2009-10-03 15:02:20

Migliaia di pellegrini ad Assisi per la Festa di San Francesco, Patrono d'Italia


Era la sera del 3 ottobre 1226: San Francesco lasciava questa terra dopo aver aggiunto al Cantico della Creature gli ultimi versi dedicati a “sorella morte”. Prima di spirare il Poverello chiese di essere deposto nudo sulla nuda terra nei pressi della Porziuncola. Come ogni anno in questo luogo, presso la Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, si celebra il Transito del Santo: momenti di liturgia si alternano ad altri di rievocazione storica come il commosso saluto di frate Jacopa e il pianto di Santa Chiara e delle Povere Dame sul corpo del Poverello a San Damiano. Domani, ad Assisi, la celebrazione nazionale del Santo a 70 dalla proclamazione di Francesco, Patrono d’Italia. I festeggiamenti vedono quest’anno coinvolti in prima linea i fedeli lucani. Alla Basilicata infatti tocca, per mano del sindaco di Potenza, l’accensione della lampada votiva dei comuni d’Italia presso la tomba del Santo. Ma qual è l’attualità del messaggio di San Francesco per l’Italia? Paolo Ondarza lo ha chiesto a padre Giancarlo Rosati, ex ministro provinciale dei Frati Minori dell’Umbria:RealAudioMP3
 
R. – Il pellegrinaggio è un modo molto bello di esprimere la propria fede. Recarsi a San Francesco, incontrare i luoghi e la figura di San Francesco, io direi anche Santa Chiara, vuol dire esprimere amore e tornare ad attingere il messaggio e la vita di San Francesco.

 
D. – Quest’anno il pellegrinaggio che coinvolge i fedeli lucani si svolge nel 70.mo anniversario della proclamazione di San Francesco Patrono d’Italia…

 
R. - Quest’anno dalla Lucania, che è una piccola regione, ci sono già settemila pellegrini ad Assisi, vuol dire che San Francesco è qualcosa di vivo, di attuale. L’attualità di San Francesco è l’attualità del Vangelo. E’ quasi uno slogan, si dice che Francesco è “il più santo degli italiani e il più italiano dei santi”. E’ espressione della nostra cultura, della nostra terra, e all’inizio anche un po’ della letteratura italiana, e questo è sempre attuale.

 
D. - San Francesco era un uomo pacificato, un uomo che riuscì a stabilire un’armonia tra le creature e il Creatore. Come questo può contribuire anche a sanare quelle lacerazioni nei dibattiti politici e nell’attualità italiana?

 
R. – Io vedo che non ci si ascolta più perché non si valorizza più l’altro. Credo che una delle cose grandi di Francesco sia la sua attenzione ad ogni essere umano, anche quelli “contrari”.

 
D. – Settant’anni dalla proclamazione di San Francesco Patrono d’Italia ma non solo, ricorre quest’anno anche l’ottavo centenario dell’approvazione della Regola francescana. Come oggi i francescani raccolgono l’eredità di San Francesco e come affrontano le sfide poste dal mondo contemporaneo?

 
R. - Io direi con fatica perché noi più che guardare a Francesco dobbiamo guardare a Gesù con gli occhi di Francesco, con lo stile di Francesco, con la passione di San Francesco. Noi ci troviamo in un tempo in cui il nostro ordine così variegato sta sperimentando tempi di crisi. Credo che oggi in ogni forma di vita consacrata bisogna ritrovare una radice “monacale”, cioè il ritorno a Dio e la comunione profonda con Dio, lì è l’inizio di tutto: a partire da questo ancoraggio forte con il Signore noi dobbiamo rivolgerci agli uomini fratelli a cui testimoniare la bellezza di una vita con Gesù, quindi riannunciare anche verbalmente questa bellezza.

 
R. – Quindi ripartire dalla comunione nella preghiera, con Cristo, perché altrimenti si rischia di disperdersi nel fare…

 
R. – Assolutamente. Di Francesco e di Chiara, come dicevo prima, noi raccontiamo i frutti ma ci sono anni, per Francesco penso 3, 4, 5 anni, in cui lui è stato solo: da quando ha lasciato la sua famiglia è vissuto al margine della città e stava con i lebbrosi, lavorava la terra, viveva in piccole chiese, pregava. Sono stati anni fecondissimi per lui, in cui la grazia di Dio lo ha lavorato e poi, quando era pronto, il Signore gli ha riunito intorno tanti giovani ed è nata questa fraternità. Pensi che dal 1209 fino al 1221, quando ci fu il Capitolo delle stuoie, in 12 anni, cinquemila giovani d’Europa già seguivano il Vangelo nello stile di San Francesco, in più poi le clarisse.







All the contents on this site are copyrighted ©.