelus o "l'olocausto sconosciuto". L'Africa non vuole essere il continente
delle sofferenze dimenticate. L'Africa attende l'aiuto di Benedetto XVI nel
campo del dialogo interreligioso e dell'inculturazione. È lieta che il Pontefice ricordi
al mondo e anche a essa il carattere assolutamente centrale della questione: chi
è Dio e qual è il suo disegno per l'uomo in Gesù Cristo. In lui vede il pastore accorto
e lungimirante, che vuole aiutare a uscire dalla "dittatura del relativismo", a qualunque
livello essa si trovi. L'Africa si aspetta indicazioni in materia di dialogo, invitando
ogni credente, a partire dal più profondo della sua fede, a conferire alla ragione
- principio di verità e non di relatività - il suo diritto, affinché le religioni
liberino veramente l'uomo e contribuiscano alla pace del mondo. Il relativismo è oggi
la fonte più seria d'intolleranza e di violenza. L'Africa si aspetta da questo Papa,
difensore dei diritti della ragione, che l'aiuti a lasciare che le due ali della fede
e della ragione si dispieghino verso la verità di Dio, perché la Chiesa in Africa
diventi anch'essa Chiesa missionaria ad gentes. La Chiesa in Africa riceverà da
lui lo "strumento di lavoro" della seconda assemblea speciale continentale del Sinodo
dei vescovi. I problemi relativi alla cultura, all'inculturazione o al radicamento
culturale della fede nel cuore dell'uomo - che è fonte e culmine della cultura - continuano
a essere preoccupanti, ma lo sono anche i problemi sociali, e la Chiesa in Africa
vuole guardarli in faccia. Il piano di azione, frutto dei risultati di questo secondo
sinodo africano, fungerà per la Cerao da primo piano di azione durante la sua assemblea
plenaria prevista per dicembre 2010 a Yamoussoukro. Ci auguriamo, in definitiva,
che la nostra Chiesa regionale viva sempre nella piena e totale disponibilità allo
Spirito Santo che ha caratterizzato i nostri padri fondatori, affinché le nostre comunità
contribuiscano a una autentica rinascita africana che ci farà uscire dalle nostre
schiavitù antiche e moderne. (redazione:Luis Badilla)