Gran Bretagna: i medici lasciano morire una ragazza che stava cercando di suicidarsi
Kerrie Wooltorton aveva 26 anni e non voleva vivere. Un problema fisico le impediva
di avere figli e questo era per lei insopportabile. Aveva già cercato di suicidarsi
altre nove volte nel corso di un anno quando, un giorno di settembre del 2007, decise
di ingoiare liquido antigelo e poi chiamare l’ambulanza. Solo per non morire da sola,
aveva specificato. Quando è arrivata al Norwich e Norfolk University Hospital, in
Gran Bretagna, era ancora viva, ma i medici decisero di non intervenire per salvarla.
La ragione, spiegata dai medici al giudice nel corso di un’indagine, era la volontà
di essere lasciata morire espressa chiaramente nelle dichiarazioni anticipate. Sono
quelle “living wills” introdotte nel 2005 dal Mental Capacity Act, che permette ai
pazienti di stabilire in anticipo a quali trattamenti non vogliono essere sottoposti
nel caso in cui si trovassero in condizioni gravi. Dichiarazioni prese alla lettera
dallo staff medico. “Non volevo agire contro la legge ed era mio dovere seguire la
sua volontà”, ha dichiarato il nefrologo Alexander Heaton. Le altre volte era stata
una dialisi a salvarla. Nei giorni scorsi il giudice ha stabilito che la signorina
Wooltorton aveva “piena consapevolezza” di ciò che faceva e sarebbe stato “illegale”
un intervento per salvarla da parte dei medici. Eppure, come sostiene l’associazione
contro l’eutanasia Care Not Killing Alliance, le “living wills” dovrebbero essere
utilizzate solamente nel caso in cui un paziente perfettamente cosciente al momento
della dichiarazione si dovesse trovare in uno stato di incapacità. E sarebbe necessario
chiedersi, come ha detto il professor Peter Saunders, se “qualcuno che tenta il suicidio
nove volte in un anno sia realmente sano di mente”. I genitori di Kerrie, Colin e
Linda, sporgeranno denuncia contro l’ospedale. “Niente di questo ci ridarà nostra
figlia – hanno detto alla stampa britannica – ma potrebbe impedire che qualcun altro
debba passare lo stesso”. E hanno chiesto al più presto una modifica della legge.
(V.F.)