Il Papa al nuovo ambasciatore americano Díaz: Stati Uniti e Santa Sede assieme per
la pace e lo sviluppo. E ribadisce: non separare difesa della vita e promozione sociale
Il multilaterismo per garantire pace e sviluppo all’umanità e la difesa della vita
in ogni sua condizione sono stati i temi forti sviluppati da Benedetto XVI nel discorso
al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America, Miguel Humberto Díaz, ricevuto
stamani nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la presentazione delle Lettere
Credenziali. Il Papa si è soffermato sul binomio libertà e verità, fondamento di ogni
sana democrazia ed ha sottolineato il contributo che la Chiesa locale offre alla società
americana, soprattutto nella difesa della dignità umana. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Benedetto
XVI si è detto fiducioso che le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti
continueranno “ad essere contraddistinte da un dialogo fruttuoso e dalla cooperazione
per la promozione della dignità umana", il rispetto dei "diritti umani fondamentali"
e per il “servizio alla giustizia, alla solidarietà e alla pace”. Il Pontefice ha
apprezzato il riconoscimento da parte degli Stati Uniti del bisogno “di un più forte
spirito di solidarietà e di impegno multilaterale nell’affrontare” i problemi urgenti
del nostro pianeta. La difesa di valori come vita, libertà e ricerca della felicità,
ha sottolineato, non possono più essere visti in termini individualistici o nazionali,
ma vanno invece inseriti nella più ampia prospettiva del bene comune dell’intera società
umana. Il perdurare della crisi economica, ha poi avvertito, “richiede chiaramente
una revisione delle attuali strutture politiche, economiche e finanziarie” alla luce
dell’imperativo morale di assicurare “uno sviluppo integrale” di tutti i popoli.
Abbiamo
bisogno, ha ribadito il Papa, di “un modello di globalizzazione ispirato da un autentico
umanesimo” nel quale i popoli non siano visti solo come vicini, ma come fratelli e
sorelle. D’altro canto, ha rilevato il Pontefice, il multilateralismo non dovrebbe
essere ristretto alle questioni politiche ed economiche, ma dovrebbe essere utilizzato
per far fronte a tutto lo spettro di temi legati al futuro dell’umanità, dall’accesso
al cibo al clima, dalla sanità all’eliminazione delle armi nucleari. A tal riguardo,
il Pontefice ha espresso soddisfazione per la recente riunione del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, presieduto dal presidente Obama, che ha approvato una risoluzione
sul disarmo atomico, in vista di un mondo libero dalle armi nucleari. Le religioni,
è stata poi la riflessione del Papa, arricchiscono il discorso etico e politico, perché
si occupano del destino ultimo di ogni uomo e sono chiamate ad essere una forza profetica
di liberazione. Ha così rammentato la sua visita in Terra Santa dove ha voluto mettere
l’accento sulla comprensione e la cooperazione tra le diverse religioni al servizio
della pace. Un obiettivo, ha notato il Papa con soddisfazione, che viene promosso
anche dall’attuale governo americano.
Ha quindi rivolto
il pensiero al contributo che la Chiesa dà allo sviluppo della società americana.
Un contributo alle questioni etiche e sociali sviluppato attraverso argomenti ragionevoli
radicati nella legge naturale. La preservazione della libertà, ha detto il Papa, è
legata in modo inseparabile al rispetto della verità. La crisi delle moderne democrazie,
ha affermato, esorta ad un rinnovato impegno “per discernere politiche giuste e sagge,
rispettose della natura umana e della dignità umana”. La Chiesa statunitense, ha osservato,
dà un positivo contributo alla vita civile e al confronto pubblico proprio attraverso
questo discernimento mediante la formazione delle coscienze. In particolare, il Papa
ha menzionato la necessità “di un chiaro discernimento riguardo ai temi che toccano
la protezione della dignità umana e il rispetto dell’inalienabile diritto alla vita,
dal momento del concepimento alla morte naturale, così come la protezione del diritto
di obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari”. La Chiesa, ha concluso,
insiste sul legame infrangibile tra l’etica della vita ed ogni altro aspetto dell’etica
sociale.
Nel suo intervento, il Papa ha inoltre ricordato
con piacere il suo incontro con il presidente Barack Obama, lo scorso luglio, e la
visita pastorale negli Stati Uniti dello scorso anno. Un’occasione, ha detto, nella
quale ha potuto “incontrare una democrazia vibrante” impegnata a servire il bene comune
e modellata da "una visione di eguaglianza e di equa opportunità basata sulla dignità
e la libertà donata da Dio ad ogni essere umano". Questa visione, “consacrata nei
documenti fondamentali della nazione”, ha proseguito, “continua ad ispirare la crescita
degli Stati Uniti come società coesa e al tempo stesso pluralistica, arricchita” dalle
nuove generazioni, “inclusi i tanti immigrati che continuano a migliorare e ringiovanire
la società americana”. Nei mesi recenti, la riaffermazione di questa “dialettica di
tradizione e originalità, unità e diversità hanno nuovamente catturato l’immaginazione
del mondo”. Per questo molti popoli guardano “all’esperienza americana” nella loro
ricerca di un modello possibile di democrazia e solido sviluppo, in un mondo sempre
più interdipendente.
Dal canto suo, l’ambasciatore
Miguel H. Díaz, teologo 46enne di origini cubane, si è impegnato ad essere un “costruttore
di ponti” tra Stati Uniti e Santa Sede. Il nuovo ambasciatore ha sottolineato nel
suo intervento che il presidente Obama è rimasto profondamente toccato dall’incontro
con il Papa ed ha apprezzato l’opportunità di ascoltare da Benedetto XVI la sua prospettiva
su molti temi importanti. A proposito delle possibilità di collaborazione tra Stati
Uniti e Santa Sede, l’ambasciatore Díaz ha ricordato che, fra pochi giorni, si terrà
a Roma una Conferenza sull’Aids, promossa dall’ambasciata americana presso la Santa
Sede e da Caritas Internationalis.