Nel Sud Kivu, una regione della Repubblica Democratica del Congo, un operatore congolese
di una organizzazione non governativa è morto dopo essere stato picchiato selvaggiamente
da un gruppo di uomini armati. Mentre si trovava sulla strada tra Fizi e Lubondja,
il mezzo su cui viaggiava è stato attaccato. Un altro operatore della stessa Ong,
Adra (Agenzia di sviluppo e soccorso avventista) è riuscito a scappare all’assalto.
L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha), riferisce che sono
state aggredite anche le persone che si trovavano a bordo di due camion, ma sono state
liberate poco la cattura. L’Ocha ha precisato che questo è il 22° episodio di violenza
commesso nella zona da gennaio ai danni di operatori umanitari. “E’ l’ennesima aggressione
contro operatori che tentano di sostenere le popolazioni civili, prime vittime del
clima di insicurezza diffusa che permane nel Kivu” ha detto all’agenzia Misna il presidente
della società civile di Nord e Sud Kivu, Jason Luneno. Nonostante le due operazioni
militari congiunte di Kinshasa e Kigali nella regione contro i combattenti delle Forze
democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr) e il ritorno di centinaia di famiglie
di sfollati ai loro villaggi, Luneno ha spiegato che la situazione in Congo resta
parecchio precaria, nonostante le notizie ufficiali. I buoni risultati sbandierati
dai governi congolese e ruandese, ha detto, riguardano soltanto la zona di Mugunga
e del Masisi. Gli uomini delle Fdlr, poi, ben inseriti da 15 anni nella società congolese,
“si sono nascosti in piccoli gruppi nelle foreste e nelle zone minerarie più remote
del Kivu, come Walikale, Rubero, Rutshuru e Ruvungi” per evitare di essere catturati
dall’esercito congolese. “Negli ultimi anni due cose non sono mai cambiate nella regione:
è sempre la popolazione civile ad essere vittima dei soprusi dei militari e dei ribelli
– ha raccontato Luneno – e i gruppi armati si sono arricchiti sfruttando le ricche
risorse minerarie dell’est congolese”. (V.F.)